In un mio precedente articolo su La Voce di New York avevo affrontato il rapporto tra Trapassato Prossimo italiano e Past Perfect inglese. Anche se non ho dedicato la mia vita allo studio della grammatica e delle lingue, il mio lavoro mi ha portato a ricercare strategie per rendere concetti e informazioni con uguale espressività sia in inglese che in italiano. Questo significa a volte andare oltre alla grammatica e modificare le frasi o la struttura di un testo in modo da essere più vicini a come un madrelingua imposterebbe i sue scritti. La cosa non è sempre ovvia.
Se chiedessi a un liceale italiano che tempi usa per tradurre l’imperfetto indicativo italiano in inglese, la maggior parte (di quelli preparati, si intende) risponderebbero che simple past o past continuous sono le opzioni migliori. Al solito, questo è un buon punto di partenza, ma, nel tempo, sono arrivato a fare qualche ragionamento in più che oggi condivido con i lettori.
L’aspetto, una nuova dimensione dei verbi
Partiamo dal nome. Imperfetto. Per anni mi sono chiesto cosa mai quel tempo verbale avesse fatto a qualche grammatico dell’antichità per meritare un nome che suona come una nota di biasimo. Il dubbio mi rimase fino al 2004, l’anno in cui, avendo conosciuto una ragazza russa, decisi che era saggio imparare qualcosa della lingua di Pushkin. In quell’occasione fui introdotto a una nuova dimensione verbale, il cosiddetto aspetto dei verbi. In particolare scoprii che il russo aveva pochissimi tempi, ma che la ricchezza espressiva della lingua era salvaguardata dalla differenza tra Perfettivo e Imperfettivo, ovvero i due possibili aspetti con cui ogni verbo russo può essere ‘declinato’.
Spiegato semplicemente, il perfettivo indica se l’azione sia intesa da colui che parla come completa, finita e portata a sicuro compimento. Il suo contrario, l’imperfettivo, lascia invece intendere che un’azione non sia totalmente terminata, che non se ne conosca con certezza le conseguenze o anche che l’azione sia in qualche modo destinata a ripetersi. In quell’anno intravidi cosa significasse essere un grande traduttore dal russo. Altro che inglese, francese e spagnolo!
È stata l’esperienza del russo che mi ha rivelato che l’aspetto dei verbi esiste anche in altre lingue, incluso l’inglese e l’italiano. Senza saperlo, scrivendo e parlando tutti i giorni, i verbi che usiamo si portano dietro nella loro semantica l’aspetto, perfettivo o imperfettivo, con cui intendiamo l’azione. Ad esempio, se diciamo: “i bambini giocano”, l’aspetto è imperfettivo. Stanno ancora lì a giocare. Se diciamo invece: “I bambini hanno giocato oggi pomeriggio”, l’aspetto è perfettivo. Chi ci ascolta capisce che ora i pargoli hanno terminato di divertirsi, e, tra le righe, potrebbe anche cogliere che le attività ludiche, a nostro parere, siano durate a sufficienza. È ora che i piccoli vadano a letto.
I bambini hanno giocato oggi pomeriggio. | The kids have played this afternoon. |
Il nostro passato prossimo in questo caso diventa in inglese un bel Present Perfect. Chissà perché mai l’avranno chiamato “presente perfetto” quei diavoli di grammatici anglosassoni! (Naturalmente un americano sarebbe capacissimo di usare il Simple Past in questa situazione, ignorando il fatto che l’azione descritta vada considerata collegata al presente, ma l’aspetto rimarrebbe comunque perfettivo).
L’imperfetto, ovvero l’azione non-portata a termine
Con questa introduzione, dovrebbe cominciare ad apparire chiaro quale sia l’anima vera dell’Imperfetto. Lungi dal significare “non perfetto”, esso significa invece “non perfezionato”, non portato a termine, non compiuto. La grammatica italiana ha mantenuto esplicitamente l’aspetto in uno dei suoi tempi verbali! L’imperfetto indica infatti azioni del passato che sono colte durante il loro svolgimento o, magari, destinate a ripetersi nel tempo. Vediamo alcuni esempi:
Questa mattina il sole splendeva caldissimo. |
Il sole che splende è raffigurato durante “i lavori in corso”. L’azione dello splendere non arriva a conclusione. Non è perfezionata. Questo è un uso classico dell’imperfetto usato per descrivere situazioni e creare il contesto. Cosa capirebbe un madrelingua italiano leggendo questa frase? Sicuramente capirebbe che faceva molto caldo questa mattina, ma si preparerebbe anche mentalmente all’arrivo di altri fatti, questa volta accaduti e portati a compimento, fatti per cui il sole splendente rappresenta solo un elemento a contorno. Ad esempio:
Questa mattina il sole splendeva caldissimo e così il vecchio Turiddu ha deciso di accendere finalmente l’aria condizionata! |
Consideriamo invece la seguente frase:
Questa mattina il sole ha splenduto caldissimo. |
La frase è simile alla precedente, ma con una differenza non da poco. Avendo raffigurato l’azione di splendere con un passato prossimo (ovvero con un tempo dal carattere perfettivo), ho dichiarato che l’azione è terminata ed è la frase intera a splendere di luce propria. Potrei proclamare una tale verità entrando in qualsiasi bar italiano, specialmente in queste giornate calde dell’estate 2017, e nessuno degli astanti avrebbe nulla da eccepire. Nessuno. Eccetto forse chi riconosce nel verbo “splendere” un verbo difettivo del participio passato, e come tale non adatto a formare tempi composti. Prendendo spunto dall’affaire “petaloso”, però, io me ne sono perfettamente fregato, l’ho usato ugualmente e, con tale azione, l’ho appena introdotto ufficialmente nella lingua italiana. Scrittori italiani, servitevi!
