Dopo la cara irrefrenabile, ardimentosa Elvira Sellerio, dopo l’ingombrante Andrea Camilleri, dopo Sebastiano Tusa l’astronauta del mare rapito da un destino assurdo, Aurelio Pes, un altro faro della cultura palermitana, diciamo dell’intera Sicilia, si è spento. E ciò ci ha preso alla sprovvista e lasciati smarriti, perché non avevamo mai ipotizzato che potesse non esserci più. La sua presenza infatti era inossidabile e costante, senza assenze o intervalli nella quotidianità del gruppo più dinamico ed attivo degli addetti alla cultura.
Lascio ai giornalisti di professione pubblicare il “coccodrillo” già pronto e confezionato per l’occasione. Così a chi meglio di me la conosceva lascio il compito di esporre la sua complessa e gloriosa carriera, a cominciare da quell’Istituto di Storia della Musica, ove io intorno agli anni ’60 prendevo conoscenza con la lunga esperienza della sinfonia sotto la guida del raffinato maestro Luigi Rognoni, che non per nulla fu anche professore di Estetica, discepolo di Alfredo Casella. Io iscritto a lettere classiche. Voglio solo dare un arido elenco di creazioni di focolari di cultura, l’Ufficio speciale per la valorizzazione turistico-culturale, poi Ufficio per gli interventi di valorizzazione del patrimonio culturale, poi Dipartimento Beni Culturali, Commissario dell’Accademia di Belle Arti, segretario del Registro dell’eredità immateriale della Sicilia. E poi la Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, in quella villa tesoro dei tre fratelli, Lucio, Casimiro e Agata, estrosi e geniali su un pianoro proteso sul mare su una collina di Capo d’Orlando.
A me piace ricordarlo come solerte e raffinato animatore delle serate in quello stretto salottino della editrice Novecento, situata proprio a pochi metri dalla Sellerio, la via Siracusa salotto della nobile editoria palermitana (anche Kalos e Due punti), fra tanti amici, gli stessi dei circuiti delle serate culturali cittadine, sia illustri presentatori sia uditori partecipi e attivi con domande e approfondimenti. Fra i tanti pomeriggi, quel 1° marzo del 2017, quando Rita Cedrini, Massimiliano Marafon Pecoraro, moderatore il già rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla presentavano ad un anno dalla sua scomparsa il saggio tra antropologia ed estetica, L’immagine artistica della medicina in Sicilia di Antonio Giuseppe Marchese, altro pilastro dell’organizzazione e promozione della cultura a Palermo.

Proprio all’entrata fra la cassa e un divanetto l’infaticabile e deliziosa Domitilla Alessi, la figlia del fondatore della Sicilia moderna Giuseppe, primo Presidente della Regione Sicilia dal 1947 al 1949. Erano serate di acquisizioni e di scoperte, di arricchimento interiore, mai frivole, sempre su temi di grande spessore e su testi freschi di stampa, ma anche di riscoperte. Tra le tante collane di successo, Aurelio Pes dirigeva la “Biblioteca di Narciso”, il bellissimo del mito innamorato della sua immagine. In questa collana ha reso per noi vivi tanti nostri autori classici, ma anche tanti europei. Come racconta Domitilla, la «Collana che fu definita da Giulio Einaudi tra le più belle, assieme a quella di Adelphi: lo disse in occasione di un’ intervista. Fu lui a mettersi in contatto con noi, inviandoci una lettera molto lusinghiera. Nacque così una grande amicizia». Tra tanti geni stranieri da Goethe, a Quevedo, a Stevenson, a Wilde, Gide, Apollinaire, Carlyle, Flaubert, ma anche la biografia di Coco Chanel per citarne a caso e senza ordine, gli italiani Antonino Pagliaro, Silvio d’Amico con i suoi quindici volumi di scritti. Jacques Chirac nominò Domitilla cavaliere dell’Ordine nazionale del merito per l’opera di promozione culturale svolta in Italia e all’estero. E le visite di Italo Calvino con dedica, dell’elitario Vanni Scheiwiller, “meta di pellegrinaggio” di artisti di passaggio e le mostre di pittura e le foto di Cartier Bresson e Frank Horvath e le stampe giapponesi “Il ciliegio e la spada”. L’editrice era nata nel 1980 con La dimora di D’Annunzio. Il Vittorialedell’architetto Umberto Di Cristina, amico di Paolo Portoghesi e Giuseppe Samonà, gestore dell’editrice e per un trentennio compagno di Domitilla, perciò i testi sul pittore Pino Caruso e di Vittorio Sgarbi. E la presenza di Jorge Luis Borges, quello che mi sconvolse con El Aleph, pellegrino a Palermo in un momento per lui critico per l’accusa di collaborazionismo con il governo argentino. Fu lui a sollecitare con entusiasmo la creazione del premio “La rosa d’oro”, inaugurato a Villa Zito per quella «Domitilla, buon tetragono ai colpi della sorte», come egli la definì.car
Qui visse ed operò senza risparmiarsi Aurelio Pes, sempre presente e propositore di eventi e scoperte di testi ed autori. E come rivisitazione della sua arte e ricostruzione storica il suo poema drammatico Ager sanguinis, Federico II, stupor mundi, che, se volete, potete ammirare nella ricostruzione del film Stupor mundi di Pasquale Squitieri, promosso nel 1998 da Nicola Cristaldi presidente della Fondazione Federico II per i 900 anni del Parlamento siciliano, con Claudia Cardinale, Lorenzo Crespi e lo storico Giordano Bruno Guerri, come Pier della Vigna. Lui che trattava con raffinatezza di Amore e Psiche, di Attis e Telemaco, di Il cimento del Sole e della Luna e del dramma di Medea, fra le più note opere teatrali. E l’amore per la sua città, Cara Palermo, complice di incondizionato affetto Dacia Maraini, ancora frequentatrice inesausta di questa città.