Ci siamo fermati. E non siamo diventati più buoni, anzi. Siamo frustrati e incattiviti per la situazione economica che ci attanaglia. Cerchiamo continuamente di dare la colpa a qualcuno. Nell’ordine: a Conte, a Di Maio, sempre a Renzi e sempre alla Fornero, alla pettinatura scarmigliata di Giovanna Botteri e al paludamento verde di Silvia Romano, al gatto con le pulci e al canarino che è fuggito dalla gabbia.
Ma non abbiamo ancora capito di chi sia la colpa. Noi stessi esclusi. Non ci sfiora nemmeno l’idea che tutti abbiamo potuto concorrere alla pandemia con comportamenti igienici e ambientali scorretti da lungo tempo. Trump poi non ha dubbi: è colpa dei cinesi e dei loro scienziati trogloditi che utilizzano i pipistrelli nella medicina! E così se ne lava le mani, come se il sistema della sanità e del lavoro funzionassero a meraviglia, prima, in America. Quasi quasi la pandemia gli è arrivata a fagiolo.
La globalizzazione ci ha insegnato a correre e abbiamo solo corso: chi si ferma è perduto. Ma questo lo diceva già Mussolini, cattivanima. Tutti a marciare in un modo o nell’altro dal secolo scorso, di qua e di là, fino a Pechino, fino a Pyongyang. Perché il tempo è denaro e il sole mangia le ore e la vita è breve e tutti devono ubbidire e… e… e…
Una mia cara amica correva sempre, pur non avendo bisogno di lavorare. Dicevamo: è come se le mancasse il tempo. Quasi avesse saputo che il suo tempo sarebbe stato breve. Un’altra amica artista anni fa ha aperto un negozio dove vende oggetti fatti da lei con messaggi filosofico-esistenziali. Il negozio si chiama: Renditi Conto. Ecco: quanti si rendono conto? Abbiamo solo corso, ma per andare dove? Per fare sempre gli stessi tragitti, arrivare negli stessi posti, fare sempre le stesse cose. Ci dava una sensazione di sicurezza, calmava la nostra ansia esistenziale. (Uso la prima persona plurale, il noi, ma in verità io ho fatto sempre il contrario, per natura, per partito preso, per vezzo. E ora scopro che, al contrario, non sono un caso patologico).
Ora ci siamo fermati, perché siamo stati costretti a fermarci. Ma ci siamo fermati davvero? Ci siamo fermati a pensare su noi stessi? Dove andavamo, cosa abbiamo fatto, e come continuiamo a perdere il nostro tempo prezioso, come stiamo consumando la nostra esistenza? Efficienza non significa vita. Non è fare tante cose che dà qualità alla vita. Ma come le fai e soprattutto come, prima, le pensi. Per aprire gli occhi, non devi guardarti allo specchio, ma intorno a te. Si va avanti con i paraocchi come i cavalli da tiro, si vede e non si guarda, osserva; tutto scivola via.
In tempi non sospetti, cioè prima dell’inizio del covid 19, Il Saggiatore ha pubblicato Fermati!: Manuale illustrato con esercizi per liberarti dalle catene dell’agenda, abbandonarti all’incanto di un istante e recuperare i tuoi ricordi, scoprendo con meraviglia che il tempo perso è un tempo ritrovato. Il titolo è esortativo: “Fermati!” L’autore anonimo. Fa le funzioni della propria coscienza, sempre che tu voglia guardarti dentro e non continuare a guardarti solo allo specchio.
Nella seconda pagina c’è uno specchio e sotto la scritta: “Ti ha cambiato di più il tempo o questo infido specchio?” Ci troverai le pagine della tua vita da sfogliare e completare con i tuoi pensieri sul tema specifico, che tocca le cose che facevamo da piccoli con le nostre famiglie, le cose che facciamo da grandi, quelle che avremmo sognato di fare e quelle che ci siamo trovati a fare. E scopriamo che spesso il tempo sprecato è stato quello del dovere che ci ha privato del nostro tempo oppure quello che abbiamo impegnato in tali futilità che non ne potremo scrivere nel nostro epitaffio. Tipo, invento ma non tanto: “Ho sempre seguito le mode e i trend, ho fatto tanto shopping e tanti viaggi, ho trascorso le vacanze invernali a Cortina e quelle estive a Porto Cervo, ho imitato Belen Rodriguez e Chiara Ferragni, ho letto i gossip e seguito i reality show. Me ne vado in pace”. Non credo proprio. Queste sono le ambizioni delle italiane con molta chioma e poco cervello. A questi soggetti il libro menzionato non è consigliato, perché sono irrecuperabili. Non solo non è un manuale banale genere new age, ma le frasi pur esposte semplicemente sono profonde e non scontate. Una per tutte: “Fai qualcosa che duri più di te”. Fermatevi a leggerlo!