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“I grandi traditori”: per secoli disprezzati, ma per qualcuno c’è ancora la speranza storica

Intervista a Massimo Manzo, l'autore del libro sull'analisi di personaggi della storia tramandati per i peggiori tradimenti che però bisogna ancora comprendere

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
“I grandi traditori”: per secoli disprezzati, ma per qualcuno c’è ancora la speranza storica

Massimo Manzo col suo libro appena uscito in Italia

Time: 8 mins read

Molti saranno ancora ricordati per secoli come degli ingrati opportunisti, dei furbi egoisti ed egocentrici che usarono le loro doti di scaltrezza per raggirare i propri compagni, ferire i propri cari e la patria. Ma in alcuni casi, col procedere dell’analisi storica, qualcuno può trasformarsi in coraggioso eroe, sacrificatosi per quel bene che toccherà solo ai posteri accorgersi e quindi rivalutare.

In ogni epoca e civiltà, sono tanti i personaggi che hanno ricevuto l’infamante accusa di traditore. Cattivi e malefici o solo mal compresi dai contemporanei, sicuramente le gesta di questi traditori sono stati poi linfa di ispirazione dell’opera di geni della letteratura, della pittura, della scultura fino all’arte recente del cinema.

Massimo Manzo, scrittore da alcuni anni specializzato in personaggi storici le cui gesta fa rivivere nelle riviste di settore, già nostro collaboratore, ha scritto un intrigante libro appena uscito da Newton Compton dal titolo I grandi traditori che hanno cambiato la storia,  con un sottotitolo che rilancia: “Dall’antica Grecia al nazismo, da Bruto a Mata Hari: fidarsi è bene non fidarsi è meglio”.

Manzo prende in esame alcune figure di “traditori” che, per importanza storica o perché parte di narrazioni mitiche fondative, hanno più di tutte segnato il nostro immaginario. Dopo aver letto la sua selezione di “traditori” più o meno famosi presenti nel volume, lo abbiamo intervistato.

La cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden (Gustave Doré).

Si parte con Adamo e Eva, i primi della Storia che addirittura commettono l’errore di tradire Dio: fa parte quindi della natura umana tradire o è solo una caratteristica di pochi traditori?

“Anche se è inquietante ammetterlo, credo che la propensione a tradire sia un tratto da sempre presente nella natura umana, e i racconti tratti dal mito e dalla religione presenti nella prima parte del libro lo dimostrano. L’uomo è l’animale più “adattabile” in assoluto e spesso il tradimento è semplicemente una maniera per adeguarsi in modo cinico ed egoistico a circostanze mutevoli o a grandi cambiamenti, di fronte ai quali la propria posizione diventa incerta”.

Caino: fu davvero un traditore? Sembra che alla fine sia solo uno sfortunato andato fuori di testa ma quasi per colpa di Dio…

“La colpa di Caino, che scatena la propria invidia contro il fratello Abele uccidendolo, scaturisce dal fatto che Dio non gradisce il suo sacrificio, preferendo quello del fratello. A prima vista, quest’ultima potrebbe sembrare in effetti quasi un’ingiustizia divina nei suoi confronti, ma in realtà, a leggere bene la Genesi, Caino compie un peccato grave: non accetta che, in alcuni casi, le cose possono andare male e al contrario si fa sopraffare dal risentimento e dall’invidia”.

Il bacio di Giuda immortalato da Giotto nella cappella degli Scrovegni di Padova

Giuda traditore o complice di Gesù? Tu quale versione sposi?

“Sulla figura di Giuda i teologi si sono sbizzarriti, dato che il suo tradimento, in fondo, è un passaggio indispensabile per arrivare al successivo sacrificio di Cristo, e quindi alla salvezza dell’umanità.

In altri termini, se Giuda non avesse tradito, il disegno divino non si sarebbe realizzato.

Sul personaggio poi, storicamente sappiamo pochissimo, ma io credo a una spiegazione “politica” del suo tradimento, già sostenuta da papa Benedetto XVI. Giuda era infatti, molto probabilmente,  uno zelota, apparteneva cioè a quella setta di ebrei strenui paladini dell’ortodossia religiosa e feroci oppositori dell’occupazione romana, alla quale intendevano contrapporre una resistenza armata. Quando scoprì che Gesù non intendeva liberare il proprio Paese con le armi, ma praticare una rivoluzione non violenta, decise di tradirlo”.

Marco Giunio Bruto

Gano di Magonza un traditore che però non voleva la guerra come il paladino e figliastro Orlando: i “nemici” dei traditori non sempre sposano le cause migliori?

