Torna con un nuovo romanzo, Redenzione, Chiara Marchelli, autrice di romanzi e racconti. Insegna Letteratura Contemporanea e italiano a New York, e scrittura alla Scuola Holden. Questa volta dal 12 dicembre, il volume, edito da NN (320 pagine, 17 Euro), sarà disponibile anche nella storica libreria Rizzoli di New York.
Marchelli, dopo la pubblicazione di Angeli e cani, L’amore involontario, Le mie parole per te, Le notti blu e La memoria della cenere, la raccolta di racconti Sotto i tuoi occhi e il saggio New York, una città di corsa, propone una storia ambientata a Volterra, in un’afosa estate, in cui si intrecciano ricordi e destini.

L’autrice si immerge nella fragilità dell’animo umano, nel desiderio di cambiamento, di una serenità spesso idealizzata, da un sogno di perfezione irrealizzabile, che deve essere raggiunta passando attraverso lo schermo dei ricordi, quelli che feriscono come schegge di specchi frantumati da traumi subìti.
Redenzione non è solo un’indagine poliziesca infatti, ma uno sguardo lucido e crudo sul disagio interiore, arrivando alla follia che aleggia nei luoghi abbandonati. Il tutto narrato con ritmi coinvolgenti, ma anche riflessivi, sconvolgendo e commuovendo nella stessa pagina.
L’abbiamo intervistata ad un mese dall’uscita del romanzo in libreria.
Torni in libreria con un’indagine poliziesca. Come mai questo cambio di stile narrativo?
“Più che un cambio di stile è un ritorno. Il mio primo romanzo, Angeli e cani, era un noir, o meglio un’indagine personale della protagonista riguardo al traffico dei bambini tra Italia e Stati Uniti. In questo caso è un giallo, con la prima indagine del comandante dei carabinieri Maurizio Nardi. Come scrittrice, sono curiosa di sperimentare la narrazione in diversi generi letterari. Per parlare di anoressia, la mia intenzione era di non cadere in luoghi comuni, permettendo al lettore di entrare nel mondo della protagonista, Giorgia, delineandone in modo credibile i tratti caratteriali, per arrivare, anche con gli altri personaggi, a scrivere di disagi mentali più generali. Al contrario di ciò che si crede, nella cornice di genere ho trovato un modo per sollecitare l’immaginazione. In questo modo ho potuto incrociare le storie e sviluppare la vicenda”.
Raccontaci qualcosa sul commissario Maurizio Nardi. Ti sei ispirata a qualche figura simile della letteratura di genere?
“Nardi è frutto della mia immaginazione. Per quanto riguarda l’aspetto poliziesco e realistico mi sono rivolta ad un ex-comandante dei carabinieri, Cesare Neroni, che mi ha raccontato fatti reali accaduti e indagini che ha condotto. Mi ha aiutata a sviluppare l’indagine nel mio romanzo”.

Come mai hai scelto Volterra come location per la tua storia?
“Volterra è un luogo a me caro. Non avevo mai visto l’ex manicomio, un luogo affascinante, che ho scoperto proprio quando stavo cercando un’ambientazione adatta. E’ stato naturale pensare a Volterra come all’ambientazione ideale per Redenzione“.
Il corpo, la fragilità intesa come iper sensibilità, l’indagine nel profondo essere femminile sono elementi fissi dei tuoi lavori. In questo romanzo che valenza hanno?
“La mia è una esplorazione dell’animo umano. Nel caso di Redenzione come negli altri miei romanzi, indago la vita umana, che si declina di storia in storia”.
Hai scritto durante il lockdown immagino. Come hai affrontato personalmente e professionalmente questo momento?
“La situazione mi ha colta assolutamente impreparata, come tutti, d’altronde. Ho provato un profondissimo disorientamento, forte ansia e ho rimesso in ridiscussione le priorità della mia vita. Mi sono molto raccolta in me stessa, ho cercato il senso nelle cose più intime, dalla lettura alla scrittura, appunto.
Non ho trovato ispirazione di questo momento, ma ho tentato di creare e portare avanti delle idee. Per quello che riguarda il lavoro in università ho fatto quello che ci era richiesto, per quello che riguarda la scrittura, ho provato a creare uno spazio salvo che mi permettesse di tornare a fare ed essere”.
Come è la situazione a New York dove vivi? Trovi che la città sia morta o semi abbandonata come si legge in Italia?
“New York è abituata a questi fenomeni. Ero qui l’11 settembre e ho testimoniato un fenomeno simile a quanto che sta accadendo adesso: la gente andava via perché aveva paura, ma poi è anche tornata, o sono arrivati altri al posto di chi è andato via. New York è una città-fisarmonica, in continua trasformazione sempre molto rapida, è nella sua natura mutare, cambiare forma e aspetto. Sono certa che ritornerà a correre come prima, ma sarà sempre differente. Francamente non mi dispiacerebbe se perdesse il carattere disneyano da “parco giochi per ricchi” che aveva assunto negli ultimi anni. Se questo momento così complesso e drammatico servirà a restituirla alle persone normali, che non hanno bisogno stipendi milionari per semplicemente avere la possibilità di affittare una casa, andare nei locali e vivere dignitosamente, penso sia un bene”.

Quali sono i prossimi appuntamenti per la promozione del libro?
“Dopo le prime due presentazioni è stato tutto traghettato on line. Il mese di novembre è stato pienissimo, e così si prospetta dicembre. Sono appuntamenti che hanno comunque aspetti positivi, tra cui l’opportunità di raggiungersi ovunque noi siamo, come nel caso della conversazione con le New York italian Women, grazie a Monica Rossi che ha creato l’evento streaming.
Il 3 dicembre ho organizzato una conversazione con la scrittrice Federica Manzon, con cui si è parlato di letteratura e scrittura, sul sito delle Casa Italiana Zerilli-Marimò. Il 20 dicembre alle 23 ora italiana, ci sarà la presentazione alla libreria Rizzoli di New York, sul loro canale Facebook. La cartolina delle presentazioni è in continuo aggiornamento e disponibile sulle mie pagine Facebook e Instagram“.