Il libro Angela e Demoni del giornalista Daniel Mosseri sulla cancelliera tedesca è disponibile nelle librerie italiane a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Bundestag, il primo senza Angela Merkel dal 1990. Ecco alcune domande all’autore, corrispondente dalla Germania per Il Giornale, Il Foglio, Libero, Panorama e Radio 24.

In Angela e Demoni ci sono alcuni capitoli che hanno attirato maggiormente la mia attenzione, uno è quello intitolato “Europeista a modo suo”. Le confesso che quando è stato approvato il lancio del Recovery Plan, me la sono immaginata con gli altri leader europei che le dicevano “Dai Angela, fai una cosa europeista” (come nel film di Nanni Moretti : D’Alema, dì una cosa di sinistra). La Germania dopo Merkel sarà più o meno europeista secondo lei?
“Dal Next Generation Ue indietro non si torna: il massiccio piano di investimenti approvato dall’Unione europea a luglio 2020 è legato al bilancio europeo 2021-2027. Da qui ad allora molte cose potrebbero cambiare e la Germania potrebbe anche farsi meno europeista. Per i prossimi sei anni, però, la via appare segnata: la “cosa europeista” è già stata fatta”.
Le Germania si distingue da sempre per la cosiddetta Erinnerungskultur ( la cultura del pentimento), il progetto Nord Stream 2 intrapreso da Merkel con Mosca e l’accordo sugli investimenti con Pechino in un prossimo futuro potrebbero rappresentare materia di pentimenti per i successori secondo lei?
“Qua non si tratta di pentirsi delle colpe del nazismo ma di trovare un equilibrio fra est e ovest, fra Nato e Russia, fra interesse proprio e comunitario. Il prossimo governo cercherà di aumentare la fiducia fra la Germania da una parte e la Polonia, l’Ucraina e le Repubbliche baltiche dall’altra, i paesi “traditi” e sacrificati in nome della pipeline appena completata. Nella Repubblica federale tedesca però le simpatie per la Russia sono diffuse e trasversali, e solo i Verdi oggi chiedono di rivedere i rapporti con il Cremlino. La riflessione sulla dipendenza dell’economia tedesca dagli ordinativi in arrivo dalla Cina è invece condivisa anche dai Liberali. Il pragmatismo dell’industria tedesca, che nel 2020 ha esportato beni per 110 miliardi di euro verso il Celeste impero, impone però la massima cautela”.

Nella parte finale del suo libro, nelle conclusioni, lei si domanda: “La Germania è davvero una potenza mondiale”? Vuole dire ai lettori a quali conclusioni è arrivato? Lo è?
“Non lo è nella misura in cui non lo è l’Unione europea, priva di una politica estera e di difesa forte e riconoscibile. Se e quando i 27 si daranno obiettivi e un esercito comune, la Germania diventerà una potenza globale nel suo ruolo di socio di maggioranza dell’Ue”.
Personaggio antesignano del termine glocal, Angela Merkel è quella persona capace di passare da un summit europeo a Bruxelles a un G20 in Estremo Oriente per tornare a casa nella capitale e cucinare personalmente il pranzo di Natale.
Nell’ateneo di Lipsia nel 2013 si decise di adottare il femminile per tutte le cariche, ma sembra che la gender parity si fermi qui o poco più in là, leggo nel suo libro che in Germania c’è un bel divario salariale tra uomini e donne, una figura esemplare come Angela Merkel in tutti questi anni cosa ha fatto per le donne del suo paese?
“Ha dimostrato a tutti che il Paese può essere guidato da una donna. Un’intera generazione di tedeschi è cresciuta all’ombra di una cancelliera. Oggi tutti si chiedono se chi le succederà sarà capace come lei. In un paese tradizionalmente molto maschilista questo non è poco”.

“Mir blutet das Herz, «mi sanguina il cuore», disse a proposito dei greci in conferenza stampa alla Bundespressekonferenz nel settembre 2012.” Prove tecniche di empatia che sorpresero molto (e che non hanno avuto un seguito) ma la “narrazione” a cui ci ha abituati la Merkel è ben diversa. Quando l’abbiamo vista in preda ai tremori ci ha spaventati, che tipo di solidarietà ha ricevuto la Mutti più algida e amata dai tedeschi?
“La solidarietà della privacy. I tedeschi hanno rispettato l’esigenza della cancelliera di vivere la propria malattia nella massima riservatezza. Merkel tremava durante l’inno nazionale? Il problema è stato risolto con uno strappo al protocollo permettendole di ricevere gli ospiti stranieri da seduta”.

In sedici anni Angela Merkel ha colloquiato con quattro presidenti americani (George W. Bush, Barack Obama, Donald Trump e Joe Biden) e ben otto nostri presidenti del consiglio tra cui Silvio Berlusconi, Mario Monti, Giuseppe Conte e Mario Draghi. Chi di tutti quelli citati secondo lei ha avuto più “Nein”?
“La scarsa affinità personale fra Merkel e Berlusconi è sempre stata lampante ma credo che la cancelliera abbia sempre opposto il proprio fermo e garbato “nein” a tutti i presidenti del Consiglio le cui richieste fossero contrarie all’interesse tedesco. Dagli eurobond all’unione bancaria, alle accuse incrociate sul debito (italiano) e sul surplus commerciale (tedesco), gli scontri fra Roma e Berlino non si contano. Fra i presidenti del Consiglio che hanno dato più filo da torcere alla cancelliera ricorderei Matteo Renzi”.

La lascio con una richiesta banale: secondo lei qual è il più grande pregio e quale il più grande difetto di Angela Merkel?
“Il più grande pregio è non avere pregiudizi ed essere sempre pronta ad ascoltare. Il più grande difetto? La mancanza di fantasia”.
Edito da Paesi Edizioni, Angela e Demoni di Daniel Mosseri, disponibile nelle librerie e negli store online a partire dal 16 settembre ( Anche in formato Ebook) Pp 128 Brossura € 18,00