
Come mai ci hai messo così tanto? E’ quello che ha chiesto Michelle Obama al marito, quando ha finalmente terminato il libro. In effetti ce lo chiediamo anche noi, ma forse è proprio questo il momento migliore per diffondere nuovamente un senso di ricostruzione. L’errata percezione della democrazia come una forma politica fumosa e idealista, deve lasciare spazio all’operatività. Non solo in America, ma in tutto il mondo. Parlare di Martin Luther King non è puro citazionismo, ma un omaggio e una promessa di impegno sociale, e in questo Obama sembra essere il migliore per rinfrescarci la memoria. Su Rai 3, il 7 febbraio, Fabio Fazio lo ha intervistato in occasione della pubblicazione di Una Terra Promessa (Garzanti, 2020). Riportiamo alcuni momenti del loro incontro.
Impegno politico e una speranza per i giovani
Fazio: Signor Presidente, questo libro è un viaggio incredibile, accanto a lei e alle sue decisioni. Si raccontano le ansie, le attese, le soddisfazioni, le delusioni. La quotidianità e se posso anche il dubbio. Il dubbio non sembra un sintomo di debolezza, ma un tempo necessario di riflessione.
Obama: Parte dello scopo che volevo raggiungere è stato quello di dare alle persone la possibilità di aprire il sipario e vedere che tutti i leader che vedi in tv sono esseri umani che devono prendere decisioni. Fanno errori, e bisogna imparare sugli errori. Una cosa che volevo fare soprattutto per i giovani lettori è dare il senso che sia possibile occuparsi di politica, vita pubblica, mantenendo la propria integrità, i propri valori nel cercare di fare del bene. Alla fine bisogna sempre trovarsi di fronte alle difficoltà, gestirle. La politica è imperfetta come tutte le cose che fanno gli esseri umani ma è possibile farla nel modo giusto, oppure in un modo meno positivo che divide le persone. Spero che i giovani interessati alla carriera politica, o che vogliono fare qualcosa nel mondo, possano trovare in questo libro una guida per il loro impegno.
La democrazia non è scontata
Fazio: Lei riflette sulla democrazia e gli ideali su cui si fonda la democrazia. Oggi viviamo una fase in cui ciò che è giusto è sostituito da ciò che conveniente. La complessità annullata e sostituita da ciò che è istantaneo. Che cosa possiamo fare?
Obama: Fabio, bellissima domanda. È un tema del mio libro e un tema della mia vita. Viviamo un’era in cui siamo annegati dalle informazioni, non ne abbiamo mai avute così tante, non abbiamo mai visto la realtà contestata come invece avviene oggi. Alcune persone informano in un modo distruttivo per la democrazia. Non solo i social media, anche se hanno accelerato questa tendenza. A causa della globalizzazione, la tecnologia etc, la gente è incerta. Cercano delle risposte troppo facili per spiegare delle circostanze che non capiscono. La storia ci insegna qualcosa, i demagoghi, i movimenti violenti, possono guadagnare terreno. È importante se diamo valore alla democrazia. Ci deve portare a credere ai fatti, alla logica, alla ragione, allo Stato di diritto, possiede normative sulle quali dobbiamo essere tuti d’accordo. Possiamo non essere d’accordo su problemi specifici, politiche fiscali, economia, clima. Ma parte di queste norme dovrebbero evitare la demonizzazione, la manipolazione, il complotto. Altrimenti la democrazia non funziona più. Come si può arrivare a un compromesso? In circostanze difficili non si ha un dibattito democratico e pluralistico. Dobbiamo gestire meglio i nostri social, educare i nostri figli a distinguere la verità dalle cose false in modo efficace.

