L’Italia è ricchissima di storia e reperti archeologici e ogni regione italiana, e ogni città, è famosa per qualche cosa di particolare o per un monumento diventato il suo simbolo. Nelle mie classi di italiano le domande più frequenti dei miei studenti sono sulle regioni d’Italia e sapere quali conosco bene e quali io abbia visitato. Poi ci sono gli alunni con richieste più specifiche su città italiane sono molto curiosi e chiedendo foto e video. Spesso la loro curiosità è connessa alle loro radici, al paese natio dei loro nonni che lasciarono l’Italia per emigrare in America. Le domande degli studenti sulle regioni e sulle città italiane aprono importanti discussioni nelle classi di lingua italiana stimolando l’apprendimento degli alunni e l’insegnamento dei docenti. A volte sono gli studenti che si coinvolgono tra di loro condividendo storie di città imparate a casa dai loro nonni.

Nelle mie classi ci sono sempre studenti con radici lucane, con uno o entrambi nonni emigrati dalla Basilicata. A questi studenti spiego subito che sono calabrese e sulla mappa faccio vedere la posizione geografica della Calabria e Basilicata, facendo notare loro i confini e le distanze. Utilizzando la geografia e la storia come veicolo di studio i docenti di italiano possono avere un grande impatto sullo studio della lingua italiana, perché coinvolgono emotivamente non solo la mente degli studenti ma anche i loro cuori. In altre parole: l’Italia appassiona grandi e piccoli motivandoli a saperne di più. Io spiego la geografia connessa alla cultura e alla lingua con metodi visivi evidenziando le città italiane più importanti, in particolare quelle che hanno una storia antica connessa ad altre culture, come la storia millenaria di Matera, una città che fu abitata da viandanti di diverse culture succedutesi nel corso dei secoli. A Matera abitarono culture preistoriche che lasciarono chiese rupestri e cenobi che conservano la loro presenza negli affreschi di soggetto sacro che si possono ammirare ancora oggi visitando i Sassi di Matera. Queste antiche civiltà vennero prima dalla Magna Grecia, poi da quella Romana, seguirono poi i Gotici, i Bizantini, i Longobardi, i Saraceni (Arabi), e persino la cultura Normanna-Sveva.

I Sassi di Matera, città abbandonata negli anni sessanta con case grotta che sembravano non poter sopravvivere a miseria, fatiscenza e spopolamento, sono diventati un simbolo di rinascita e investimento nella cultura; luoghi magici che hanno affascinato cineasti e scrittori da Pier Paolo Pasolini che nel 1964 girò le scene del film “Il Vangelo secondo Matteo” a Mel Gibson che nel nel 2004 seguì le riprese de “La Passione di Cristo”. A Matera si prevede un sequel del film per il 2019, Mel Gibson girerà un altro film intitolato “Resurrection”. Comunque, la rinascita dei Sassi lo si deve a Pietro Laureano che, grazie alla sua appassionata indagine e al suo impegno per salvarli, nel 1993 aiutò Matera a diventare Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO. La prima città del Sud Italia a guadagnarsi questo titolo. Pietro Laureano è un architetto esperto delle zone aride, della gestione dell’acqua, della cultura islamica, e un consulente dell’UNESCO; egli è l’autore di “Giardini di pietra, i Sassi di Matera e la civiltà mediterranea”, il libro che documenta le sue appassionate indagini che raccontano come le architetture ipogee, le cisterne preistoriche, i terrazze pensili, i recinti trincerati, le masserie, le chiese, e i palazzi siano riusciti nei secoli ad armonizzarsi con il paesaggio di tufo, sfruttando al meglio le difficili condizioni ambientali e in analogia con molte civiltà del Mediterraneo. Il 17 Ottobre 2014 Matera è stata dichiarata Capitale Europea della Cultura per il 2019″.

