In questi ultimi anni ci siamo riempiti la bocca di una frase: “La bellezza salverà il mondo”, utilizzandola alla bisogna. Come se la bellezza esteriore di una donna, di un vestito, di un’opera d’arte potesse salvare il mondo. Intanto il mondo diventava sempre più brutto, volgare, cattivo. Ed eccoci qua, con una guerra nel cuore dell’Europa, scatenata dal mostro russo. Ergo – ma non vedo la conseguenzialità – l’università Bicocca di Milano ha annullato un corso sullo scrittore russo Fëdor Michajlovič Dostoevskij, autore de “L’idiota” in cui è contenuta la fatidica frase. In qualsiasi altro Paese europeo il magnifico rettore avrebbe dato le dimissioni. Per vergogna della propria idiozia. Ma, come scrisse Dostoevskij: “Il cuore trova bellezza anche nella vergogna”, infatti a dar man forte alla rettrice Giovanna Iannantuoni, che ha dichiarato di amare lo scrittore russo (boh!), ci si è messo il prorettore Maurizio Casiraghi sottolineando che il corso si faceva, ma che “per aprire la mente avrebbero aggiunto alcuni autori ucraini”. Fëdor è morto nel 1881 e non ci risulta che all’epoca avesse competitor culturali ucraini. Quanta miseria culturale e quale mancanza di spirito critico in coloro che reggono questa università italiana.

Uno dei maggiori letterati italiani, Armando Torno – che ha frequentato la Russia per oltre un decennio, è stato l’unico giornalista ad aver avuto accesso alla biblioteca di Stalin e ha curato le opere di Dostoevskij in italiano per Bompiani – qualche mese fa ha pubblicato “Fëdor Dostoevskij, nostro fratello” con le Edizioni Ares. Si dovrebbe leggere Torno prima di leggere Dostoevskij e leggere Torno ti fa venir voglia di leggere Dostoevskij. Dell’autore russo dice: “Non scrive per accattivarsi il lettore; piuttosto cerca di scuoterlo, interrogarlo, portandolo dinanzi a situazioni difficili, cruciali. Per questo assomiglia a un fratello maggiore che desidera educarci e ricorda in ogni occasione quanto sia difficile capire le vite, le cose. Le storie a lieto fine non fanno parte del mondo che descrive”.
Torno ci invita a riflettere sulla frase: “Mir spasët krasotà: la bellezza salverà il mondo”. “Mir” si può tradurre sia come “mondo” che come “pace”. E, sebbene la frase sia costruita con un’inversione dell’ordine di oggetto e soggetto, come un’anastrofe, se la traduciamo letteralmente diventa: “Il mondo salverà la bellezza”. Ma io, in questo momento storico, preferisco tradurre: “La pace salverà la bellezza”, perché senza pace non c’è bellezza. E poco può fare la bellezza per salvare il mondo, a meno che non guardiamo alla bellezza interiore, perché “la bellezza è un modo di vivere”. Torno ci spiega la differenza tra dèmoni e demòni. Il “daìmon” o dio interiore di Socrate corrisponde al “bès” del paganesimo slavo, ma nel russo moderno è diventato uno spirito maligno, che “chiama un’illusione il bello” e “ha una triste influenza sulla moralità del nostro secolo”, come scriveva già il poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin. “Ci guida un diavolo, si vede, e a vuoto ci fa girare”.
Dei e demòni condividono la comune radice ariana “div” che significa splendente; difatti Lucifero splende nel male e nemmeno il cristianesimo è riuscito a togliergli l’essenza luminosa. Per Dostoevskij “la religione in Occidente è caduta. Il mondo di là soffre della mancanza di una vita spirituale. La società si crea con la Morale e la Religione. I principi morali derivano dalla Religione”. Ma di lì a poco in Russia appaiono i cinici terroristi, gli indemoniati che hanno perso i valori insiti nella antica fede russa. Dostoevskij avverte: “Chi perde il suo popolo e la sua nazionalità, perde anche la fede nella patria e Dio. Se vi interessa questo è appunto il tema del mio romanzo. Esso si intitola “I demoni” ed è la descrizione di come questi demoni entrarono nel gregge dei porci”.
Chiamare Putin “porco” è riduttivo quanto credere che il principe Myškin fosse un idiota solo perché era buono. Piuttosto “juròdivij” si traduce in: folle di Dio. Infatti confidava nel prossimo, nella pace e nella bellezza che per lui erano la stessa cosa.