Il covid evidenzia le diseguaglianze sociali
Fazio: In questo momento anche il covid colpisce diversamente a seconda del censo e della razza, ne abbiamo parlato col dottor Fauci. Una ricerca recente dice che la ricchezza dei 10 uomini più ricchi del mondo dall’inizio della pandemia è aumentata di 540 miliardi di dollari. Lei ha affrontato la sfida della crisi finanziaria, il fallimento della Lehman Brothers. La domanda è: esiste un vaccino contro le disuguaglianze? Da solo, il sistema finanziario non si può riformare, anzi è più rapace di prima.
Obama: Tutto il mondo dovrebbe mobilitarsi per questo. Non è sostenibile vedere questo tipo di ricchezza. Se le nostre società hanno un divario profondo tra i vertici e la massa, le persone penseranno che il sistema è corrotto. Il cambiamento dovrebbe venire da chi è al top del settore economico per ridistribuire e investire di nuovo tutto quello che è appunto la ricchezza per il bene di tutti. Alcuni paesi fanno meglio di altri, quando si guardano i paesi scandinavi, che non sono esenti dal mercato libero, hai la percezione che ci sia un accesso omogeneo alla sanità, all’istruzione, che nessuno venga tagliato fuori. Le modalità per un capitalismo attento e comprensivo esistono, non ci deve però essere da parte del governo un sentimento di avidità. Quando sono stato eletto, nel corso della crisi finanziaria avevamo messo appunto un sistema per prevenire la depressione ma non abbiamo risolto alcune di queste problematiche al Congresso, poi abbiamo perso la maggioranza e i repubblicani non avevano lo stesso tipo di interesse.

Quando non puoi fare tutto, qualcosa è sempre possibile
Fazio: Il presidente degli Stati Uniti è definito l’uomo più potente della terra. In cosa non si è sentito potente?
Obama: E’ successo spesso, la verità è che il lavoro da presidente ti fa sentire potente ma ci sono varie cose nel mondo che non puoi controllare. Anche se davvero sei efficiente, ci sono cose che accadono e ti spezzano il cuore. Per esempio la Siria, la primavera araba ha avuto questa grande promessa e possibilità di democratizzazione, però in luoghi come la Siria questa promessa è diventata una guerra civile e ciò ha dato adito al coinvolgimento di russi, iraniani, etc.. Io ho dovuto prendere una serie di decisioni per riuscire a migliorare la situazione senza invadere un altro paese del Medio Oriente – pensavo fosse una cosa irresponsabile e controproducente. Abbiamo assistito a cose orribili, ai flussi migratori successivi, questo è un esempio di come qualcosa ti tocca profondamente e tu continui a chiederti se ci sia qualcosa che puoi fare. Un altro argomento, di cui parlerò nel secondo libro, è come abbiamo gestito la crisi dell’ebola nell’Africa occidentale, lì sapevo di poter fare qualcosa e abbiamo mobilitato la comunità internazionale. Ci siamo mossi in fretta a abbiamo evitato una pandemia globale. Centinaia di migliaia di vite umane sono state risparmiate, da presidente bisogna riconoscere che non si è in grado di fare tutto ciò che vuoi ma puoi fare molto.

Non dobbiamo dimenticare i fatti di Capitol Hill
Fazio: Non so se crede nel progresso storico o se pensa che siamo in una fase di stasi. Rispetto ai fatti di Capitol Hill, quanto servirà al presidente Biden per cancellare quel momento nei confronti della democrazia di tutto il mondo?
Obama: Non ce lo cancelliamo, dobbiamo stamparcelo nella mente, deve ricordarci che la democrazia non è un dono che viene dal cielo. È una cosa che tutti noi dobbiamo rinnovare, dobbiamo investire nella democrazia. Lo stesso tipo di impulsi di estrema destra, i suprematisti, i problemi razziali, questo lo possiamo vedere in ogni paese europeo. Di fatto c’è un conflitto in tutto il mondo, una specie di gara tra coloro che credono nella democrazia, nell’inclusione, nelle possibilità economiche, e coloro che credono nel tribalismo, nel conflitto. Questo scontro è ancora presente anche se Joe Biden è stato eletto presidente. Lo vediamo in Ungheria, in Turchia, nelle Filippine. Tutte le persone che pensano ad una storia migliore di progresso umano come una storia di uguaglianza, inclusione e dignità per tutti, devono darsi da fare come cittadini di tutto il mondo. Spesso citavo Martin Luther King: l’arco dell’universo è molto lungo ma va verso la giustizia. Io penso che questo arco si piega perché c’è la nostra mano che lo fa muovere nella direzione giusta.
Le tre cose a cui tiene di più Barack Obama in questo momento? I libri, la sua collezione di palloni da basket e le cene con le sue figlie.
Con la promessa di poter venire in studio un giorno, Obama sorride e saluta tutti gli spettatori italiani. Rimane la sensazione che non sia solo la televisione ad accorciare le distanze, ma che sia merito delle idee, delle persone, di ciò che ci ripromettiamo di cambiare o di difendere, nonostante tutto.