Riassumendo la lunghissima storia di Matera, la città fu conquistata prima dai Goti e poi contesa dai Bizantini nella guerra gotica. Nel 553 i Bizantini sconfissero i Goti con la Battaglia dei monti Lattari, la Prammatica Sanzione del 554 dichiarò il loro dominio sull’Italia. Secondo Paolo Diacono, monaco storico e scrittore longobardo, nel 568 Alboino, re dei Longobardi, entrò in Italia e nel 664 Matera divenne parte del Ducato longobardo di Benevento. In seguito la città venne contesa tra Longobardi, Bizantini, e Saraceni, e fu distrutta dalle truppe dall’imperatore dei Franchi Ludovico II, che tentava di cacciare i Saraceni da Matera. Poi, dall’VIII secolo il territorio materano diviene luogo di notevole immigrazione di monaci Benedettini e Bizantini, che si stabiliscono lungo le grotte della Gravina convertendole in chiese rupestri. Nel 1043, dopo l’insediamento dei Normanni, Matera conosce la prosperità, e nel 1093 papa Urbano II visita Matera testimoniandone la presenza monastica basiliana e bizantina, e l’influenza della figura di San Giovanni da Matera. Finito il dominio normanno la prosperità di Matera continua anche con il dominio svevo, prima con Federico II di Svevia “stupor mundi” e poi con suo figlio Manfredi. Il potere di Carlo I d’Angiò e il dominio angioino si traduce per Matera e molti altri centri del Meridione in una diffusa ostilità antifrancese; gli Angioini avevano acquisito il controllo del regno di Sicilia nel 1266 con la battaglia di Benevento Carlo I, che tolse il dominio a Manfredi, figlio di Federico II. La ribellione esplose anche in Sicilia con la rivolta dei Vespri Siciliani. Nel XV sec. Matera ospitò un nucleo di Albanesi che fuggivano dalle invasioni turche. Poi subì le angherie del conte Giancarlo Tramontano, che fece costruire il castello a tre torri rimasto incompiuto a causa della sua morte nel 1514 voluta dai cittadini esasperati dalla sua tirannia. Nel 1663 Matera divenne sede della Regia Udienza di Basilicata e fu Capitale fino al 1806. Dal 1927 è il capoluogo della provincia di Matera.

Ritornando al mio viaggio nella storia di Matera, città del Sud ignorata fino ad alcuni decenni fa. Era il mese di luglio e il mio traguardo finale era Venosa, dove vive la sorella di mio marito. In auto ci siamo messi in viaggio patendo dalla Calabria e passando da Lauria, città dell’attore e regista Rocco Papaleo. Poi siamo andati verso Aliano famosa per essere stata la città del confino dello scrittore Carlo Levi, la fonte di ispirazione del suo romanzo Cristo si è fermato ad Eboli, dal quale includo una citazione: “Arrivai a Matera verso le undici del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche [cioè scavate nella roccia]. Allontanatami un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca, Santa Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l’inferno di Dante, in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto. Alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. È davvero una città bellissima, pittoresca e impressionante”. (Carlo Levi , Cristo si è fermato ad Eboli)
Mentre viaggiavamo notavo i paesaggi: in tutta la zona si potevano ammirare calanchi molto profondi, formatesi sulle colline argillose a causa dell’azione erosiva delle precipitazioni. Per quando posa sembrare strano durante il mio percorso pensavo alle domande dei miei studenti, e il mio obbiettivo era di fermarmi a Matera prima di arrivare a Venosa per vedere di persona come si vive nella città “abitata” più antica al mondo di origini preistoriche e con fascino primitivo. Allo stesso tempo sapevo di entrare in una città piena di arte, di storia, e di cultura dove la genuinità della cucina mantiene tradizioni antichissime, ma diventata meta turistica per i suoi storici Sassi di Matera. Volevo imparare di più sulla città e capire cosa si prova a camminare per le strade di una città preistorica dove si vive con agevolazioni moderne.