“Rispetto a come è stato dipinto dai racconti successivi, nella Chanson de Roland (il poema dell’XI secolo nel quale compare per la prima volta), Gano di Magonza appare meno “cattivo” e anzi, quasi una vittima delle provocazioni di Orlando. La sua fu però una colpa imperdonabile nella mentalità medievale: aver trasgredito il proprio vincolo di fedeltà al sovrano, nel suo caso Carlo Magno, era quanto di peggio potesse immaginarsi, a prescindere dal fatto che, probabilmente, Gano avesse le sue ragioni per opporsi al figliastro Orlando.

Eufemio: senza di lui non avremmo avuto la dominazione musulmana in Sicilia? O è leggenda?

“Ribellandosi a Costantinopoli e rivolgendosi agli arabi, Eufemio diede loro il pretesto per invadere la Sicilia. Sul tradimento da lui perpetrato esistono versioni differenti riportate da fonti latine, greche e arabe (alcune delle quali chiaramente romanzate), ma nessuno negò la sua esistenza.

Credo che, anche senza di lui, prima o poi gli arabi avrebbero invaso la Sicilia, un boccone su cui avevano messo gli occhi da un po’ di tempo.

Detto ciò, Eufemio facilitò molto il lavoro degli invasori, che lo usarono come “pedina” sfruttando il suo tradimento a fini politici”.

Un ritratto di Benedict Arnold

Benedict Arnold, il generale che tradisce George Washington e la causa dell’indipendenza  americana: un classico caso di cherchez la femme? 

“Come molti dei personaggi descritti nel libro, Benedict Arnold aveva grandi qualità, ma altrettanto grandi difetti caratteriali. Era un comandante coraggioso, un trascinatore amatissimo dalle truppe che contribuì con gloriose imprese alla guerra d’indipendenza, ma anche un uomo spigoloso, insofferente alla gerarchia ed estremamente irascibile. Furono questi difetti che lo portarono a continui dissidi con gli altri comandanti, trascinandolo verso il tradimento. Insomma, prima di tradire la causa americana, fu tradito lui stesso dal suo caratteraccio”.

Tra i personaggi meno conosciuti, quale ti ha affascinato di più nel modo di tradire?

“Una delle figure più interessanti, presente nella parte del libro dedicata alle spie, è quella di Klaus Fuchs, uno scienziato tedesco emigrato in Inghilterra negli anni ’30 e che in seguito partecipò al progetto Manhattan (il programma con cui gli Alleati idearono la bomba atomica) passando ai sovietici documenti top secret sull’ordigno.

Il suo tradimento, guidato da una incrollabile fede comunista, fu gravissimo, ma egli mantenne sempre l’immagine di persona per bene. In breve, Klaus viveva la classica “doppia vita” tipica di tutte le spie, eppure, a differenza di coloro che nascono con l’indole del delatore, in lui conviveva, insieme alla ferrea fedeltà al comunismo, una genuina voglia di formare delle relazioni sociali stabili, durature, sincere.

Il suo tradimento era confinato alla sfera politica, che lui vedeva come completamente indipendente da quella personale”.

Il sarcofago di Enrico VII a Cosenza

Federico II e il figlio Enrico VII: uno tradisce l’imperatore ma l’altro non tradisce la paternità?

“Più che “tradire” la paternità, Federico la ritenne meno importante di quella che oggi chiameremmo “ragion di stato”.

Quanto a Enrico, fin dalla nascita crebbe all’ombra del potente padre, verso cui, man mano che passavano gli anni, provò sentimenti opposti: da un lato grande ammirazione, dall’altro un profondo senso di frustrazione, che derivava dal sospetto di essere, ai suoi occhi, null’altro che un’insignificante pedina nello scacchiere politico europeo.

Nel rapporto tra Federico II ed Enrico, ritroviamo la drammatica inconciliabilità che spesso contrappone potere e sentimenti. Pur svolgendosi molti secoli fa, in fondo la loro storia è attualissima: quante volte abbiamo visto uomini eccezionali avere rapporti conflittuali con i figli?”

Stella Goldschlag

Il peggiore dei traditori in assoluto che troviamo nel libro?

“La risposta non è semplice! Uno dei quelli che mi ha colpito di più è Stella Goldschlag, un’ebrea vissuta nel periodo nazista diventata una temutissima “cacciatrice” di altri ebrei e che aiutò la Gestapo (seppur all’inizio sotto ricatto) a catturare un gran numero di suoi correligionari.

Stella assomigliava a una star di Hollywood, ma era tanto bella quanto perfida. Aveva subito anche lei le angherie naziste eppure non si fece scrupoli a collaborare con gli aguzzini che stavano sterminando il suo popolo.