Scherzi a parte, torniamo a noi. Al liceo non avevo mai sentito parlare dell’aspetto del verbo, né studiando l’italiano, né studiando il latino, né tantomeno studiando l’inglese. Eppure è ovvio che l’aspetto ha un ruolo sostanziale e anche in inglese occorre fare capire se l’azione è non perfezionata, o se, invece, è l’avvenimento principale di cui si sta parlando. Traduciamo le frasi di cui sopra:
Questa mattina il sole splendeva caldissimo. | The sun was shining hot this morning. |
Questa mattina il sole ha splenduto caldissimo. | The sun shined hot this morning. |
Eccolo l’aspetto in azione anche in inglese. Il past continuous tense è lo strumento che ci segnala una situazione imperfettiva al passato in inglese.
Avvertimento sull’abuso delle perifrastiche
A questo punto, ci tengo a fare un’osservazione. Spessissimo, in presenza di un Past continuous in inglese, vedo italiani tradurlo invariabilmente con il verbo “stare” all’imperfetto seguito dal gerundio, una costruzione che i grammatici italiani chiamano “perifrastica”.
Se da una parte quest’approccio non è sbagliato, dall’altro non è neanche strettamente necessario. Ecco perché:
I was wondering if you could come to my place to play tonight. | Mi chiedevo se tu potessi venire a giocare da me stasera. |
The doctor was watching TV when they called him. | Il dottore guardava la TV quando lo hanno chiamato. |
Insomma, sarebbe carino ricordare che l’imperfetto italiano si porta dietro, per definizione, l’aspetto imperfettivo che invece costringe l’inglese alla forma progressiva. Usare l’imperfetto in quei casi può portare a un italiano più idiomatico e scorrevole.
Ovviamente anche queste non sono regole scolpite nella pietra. Si possono pensare situazioni cui la perifrasi stare più gerundio conferisce una certa efficacia aggiuntiva anche in italiano:
I was unable to answer the phone because I was powdering my nose in the bathroom. | Non ho potuto rispondere al telefono perché mi stavo incipriando il naso in bagno. |
Adesso avete anche voi una scusa per usare la perifrasi progressiva in italiano.
Approfondiamo la Forma Progressiva in inglese
Torniamo alla forma progressiva inglese. È importante notare che il suo utilizzo per comunicare l’aspetto dell’azione non sempre è possibile. Non tutti i verbi inglesi, come sa anche un liceale, si prestano ad essere usati nella loro forma progressiva. Prendiamo ad esempio ‘to seem’ (sembrare).
Giorgio sembrava distratto. | Giorgio seemed distracted. |
Giorgio è sembrato distratto. | Giorgio seemed distracted. |
Giorgio sembrò distratto. | Giorgio seemed distracted. |
In questi casi, l’aspetto dei verbo viene totalmente perso in inglese nella traduzione letterale. Nella pratica, in inglese l’aspetto viene comunicato tramite altri indizi estranei al verbo o, magari, costruendo la frase in modo diverso:
In quei momenti Giorgio sembrava distratto. | In those moment, Giorgio seemed distracted. |
Giorgio è sembrato distratto durante la lezione di oggi. | Giorgio seemed distracted during today’s lesson. |
Gli amici ricordano ancora come Giorgio sembrò distratto durante la cerimonia quel giorno. | His friends still remember that Giorgio seemed distracted during the ceremony that day. |
Ci sono anche altri casi in cui l’aspetto del verbo fa capolino nella lingua inglese:
Jane saw her neighbor kill his wife | Jane ha visto il vicino uccidere la moglie. |
Jane saw her neighbor jogging along the river. | Jane ha visto il vicino che faceva footing lungo il fiume. |
La forma progressiva nella seconda frase indica a chi legge che l’azione del correre per motivi salutistici non è stata percepita nella sua interezza, diversamente da quanto è avvenuto nella frase perfettiva precedente (anche se ovviamente non si tratta di omicidio perfetto).
