
Gennaro Sangiuliano, direttore del tg2, a soli 58 anni ha al suo attivo circa una ventina di saggi, oltre ad alcune direzioni in quotidiani nazionali, diverse cattedre universitarie, una laurea in giurisprudenza, un master in diritto privato europeo e un PhD in diritto ed economia. Davanti a un simile curriculum vitae non posso non osservare che invece in Italia siamo governati da un bel numero di ignoranti, tuttavia abbiamo ancora delle belle teste pensanti, le quali non hanno preso la scorciatoia per occupare qualche posto di potere. Non so quando ci libereremo di quegli incolti, ma so che, se non introdurremo un criterio di competenza anche nella scelta dei nostri candidati politici, l’Italia è destinata a scomparire. Il grado culturale denota la comprensione e, se non si è appreso, quanto si riesce a comprendere? Quanto si riesce a difendere il proprio Paese e a non svenderlo al mercato cinese? Democrazia non è “uno vale uno”, non lo era nemmeno per gli antichi Greci che sottoponevano i candidati a un esame attitudinale, la docimasia. Il fatto è che “abbiamo confuso l’assemblearismo permanente con la democrazia”, ha sottolineato Sangiuliano a Pordenonelegge, durante la presentazione della sua ultima biografia: Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina di oggi (Mondadori).
Sangiuliano ha esordito avvertendo che “la Cina possiede il 2% di Generali, Unicredito, Intesa San Paolo, Monte Paschi; ha acquisito la Pirelli, uno dei marchi storici del capitalismo italiano, il 30 % della nostra rete energetica”. Perché l’Italia ha consentito questi giganteschi investimenti? E nell’indifferenza dei media nazionali, la Cina ha raggiunto il controllo del Mediterraneo, comprandone i porti che vi si affacciano, e la maggioranza societaria di alcuni importanti porti italiani. Sta attuando il piano del suo presidente Xi Jingping: One belt, one road. Che una sola cintura sia l’unica via la dice lunga in termini egemonici e che poi gli sia stato dato il serafico nome di “La nuova via della seta” non deve trarre in inganno. Perché, come ci ha raccontato Sangiuliano, dietro a quel sorriso rassicurante e quell’aria gentile il presidente cinese cela una personalità strutturata, forgiata nelle avversità.
Nato nel ’53 come un “principe rosso”, figlio di un dirigente del partito comunista molto vicino a Mao, Xi Jinping a 15 anni finisce in un campo di rieducazione a dare per due anni da mangiare ai maiali, a causa della caduta in disgrazia del padre. Mao aveva fatto sua la pratica di Stalin di liberarsi dopo tot anni dei collaboratori più stretti affinché non prendessero troppo potere. Ma nel ’74 Xi Jinping riuscirà ad entrare nel partito maoista – la sua richiesta era stata respinta una decina di volte – e inizierà l’ascesa politica dalla gavetta: prima governatore di alcune province cinesi, poi sindaco di Shanghai, carica che gli spianerà la strada al potere.
Il presidente cinese sta realizzando il suo progetto neonazionalista fondato sulla riproposta del marxismo come religione politica e del confucianesimo come dogma culturale. Quindi la politica come religione e la religione come radice culturale. Ecco come ti indottrino la massa: “Noi siamo una cosa sola: una sola è la nostra tradizione, la nostra cultura, la nostra storia”. Così i cittadini-sudditi portano l’acqua al mulino cinese per farlo diventare il più potente del mondo e superare l’America, sottomessi all’uomo che è già il più potente del mondo, poiché ha avocato a sé le cariche di presidente, segretario del partito e capo delle forze armate.
“Sulla Cina Trump ci ha visto bene” ha sottolineato Sangiuliano. “Non è a favore dei dazi, ma li ha utilizzati come strumento per costringere Xi Jinping a sedersi al tavolo delle trattative. C’era troppo sbilanciamento economico: 800 miliardi di esportazioni dalla Cina in America, 200 di importazioni. E da lì anche Merkel e Macron hanno preteso venisse rispettato il principio di reciprocità. Invece l’Italia ha sottoscritto il Memorandum con la Cina senza chiedere alcuna contropartita”.
Siamo alla frutta? O abbiamo confuso il profumo dei soldi con il profumo della frutta? Fatto sta che gli italiani hanno sempre avuto un debole per l’esotico e, mentre i nostri politici si abbronzano lungo qualche spiaggia, i cinesi ci trasformano in una repubblica delle banane vendendoci isole gonfiabili con tanto di palma. Ci adatteremo a galleggiare sul finto ma economico? Forse ha ragione Xi Jinping: “La democrazia non è un valore, l’armonia è un valore”, dove ognuno sta al suo posto e svolge il ruolo che gli viene prefissato dal presidente semidio. E chissenefrega di pensare con la propria testa se la bocca ha da mangiare in abbondanza? Chissenefrega della libertà se abbiamo soldi in tasca per andare dove ci pare?
Noi non siamo i buoni e i cinesi i cattivi, ma è certo che oggi noi siamo gli indiani e loro i cowboy. Dialogare non significa cedere, ma accordarsi. Commerciare non significa farsi acquistare, ma acquistare. E difendere i nostri valori culturali significa una cosa sola: difendere la libertà. “Sempre con la schiena dritta” ha concluso Sangiuliano.
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