Terrorizzare New York con un attacco notturno e spettacolare. Attaccare la baia della Grande Mela e affondare più navi possibili, specie quelle militari, ormeggiate sul fiume Hudson. L’ordine arrivava da Mussolini, il quale voleva che i guastatori della Decima Mas ripetessero l’impresa del porto di Alessandria d’Egitto, quando gli uomini rana italiani affondarono quattro navi militari britanniche il 13 luglio 1942.

Che New York fosse un covo di spie tedesche al servizio del Reich è cosa nota. Ma è assai meno noto che l’Italia fascista avesse elaborato un complesso piano per portare la guerra nel cuore di New York, colpendo il porto e compiendo un raid propagandistico di fortissimo impatto psicologico. Il corso della storia e la resa italiana, con l’armistizio firmato il 3 settembre 1943 a Cassibile, in Sicilia, e poi la diffusione da parte del generale Dwight Eisenhower dai microfoni di Radio Algeri nel pomeriggio dell’8 settembre, impedirono di portare a compimento una missione segretissima di cui era responsabile il principe Junio Valerio Borghese e la sua X Mas. Era l’unità più addestrata e più temibile della Regia Marina, che aveva messo già’ a segno clamorosi raid come quello ad Alessandra d’Egitto.
Un’azione contro New York era stata presa in esame anche dalla Regia Aeronautica, che vantava l’esperienza delle trasvolate transatlantiche guidate da Italo Balbo, salutate nelle maggiori città americane con manifestazione di entusiasmo, ma poi il progetto fu accantonato. La Marina, invece, aveva elaborato una complessa operazione che doveva essere portata a compimento nel dicembre 1943, ed era voluta fortemente dal Duce che aveva intenzione di impressionare Hitler e mandare un forte messaggio a Churchill.
Lo descrive il comandante Borghese nel suo libro di memorie Decima Flottiglia Mas (Milano, Garzanti, 1950-1965, p. 347 ss.): «Gruppi di nostri sabotatori navali, compiuto il faticoso tirocinio, erano in viaggio per raggiungere i porti neutrali a cui erano assegnati; alcuni, che già vi si trovavano, stavano organizzando, con ogni cura per non tradire la copertura sotto cui erano celati, le azioni di offesa al traffico navale nemico, in settori in cui questo era stato finora indisturbato. Dopo un anno di prove ed esperienze condotte sul lago d’Iseo dal sottotenente di vascello Massano, ad alcune delle quali avevo partecipato, era stato messo a punto il sommergibile d’assalto, il “CA”, adattandolo alle sue nuove funzioni; contemporaneamente a Bordeaux, ove frattanto il comando della base dei nostri sommergibili atlantici era stato assunto dal capitano di vascello Enzo Grossi, si erano concretizzate le possibilità, da noi sperimentate, di servirsi di un sommergibile oceanico per il trasporto del “CA” in vicinanza della base nemica».

La Classe “CA” era stata progettata nel 1937 dagli ingegneri della Caproni, un ramo dell’azienda aeronautica nota per i grandi bombardieri della prima guerra mondiale. La filosofia progettuale era quella di creare mezzi agili per intercettare il naviglio nemico in passaggi obbligati, come gli stretti, e forzare le basi navali. Si trattava di battelli a doppio scafo, lunghi 10 metri, larghi poco meno di 2, dal peso di 13,5 tonnellate ed equipaggi di due uomini, Potevano raggiungere una profondità massima di 55 metri ed erano mossi da un motore diesel da 60 hp e uno elettrico.
Le prove dei due prototipi segretissimi (non erano stati neppure iscritti nel ruolo della Regia Marina) non erano però state incoraggianti. Nel 1941 gli incursori della X Flottiglia Mas avevano chiesto di apportare modifiche per il trasporto di uomini rana e farne così mezzi d’assalto. Le prime due unità furono reinviate al cantiere Caproni di Montecollino (sul Lago d’Iseo) per essere modificate. Il motore termico per la navigazione in superficie fu eliminato e sostituito da un motore elettrico più potente. Al posto del periscopio fu sistemato un abitacolo con cupola a vetri; i siluri e i lanciasiluri furono invece sostituiti da speciali sistemazioni per contenere otto cariche esplosive da 100 Kg. Il “CA 2” fu pronto a novembre 1941 e il “CA 1” a febbraio 1942.
Le numerose prove effettuate sul Lago d’Iseo denotarono la delicatezza del mezzo e la necessità di apportare continue modifiche delle apparecchiature alla ricerca dell’affidabilità, per quanto nella primavera del 1942 venne ordinata la costruzione di ulteriori due “CA” leggermente modificati. I test positivi a Venezia e a La Spezia degli scafi convertiti a mezzi speciali spinsero verso l’impiego operativo.