Imperfetto “iterativo”
Il carattere descrittivo dell’imperfetto indicativo illustrato sopra non è l’unico utilizzo comune dell’imperfetto in italiano. Vi è anche un altro uso che ricade nelle funzioni dell’aspetto imperfettivo descritte prima, con interessante parallelo rispetto all’uso degli aspetti nella grammatica russa che nominavo all’inizio. Consideriamo la frase.
Quando eravamo bambini, ogni domenica andavamo da nonna Matilde. |
L’azione che si ripete è ovviamente non perfettiva, ma il past continuous tense non ci aiuta a tradurre in inglese quella frase. L’imperfetto italiano in questo caso sta semplicemente a significare che qualcuno era solito fare qualcosa ripetutamente in un periodo di tempo ampio. In questa situazione, una valida strategia per rendere gli stessi concetti in inglese ci viene data da due espressioni: “would” and “used to”, che mentalmente potremmo tradurre con “solere” (‘essere soliti fare qualcosa’ usato all’imperfetto) . Vediamo un po’ di esempi:
Quando eravamo bambini, ogni domenica andavamo da nonna Matilde. | When we were kids, we used to visit grandma Matilde every Sunday. |
Quell’anno che lavoravo da casa, mi fermavo a comprare il giornale all’edicola davanti alla chiesa. | The year I worked from home, I would stop and buy the newspaper at the newsstand in front of the church. |
Una volta mia moglie mangiava tutto ciò che le preparavo. | In the old days my wife would eat anything I prepared for her. |
Quindi abbiamo una soluzione anche per il caso “iterativo” dell’imperfetto italiano. Avrei potuto tradurre “L’anno che lavoravo da casa” con “the year I used to work from home”, ma lo trovo non necessario. Un madrelingua userebbe il simple past sacrificando un po’ di dettaglio in favore di una prosa più sciolta. Discorso simile per “I prepared for her” nella frase seguente.
Tutto bene, quindi? Ni. Ci sono casi in cui si rischia di abusare di questo strumento, se usato acriticamente, portandoci via dal modo con cui un madrelingua, realisticamente, articolerebbe la sua prosa. Consideriamo questo paragrafo (liberamente ispirato da I Malavoglia di G. Verga) in cui si fa uso di una serie di imperfetti per descrivere un contesto:
“Antonio lavorava sempre duramente. Era un pescatore che si alzava tutte le mattine alle 4 per prendere il mare. Non si capiva se Antonio fosse felice della sua esistenza, ma di certo faceva il suo mestiere con energia. Lo faceva per mantenere la sua amata famiglia. La moglie Longa rimaneva a casa tutto il giorno. Si prendeva cura della casa e insegnava al figlio piccolo a leggere e a scrivere, dal momento che non potevano permettersi di mandarlo a scuola. Di tanto in tanto, Longa accettava piccoli lavori di sartoria dagli altri paesani. Questa attività portava alla famiglia i soldi necessari per mettere sul tavolo un tozzo di pane e una scodella di minestra quando la pesca di Antonio non era stata sufficientemente abbondante“ |
Se si traducesse tutti gli imperfetti con “would” e “used to”, il lettore madrelingua inglese avrebbe presto il mal di mare come Antonio e sarebbe costretto a interrompere la lettura. Mentre l’imperfetto è un tempo “built-in” dell’Italiano, le perifrasi con “would” e “used to” sono più artificiali e vanno usate con parsimonia per non stuccare chi legge. Penso che uno scrittore madrelingua affronterebbe una descrizione di questo genere diversamente. Propongo questo:
“Antonio was a hard worker. He was a fisherman. Waking up four in the morning and leaving for the sea was his daily life. No one understood whether Antonio was happy with his life, but he certainly carried out his job with all his might. He did it to provide for his beloved family. His wife Longa would stay home the whole day. She took care of their home and taught their little son how to read and write, since they had no means to send him to school. Occasionally, Longa accepted small tailoring jobs from fellow villagers. These little tasks provided the extra money that put a loaf of bread and a bowl of soup on the table the days Antonio’s catch was not sufficiently abundant“ |
A parte un singolo utilizzo di “would”, ho fatto uso di avverbi e riformulato le frasi al fine di rientrare il prima possibile nel “simple past”. Come ho menzionato in passato, il simple past è il tempo passato che chi scrive in inglese tende a prediligere sempre.
