“Nel libro, Antonio è mio fratello Angelo. Ho pensato a lui quando ho incrociato la storia di Antonio e Giovanni, due amici che, dalla Sicilia, dall’Isola delle Femmine partono per l’America”.
Dario Vassallo, nella sua ultima opera “Isola delle Femmine”, racconta una Sicilia dei primi del ‘900, una vicenda umana, di emigrazione e di ritorno, di due amici che cercano fortuna negli Stati Uniti perché la tonnara di nonno Tano non dà più tonni né guadagno.
La mattanza è finita ed è rimasta solo tanta povertà. Bisogna partire, andarsene. E quando sbarcano in America i due ragazzi, con la giovane Beatrice, si imbattono in un connazionale, di Little Italy, che li aiuta, li ospita per due giorni e presta loro 20 dollari. Non incontrano la mafia, così come a Isola, un lembo di terra che profuma di Pini di Aleppo e Ginestre. Isola delle Femmine, Capaci, la Sicilia sono per fortuna anche altro: sono terra di lavoro.
I due amici partono, quindi, alla volta di Pittsburg, California, pensando di dover lavorare in miniera. Invece, all’arrivo in quella nuova terra, avviene l’incontro fortunato: con Nicola e Cettina. E quel duro lavoro del pescare che nonno Tano ha insegnato loro servirà per realizzare il Sogno Americano.
E un sogno lo aveva anche un sindaco, Angelo Vassallo, quel Sindaco Pescatore che ispira Dario, anche per il suo grande coraggio. Una forza d’animo come quella dei due amici pescatori siciliani di Isola delle Femmine. Un sogno, quello del Sindaco Pescatore, che però viene infranto, distrutto da un assassinio consumato 12 anni fa: il 5 settembre del 2010.
Le indagini di quell’efferato omicidio, tutt’ora in corso, vedono coinvolti tre uomini dell’Arma dei carabinieri, quattro imprenditori e due esponenti di un clan di camorra: il tenente colonnello Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, il carabiniere Luigi Molaro; Giuseppe Cipriano, i fratelli Domenico, Giovanni e Federico Palladino; Romolo e Salvatore Ridosso.
Una brutta storia criminale la cui ricerca della verità è fatta di despistaggi e di omertà: “tanta omertà, tantissima” commenta Dario che, con il fratello Massimo, instancabilmente lotta per ottenere oltre che la verità anche giustizia. Per un fratello, più di un fratello: per quel pescatore che gli ha permesso di studiare e di diventare medico. Quel fratello che trasforma Pollica in un vero gioiello. Angelo Vassallo riesce, infatti, a rendere realtà la sua visione. Rilancia il turismo, il porto finalmente diventa efficiente, l’ecosostenibilità diventa un termine familiare per il territorio; l’ambiente viene posto al centro della sua politica e, fiore all’occhiello del suo impegno, la Dieta Mediterranea diventa Patrimonio dell’umanità.
Per realizzare il suo sogno, il Sindaco Pescatore affronta senza paura la criminalità il cui obiettivo è penetrare in quel Paradiso, farlo suo, abbracciarlo come farebbe una Piovra. Vassallo non mostra alcuna paura, affronta con coraggio il “sistema”. Che non perdona. eliminandolo.
Da quella sera d’estate si rincorrono ancora domande che, finora, sembrano non avere risposta. Chi ha premuto, nove volte, il grilletto della pistola che ha ucciso il Sindaco Pescatore? Nove colpi esplosi, senza che nessuno veda e senta nulla. Nove bossoli e una pistola. E, poi, il mistero della pistola della Cecchina che stava per andare al macero.
Secondo la Commissione parlamentare antimafia, l’omicidio del primo cittadino di Pollica fu “pianificato accuratamente”. Per identificare il colpevole c’è un accertamento importante che, sembra, non essere stato ancora fatto: quello sulla pistola dello stesso tipo di quella usata per il delitto della Cecchina dove sono stati condannati Ausonia Pisani e Sante Fragala’.
Dario Vassallo dice che si è ormai vicini alla verità. Una verità, che con la Fondazione intitolata al fratello, ricerca portando avanti progetti di legalità e di salvaguardia ambientale in tutta Italia; allo stesso tempo ricevendo premi anche dalle Nazioni Unite, dal Presidente della Repubblica, e una sentita vicinanza da parte di Papa Francesco.
“La verità è vicina”: spiega Dario Vassallo alla Voce.
Con l’omicidio di Angelo Vassallo è stato ucciso un uomo dello Stato ma non la visione di un uomo, “un pescatore sognatore che voleva solo fare il Sindaco” della sua amata Pollica, del suo Paradiso.