I Sassi di Matera hanno testimonianze che fanno riferimento all’età del bronzo, con case e chiese pupestre scavate nella roccia; grotte che confermano una ultra-millenaria attività di trasformazione dell’ambiente, comune delle antiche civiltà mediterranee nelle zone aride. Il primo insediamento risale a circa diecimila anni fa, e dal punto di vista preistorico, Matera ha la superficie archeologica più interessante del sud Italia. La celebrità della città è legata ai suoi “Sassi”, rioni che hanno fatto guadagnare a Matera il riconoscimento da parte dell’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, mai nessun altro sito dell’Italia Meridionale aveva ricevuto un simile titolo prima di Matera. Il centro storico della città è costituito da due zone divise dal torrente Gravina; una sull’orlo della rupe, rivolta a nord-ovest, la zona del Sasso Barisano che rappresenta il fulcro della città vecchia, ricchissimo di portali scolpiti e di splendidi fregi. Dall’altra parte, rivolto a sud c’è invece la zona del Sasso Caveoso, disposto come un anfiteatro romano con case-grotta che scendono a valle a gradoni. Nel cuore di Matera, a separare i due Sassi, spicca verso il cielo la Civita, sperone roccioso su cui si ergono la bellissima Cattedrale e diversi palazzi nobiliari. Matera è il luogo più visitato della regione Basilicata, e il comune sta investendo molto sulla promozione turistica per far conoscere la città, la sua storia, e la sua bellezza al resto del mondo. Ai tempi del Regno di Napoli Matera fu il capoluogo della regione Basilicata dal 1663 al 1806. Nonostante la sua antichità preistorica, oggi conta più di 60 mila abitanti che vivono in case storiche completamente strutturate con comodità moderne. Matera è un gioiello d’Italia; una gemma nella Basilicata orientale elevata a metri 401 sopra il livello del mare.

A Matera abbiamo pernottato in un hotel nelle vicinanze del castello Tramontano, costruito dal conte Giovan Carlo Tramontano nel 1501. Visitare questa città non significa solo ammirarne le architetture bensì gustare anche le specialità tipiche del territorio con sapori di mescolanze culturali che ricordano i gusti e la cucina contadina di una volta. Ci sono tanti ristoranti per le vie della città con terrazzi che si affacciano su un panorama che, di sera illuminato, sembra un vero presepe vivente. Inutile discutere sul sapore e la genuinità dei cibi e dei prodotti della zona. Un esempio è il pane di Matera, ottenuto mediante un antico sistema di lavorazione, tradizione che risale al Regno di Napoli ed anche oltre. Anche se il mio soggiorno a Matera è stato breve ho imparato molto sui Sassi di cui onestamente non conoscevo, ed è impossibile per me descrivere in questo articolo una bellezza che rappresenta la mescolanza culturale mediterranea.
Quando arrivai a Venosa, pur essendo uno dei 196 comuni iscritti all’associazione “I borghi più belli d’Italia” – anche questa città ha un’antica storia che la collega alla via di comunicazione tra le più importanti dell’antichità, la Via Appia, che collegava Roma a Brindisi – notai subito che Matera a un’ora di distanza era veramente una città preistorica ma abitata in era moderna. Anche Venosa ha i suoi scavi preistorici, ma non sono zone abitate, o abitabili. L’area archeologica di Notarchirico testimonia un periodo da 600 000 a 300 000 anni fa, documentato dalla presenza di numerosi utensili in pietra e dai resti di grossi animali come elefanti, bisonti, buoi e rinoceronti appartenenti a specie estinte. Nella zona è stato inoltre rinvenuto un frammento di femore di un individuo di sesso femminile di Homo erectus, databile a circa 300 000 anni fa.
Venosa si trova in provincia di Potenza, ed è riconosciuta come il paese natio di uno dei più illustri poeti dell’epoca antica, Quinto Orazio Flacco, conosciuto semplicemente come Orazio, nato a Venosa nel 65 a.C. e morto nell’8 a.C. a Roma dove si era trasferito.