L’imperfetto indicativo nella lingua parlata
Per quanto uno si sforzi di usare un italiano corretto anche quando si parla, in alcuni casi occorre arrendersi in nome dell’espressività. Se, mentre sdraiati comodamente sul lettino da spiaggia, vi arrivasse una pallonata inattesa, si potrebbe declamare al pargolo addetto al recupero del proiettile la seguente frase:
Se tu e i tuoi amici aveste evitato di giocare dove non è permesso, non mi avreste colpito. |
Difficilmente, però, si raggiungerebbe l’espressività sperata. Il rischio è di non essere presi sul serio, inclusa l’eventualità che vi arrivi un’altra pallata di lì a poco. Conviene passare a una sintassi meno controllata, ma dotata di maggior impatto, che utilizzi l’imperfetto al posto di complesse frasi ipotetiche di difficile comprensione per chi non ha completato con successo un po’ di cicli scolastici (categoria che abbonda sulle spiagge italiche):
Se non giocavate qui, non mi colpivate. |
(Se poi il bombardamento continuasse, potete passare anche a espressioni dialettali con buona pace della Crusca). Come tradurre quella frase in inglese? Risposta difficile, perché ovviamente un madrelingua inglese non direbbe neppure quest’ultima frase. Ma penserebbe (e direbbe!) direttamente:
Stop playing here. Go somewhere else! |
Che ci volete fare? Gli anglosassoni sono così. Molto pragmatici. Non perdono troppo tempo a costruire frasi ipotetiche su immaginari universi paralleli di cui, francamente, non gliene frega un cacchio a nessuno. Al solito, questo aspetto culturale si riverbera sulla lingua.
Ecco ora un caso diverso, ma analogo, di uso improprio dell’imperfetto. Sostituire questo uso del condizionale passato con l’imperfetto indicativo è accettabile anche per chi ha fatto il liceo classico:
Che regalo bellissimo! Non dovevate! (Non avreste dovuto!) | What a beautiful present! You shouldn’t have! |
Lo sapevo che finiva così! (…che sarebbe finita così!) | I knew it would end this way! |
L’imperfetto narrativo
Volendo scrivere questo articolo, ho fatto alcune rapide ricerche su altri usi dell’imperfetto. In letteratura italiana si trovano alcuni usi buffi dell’indicativo imperfetto che però trovo difficile riconoscere come normali nell’italiano moderno. Uno di questi è l’Imperfetto Narrativo che, in alcuni vecchi romanzi, viene usato “per segnalare un certo distacco dai fatti narrati”, pur avendo un aspetto perfettivo (ovvero, pur essendo imperfetto, descrive cose che sono successe e finite!). Non so bene come si possa usare l’imperfetto così nell’italiano moderno. L’unico esempio moderno che mi sembra legittimo dell’imperfetto narrativo è quello nell’uso dei rapporti di Polizia e Carabinieri, che richiama però alla mente gustose scenette comiche (chissà chi tra chi legge coglierà il riferimento a una famosa trasmissione TV degli anni 80):
“Il sottoscritto, agente Frontone, veniva inviato celermente alle ore mezzanotte e 30 a Via Maestrini 442 a seguito di chiamata per schiamazzi pervenuta in centrale. L’agente trovava sul posto due maschi italiani, sospettato 1, Gian Luca XXXXXXXXI, e sospettato 2, Marco XXXXXXXXX, intenti in animata discussione per futili motivi con ampio utilizzo di turpiloquio udibile dal vicinato. Il sospettato 2 con corporatura molto superiore alla media rifiutava di calmarsi. All’arrivo dell’agente Frangipane della Volante 2, si procedeva all’arresto del sospettato 2 tramite utilizzo della forza per schiamazzi notturni e resistenza a pubblico ufficiale. Gli agenti provvedevano a sequestrare numero due controller di apparecchiatura Xbox e videogioco a tema calcistico”. |
In inglese questi imperfetti saranno tradotti con simple past. L’unica particolarità che mi viene in mente per riportare il tono del rapporto di polizia in inglese è quello di usare la parole “one” per indicare una persona “possibilmente nota” con quel nome:
L’agente trovava sul posto due maschi italiani, sospettato 1, Gian Luca XXXXX, XXXXXXXXI, e sospettato 2, Marco XXXXXXXXX, intenti in animata discussione per futili motivi con ampio utilizzo di turpiloquio udibile dal vicinato. | I observed one Gian Luca XXXXX, caucasian male, and one Marco XXXX caucasian male, yelling and screaming at one another for futile reasons with ample usage of profanity that could be heard by neighbors. |
Volevo concludere
Non è raro, nella lingua parlata, sentire frasi tipo: “Volevo salutarla” o “Ero venuto a salutarla”. Sono modi per alleggerire le espressioni “Voglio” o “Vorrei”, che possono suonare troppo assertive in contesti in cui si cerca la massima cortesia verso l’interlocutore. E con questo, volevo concludere e salutare. Ciao ciao!