
“Celebrating Lawrence Ferlinghetti: His Life, Poetry, and Legacy” è il titolo del webinar organizzato dall’Italian American Studies Association (IASA), e non solo. L’incontro, tenutosi il 9 aprile, si è rivelato un toccante saluto di persone distanti ma incredibilmente vicine, legate dall’ammirazione e dai ricordi condivisi con il poeta. La tavola rotonda, introdotta da Courney Grieneisen (IASA), è stata guidata da Daniela Gioseffi, autrice di numerose raccolte di poesie e vincitrice dell’American Book Award con il libro Women on War; International Writings from Antiquity to the Present (Touchstone/Simon & Schuster, 1988). Hanno partecipato personaggi autorevoli dell’ambito letterario – Daniela Gioseffi, B.Amore, Dennis Barone, Fred Gardaphé, Maria Lisella, Michael Palma, Nina Carey Tassi – e Mauro Aprile Zanetti, assistente del poeta per circa otto anni. Ognuno ha raccontato la sua relazione, il suo debito e la sua passione per Ferlinghetti. Al termine di ogni intervento, è seguita la lettura di una poesia a scelta dall’interlocutore, ed è qui che il webinar ha assunto un ritmo dal gusto un po’ beat, un po’ nostalgico e allo stesso tempo contemporaneo.

Daniela Gioseffi: “Il suo cuore ha smesso di battere il 23 febbraio di quest’anno a 101 anni. E’ stato il co-fondatore di City Lights Booksellers & Publisher, il bookstore più conosciuto di tutto il mondo. Secondo la sua fama, Ferlinghetti ha pubblicato i poeti beat ma non considerava se stesso come tale. Quindi per favore non chiamatelo così. Ha pubblicato poesie, traduzioni, opere teatrali… Ed era anche un pittore. E’ conosciuto per la sua prima collezione di poesie A Coney Island of the the Mind (1958,) tradotto in nove lingue, considerato il libro di poesie americano più venduto nella seconda metà del ‘900. Voglio sottolineare che proprio perché vinse il processo per “Urlo” – accusato di oscenità – la poesia ha vissuto un cambiamento. Ci sentiamo liberi di poter fare poesia in un modo che non sarebbe stato possibile se Ferlinghetti avesse perso quel processo. Sono onorata di poter riportare la mia esperienza diretta con lui: ci siamo scritti, mi ha spedito alcuni quadri. La cosa meravigliosa è stata la sua visione e la sua lungimiranza, è riuscito a vedere lì dove sarebbero accadute catastrofi ambientali e climatiche, come testimonia la raccolta Wild dreams of a new beginning, 1974.”

La parola passa a B. Amore, artista e scrittrice che ha passato la sua vita tra l’Italia e l’America, fondatrice del Carvin Studio and Sculpture Center in Vermont. “Ho vissuto a San Francisco, proprio dietro l’angolo di City Lights negli anni ’60. Ero una madre che lavorava part time, non avevo praticamente tempo per l’arte o per la creatività all’epoca” Amore ricorda di quando si recava in una piccola caffetteria di San Francisco in Telegraph Hill. “Vedevo spesso quest’uomo, Ferlinghetti, un vero e proprio gentiluomo. Non abbiamo mai parlato. La sua presenza era una luce per me, la prova che un altro modo di scrivere fosse possibile, dandomi speranza per i giorni avvenire in cui avrei avuto tempo per esprimere la mia arte. La poesia di Ferlinghetti rivive e fluisce attraverso ognuno di noi, che siamo stati influenzati dal suo contributo di enorme spessore.”

E’ poi il turno di Dannis Barone. scrittore, autore di New Hungers for Old: One-Hundred Years of Italian-American Poetry (Star Cloud Press, 2011), Beyond Memory: Italian Protestants in Italy and America (SUNY Press, 2016) e circa altri venti libri. Il suo contributo comincia leggendo un estratto di Little Boy, l’ultimo lavoro di Ferlinghetti pubblicato nel 2019. Racconta inoltre: “Durante il mio primo anno al college ho scritto una lunga poesia nello stile di Ginsberg, Corso, Kerouac e Ferlinghetti, attaccando il posto dove stavo studiando. Sconfortato dalle ingiustizie di cui avevo scritto, ho fatto l’autostop per andare in un altro college dove ho sentito Ferlinghetti leggere nella cappella – Don’t trauma of youth such waste of love, such worthless angers.
Segue l’intervento di Fred Gardaphé, professore emerito di Italian and American Studies al Queens College di New York. Autore di Italian Signs, American Streets: The Evolution of Italian American Narrative (Duke Univ Pr, 1996); Leaving Leaving Little Italy (SUNY Press, 2003) e From Wiseguys to Wise Men: The Gangster and Italian American Masculinities (Routledge, 2006).