Il motore da 21 kw assicurava una cinquantina di miglia di autonomia e stavolta le prove furono più che incoraggianti. Il principe Borghese ricorda che «Due operazioni erano in preparazione con questo mezzo: un attacco contro New York, risalendo col “CA” l’Hudson fino al cuore della metropoli; l’effetto psicologico sugli americani, che non avevano ancora subito alcuna offesa bellica sul loro territorio, superava di gran lunga, nel nostro proposito, il danno materiale che si sarebbe inflitto (ed il nostro fu, a quanto mi risulta, l’unico piano praticamente realizzabile progettato per portare la guerra negli Stati Uniti). L’altra operazione prevedeva un attacco contro l’importante piazzaforte inglese di Freetown (Sierra Leone), sede della squadra navale del Sud-Atlantico. Le indubbie difficoltà che tali operazioni a vasto raggio presentavano erano in gran parte compensate dalla completa sorpresa; la comparsa dei mezzi d’assalto della Marina italiana, i quali avevano fino allora limitato la loro azione al settore Mediterraneo, non era certo prevista: misure difensive contro tale inatteso tipo d’attacco non erano presumibilmente in atto. L’azione contro New York, in fase di avanzata preparazione, era stabilita per il mese di dicembre 1943».

Per arrivare davanti al porto di New York era chiaramente necessario che il “CA” vi fosse condotto da un sommergibile “avvicinatore”, con funzioni di nave-madre. La scelta cadde sul “Leonardo da Vinci”. Con 17 navi affondate per un totale di 120.243 tonnellate di stazza, è considerato il miglior sommergibile italiano. E anche il miglior sommergibile non tedesco della seconda guerra mondiale. Il piano venne elaborato nel luglio 1942 dallo stesso Borghese, d’intesa con i suoi specialisti incursori. Dalla base Betasom di Bordeaux il “Leonardo da Vinci” avrebbe dovuto portare un “CA” – giunto in Francia per ferrovia – sino alla foce del fiume Hudson.
Il mezzo agli ordini del tenente di vascello Eugenio Massano avrebbe risalito il corso del fiume e, una volta individuati gli obiettivi, due uomini rana della X Mas ne sarebbero fuoriusciti per piazzare le cariche esplosive (28 in totale, da 20 a 100 kg) sotto gli scafi delle navi ancorate. I lavori di adattamento vennero portati a termine tra agosto e settembre 1942 e le prove furono molto incoraggianti. Nonostante il “Da Vinci” fosse riuscito persino a recuperare il “CA” dopo l’esercitazione, in realtà l’ipotesi non sembrava praticabile su uno scenario di guerra. I componenti del Gruppo Gamma, dopo l’assalto, avrebbero dovuto distruggere il “CA 2” e poi raggiungere la terraferma, così’ come era stato fatto nel raid di Alessandria. Il primo stop all’operazione arrivò però alla fine di maggio del 1943, quando il “Da Vinci” venne affondato.
La situazione militare dell’Italia precipitava e l’armistizio fece definitivamente sfumare l’attacco a New York. Il “CA 2” venne catturato dai tedeschi a Bordeaux, mentre i “CA” 1, 3 e 4 furono autoaffondati nel porto di La Spezia e successivamente recuperati. Nessuno di essi fu dunque mai adoperato in missione e nel dopoguerra furono demoliti.
E così New York non conobbe l’oltraggio della guerra in casa. Nelle memorie di alcuni sommergibilisti oceanici tedeschi, da lunga distanza, si ricorderà la visione della città che brillava di luci nella notte, nella sicurezza che gli incursori italiani della X Mas avrebbero potuto violare.