Raccontare la vicenda di Stella e quella di tanti altri traditori come lei mette i brividi e mentre lo facevo mi sono venute in mente le parole scritte da Primo Levi: “Non è facile né gradevole scandagliare questo abisso di malvagità, eppure io penso che lo si debba fare, perché ciò che è stato possibile perpetrare ieri potrà essere nuovamente tentato domani, potrà coinvolgere noi stessi o i nostri figli”.

Pierfrancesco Savino nei panni di Tommaso Buscetta nel film “Il traditore”.

Ma non tutti i tradimenti vengono per nuocere … Come quello di Don Masino Buscetta, che però non si sente affatto un traditore …

“È vero. Come ribadì anche Giovanni Falcone, senza il “tradimento” di Tommaso Buscetta oggi sapremmo ben poco sull’organizzazione mafiosa.

Il suo pentimento fu un atto meritorio, che permise allo Stato di compiere importanti passi avanti nella lotta per estirpare la piaga della mafia.

Buscetta rimase tuttavia sempre convinto nel profondo della sua originaria adesione a Cosa nostra. Era stata la mafia, dal suo punto di vista, ad aver tradito i “valori” originari su cui era stata fondata. La sua collaborazione iniziò quando ormai il boss era braccato sia dalle autorità sia dai nemici corleonesi, che volevano eliminarlo dopo aver preso il potere all’interno dell’organizzazione. Nessuno sa cosa sarebbe successo se i corleonesi non avessero prevalso, lasciando intatta la vecchia dirigenza mafiosa vicina a Buscetta…”

Mata Hari

Mata Hari: più che spia traditrice appare come una donna tanto bella quanto tutta sola …

“La storia di Mata Hari sembra uscita da un romanzo ed è un continuo susseguirsi di aneddoti sentimentali conditi da intrighi internazionali e tragedie.

Dietro la patina da femme fatale, si celava una donna fragile, che prima di diventare una “star” era stata vittima di un matrimonio sfortunato, culminato con la morte di un figlio in tenera età.

L’immagine trasgressiva e misteriosa di lei che tutti conosciamo, tuttavia, combaciava perfettamente con il ritratto della spia in combutta con i nemici della Francia pubblicizzata in quegli anni dalla propaganda di guerra. Insomma, prima di tradire lo Stato, essa fu travolta dal suo mito.

Il traditore più eroe? Stauffenberg anche se non gli riuscì di uccidere Hitler? 

“La figura di Stauffenberg è senza dubbio una delle più eroiche presenti nel libro, ma non è la sola: Nazario Sauro e Cesare Battisti furono altrettanto coraggiosi e misero la propria vita al servizio della causa irredentista, subendo l’ira dell’impero austroungarico, di cui erano formalmente dei sudditi.

Accettando con grande dignità un autentico “martirio”, il loro esempio spronò molti combattenti italiani nelle ultime fasi della prima guerra mondiale”.

Ci saranno stati tanti traditori che non hai potuto includere per motivi di spazio: come hai scelto quelli che troviamo nel libro? Ne hai dovuto “sacrificare” molti? Ti sei pentito di un grande traditore non incluso che magari ti hanno fatto già notare?

“L’elenco iniziale era molto più lungo, anche perché l’accusa di tradimento è stata una delle più comuni e ha coinvolto, spesso in modo ingiusto, molte figure storiche.

In alcuni periodi particolarmente convulsi, come quello della Seconda guerra mondiale, in cui in Europa si formarono molti regimi “fantoccio” nazifascisti, ho deciso di soffermarmi sulle figure più emblematiche (in quel caso Philippe Pétain e Vidkun Quising), ma ho avuto cura di descrivere all’inizio il contesto in cui si mossero, in modo che la narrazione risultasse il più completa possibile…”.

Alla fine il tuo libro che messaggio lancia? Non sempre il tradimento è un male? 

“Nel raccontare così tante storie “saltando” da un’epoca all’altra, l’obiettivo primario è ovviamente quello divulgativo: dare un piccolo contributo per rendere interessante e “digeribile” a tutti una materia così affascinante come la Storia, attraverso le biografie dei personaggi che l’hanno fatta.

Quanto al confine, spesso sottile, tra il tradimento e l’eroismo, esso permea l’intera narrazione: accanto a figure indubbiamente negative, ci sono anche traditori “eroici” (a cui ho dedicato in particolare l’ultima parte del volume) i cui meriti sono spesso stati riconosciuti dopo la morte. Insomma, i “ritratti” che propongo sono pieni di sfumature, che rendono ancora più affascinanti le vicende dei traditori di tutti i tempi”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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