Fred Gardaphé: “Sono in debito con Ferlinghetti. Avevo vent’anni e sono andato in autostop in California con l’unico obiettivo di incontrarlo. Mi sono recato alla City Lights e ho chiesto di lui, mi hanno mandato nel suo ufficio e l’ho visto dalla soglia della porta, seduto, come se dormisse. Anche solo vederlo era sufficiente, quindi poi me ne sono andato. Era il 1973. Negli anni ’90 un mio amico (Barry Silesky) pubblica una biografia di Ferlinghetti, gli racconto la mia storia e lui mi dice che devo assolutamente conoscerlo. Durante un’intervista Ferlinghetti mi disse che ero stato uno stupido a non svegliarlo e che aveva una poesia da leggermi chiamata The Old Italians Dying. Arrivederci Lorenzo!”
La parola va a Maria Lisella, 6° poeta laureata del Queens, New York, autrice di Thieves in the Family (NYQ Books, 2014), Amore on Hope Street (Finishing Line Press, 2009), e Two Naked Feet (Poets Wear Prada, 2009). Insignita dalla Poets Laureate Fellowship dall’Academy of American Poets, un premio nazionale dato a sole 23 persone l’anno scorso – è stata l’unica italoamericana ad essere premiata nel 2020. Cura la serie letteraria dell’Associazione degli scrittori italo-americani da 30 anni insieme a Jennifer Martelli e Julia Lisella, è co-fondatrice del Vito Marcantonio Forum e socio-fondatore di Brevitas. Il suo lavoro appare su USA TODAY, The Jerusalem Post, Travel Market Report e qui su La Voce di New York. “Devo ringraziare mio marito (compianto poeta e studioso, Gil Fagiani), un grande collezionatore di libri, quando andavamo in Italia cercava libri in doppia lingua di autori americani.” Maria Lisella ha recitato poi Un luna park del cuore sia in italiano che in inglese.

Parla successivamente Michael Palma, poeta e traduttore americano. Autore di A Fortune in Gold (Gradiva Publications, 2000), ha tradotto una ventina di volumi di poeti italiani tra cui il libro Inferno: Dante Alighieri. Inferno: A New Verse Translation. Translator (W. W. Norton & Company, 2003). E’ per quest’ultimo che Palma riceve un’accoglienza positiva di Ferlinghetti, di cui è onorato. “Il primo libro di poesie che ho comprato quando ero al liceo, negli anni ‘60, era il libro di un poeta che non era ancora un poeta affermato nei canoni classici della letteratura. Parliamo di A Coney Island of the Mind. Ha aperto i miei orizzonti, ha ampliato la mia consapevolezza rispetto a come si poteva fare poesia del mondo contemporaneo”.
Segue Nina Carey Tassi, poetessa di New York, autrice di quattro libri di poesie: Light & Glory (2018), Spirit Ascending (2016), Antarctic Visions (2011) e The Jeremiah Tree (2011). La poetessa sceglie di rimarcare il concetto di “cosa fa un poeta” secondo Ferlinghetti, leggendo la poesia Constantly Risking Absurdity – Rischiando costantemente assurdità.

Mauro Aprile Zanetti, assistente di Lawrence Ferlinghetti, interviene per ultimo: “Questa trinità di cui parlate oggi, “Life, Poetry and Legacy” io l’ho incontrata una decina di anni fa. Sono nato e cresciuto in Sicilia, bilingue da quando sono un bambino. Il mio background in poesia e filosofia comincia in Francia dove ho studiato Deleuze, l’unico autore che conoscessi che avesse citato Ferlinghetti in uno dei suoi libri. Ero incuriosito dalla creazione di Ferlinghetti della “quarta persona singolare”, e un giorno lo incontrai in una trattoria in North Beach chiamata US Original. Me lo ricordo come un’ombra, accompagnato dalla sua biografa italiana, Giada Diano. Era curioso di sapere delle mie origini italiane. Ho scoperto poi che aveva un mio libro pubblicato anni prima: La Natura Morta de La Dolce Vita – A Mysterious Morandi in the Matrix of Fellini’s Vision (NYC, 2008).”

Da lì sono passati due anni di frequentazione prima di diventare suo assistente ufficiale. Ho fornito il mio supporto per la mostra “Fluxare – The European Connexion” in occasione del re-opening gala dell’Istituto Italiano di Cultura in San Francisco. Ferlinghetti era ossessionato con la parola Fluxare, che vuol dire per lui Fulfill you own dreams or Making Love Without Sex”. Zanetti ricorda le origini italiane del padre di Ferlinghetti e della percezione che gli americani avevano degli italiani all’epoca. “Un libro deve fiutare il futuro e non ancorarsi nel passato. Con la City Lights c’è stata una spaccatura rispetto a come venivano stampati i libri prima, prodotti e distribuiti in maniera più democratica. Ed è vero, non era un poeta beat inteso come beat generation ma come beat-itude, un poeta della beatitudine. Lawrence aveva una ricetta italiana: mangia bene, ridi spesso, ama molto. E’ stato un amico, un compagno di vita.”
“Credeva in un tipo di poesia comprensibile per l’uomo comune, capace di cogliere l’animo umano, insegnandogli un modo migliore per vivere. Bless him, rest in peace, Lawrence Ferlinghetti” queste ancora le parole di Daniela Gioseffi, un saluto allo scrittore che continuerà a portare nel mondo la sua rivoluzione. O forse, più un Arrivederci Lorenzo, citando Fred Gardaphé.