Non suona più la campanella alla fine dell’ora e la merenda consumata durante l’intervallo, insieme ai compagni in corridoio, sembra un ricordo lontano: da più di due mesi in Italia, e via via nei paesi che hanno iniziato l’ormai noto periodo di “lock down”, le scuole hanno chiuso i battenti, pur continuando a garantire lezioni, verifiche e test attraverso la didattica a distanza. Una soluzione transitoria che (ci si augura) non esiga di sostituirsi al binomio insegnamento-apprendimento, connubio inscindibile dall’incontro vero e proprio e dal contatto umano; una scelta momentanea dunque, che non ha dispensato gli allievi di ogni ordine e grado dal loro consueto svolgimento dei compiti. Quaderni a quadretti o a righe, di misura grande o piccola, stropicciati o nuovi, disordinati o ben tenuti : è su queste pagine che da sempre e non solo in tempi di epidemia, si costruisce gran parte del sapere di ogni studente, alla prese con la propria formazione. Da adulti, poterle sfogliare di nuovo è un’opportunità considerevole e allo stesso tempo emozionante soprattutto perché permette di osservarsi a distanza di anni, scorgere cambiamenti, recuperare istanti e sensazioni dimenticate. Chissà come sarà per gli studenti che oggi scrivono temi sulla quarantena, rileggerli in futuro e ricordare così questi strani mesi di smarrimento? In ogni caso leggere un vecchio quaderno , anche se non il proprio, è un’esperienza singolare e l’Archivio dei Quaderni di scuola di Milano nasce anche per questo: valorizzare l’esperienza educativa, a testimonianza di un passato (dal più al meno recente) in grado di raccontarci i cambiamenti delle società, sotto la lente d’ingrandimento della scuola.
“Il progetto è nato alla fine del 2003 a Milano – racconta Thomas Pololi, ideatore dell’Archivio dei Quaderni di scuola- da un mio interesse per la scrittura infantile. Dopo qualche anno, nel 2008, una volta raccolto sufficiente materiale, ho iniziato a pubblicare alcuni testi su un blog che nel tempo ha acquistato una buona visibilità facendomi incontrare diverse persone interessate anche ad altri aspetti dei quaderni (ad esempio l’estetica delle copertine, o i contenuti storici dei quaderni più antichi). Così, nel 2014, io e un piccolo gruppo di “appassionati” abbiamo creato l’associazione culturale “Quaderni Aperti”, per conservare e valorizzare tutto il materiale raccolto. Nel febbraio 2019 la collezione è stata riconosciuta dalla Soprintendenza Archivistica come “archivio di notevole interesse storico”, perciò il percorso che ha portato alla “nascita ufficiale” dell’archivio è stato piuttosto lungo! Al momento il ‘core’ dell’associazione è composto da me e da mia moglie Anna Teresa Ronchi”.
Un lavoro lungo, meticoloso, attento e nel contempo singolare quello svolto in questi anni dall’Archivio, che si trova in via Broletto a Milano e che non si è limitato a raccogliere e riordinare quaderni di piccoli italiani del passato, ma è uscito dai confini nazionali giungendo ad ospitare taccuini provenienti da Francia, Lettonia, Regno Unito, Pakistan, Grecia, Russia, Australia e molti altri.
“Il più antico che abbiamo – prosegue Thomas Pololi – è un quaderno inglese del 1773, che contiene esercizi di calligrafia. Al momento questo è l’unico che abbiamo risalente a questo periodo, perché tutti gli altri partono dagli anni ’70-’80 dell’800. L’inventariazione è in corso in questi mesi, dunque stabilire un numero preciso dei quaderni presenti nonché dei paesi di provenienza non è possibile con precisione. Stimiamo di averne circa 1500 provenienti dall’Italia, e altri 1000 di altri paesi (per un totale, al momento, di 33 paesi). La maggior parte proviene dall’Europa, ma ne abbiamo anche diversi dell’America del Nord, qualcuno dell’America del Sud, della Cina, del Giappone, della Russia. Purtroppo invece, non abbiamo quasi nulla proveniente dai paesi africani, mediorientali e asiatici, ad eccezione di Cina e Giappone ma speriamo di colmare questa lacuna in futuro”.
Anche grazie alla nascita dell’Associazione Quaderni Aperti, è stato possibile far conoscere il progetto archivistico nelle scuole, tramite l’organizzazione di incontri conoscitivi e laboratori fino a quando poi, nel 2018, tramite una campagna di Crowdfunding , l’Associazione stessa ha dato vita a un archivio online chiamato Exercise Book Archive , dov’è possibile trovare già in digitale la maggior parte dei quaderni provenienti da numerosi luoghi del mondo. Un lavoro questo, altrettanto impegnativo che ha visto la collaborazione di volontari. La digitalizzazione utilizzata è di due tipi. “C’è quella fotografica – precisa Pololi – e quella attraverso le scansioni (che utilizziamo quando vogliamo riprodurre copie sfogliabili dei quaderni). Tutto il materiale digitalizzato viene archiviato e catalogato. In una fase successiva con l’aiuto di collaboratori di altri paesi selezioniamo i contenuti “più interessanti” (ovviamente una selezione molto soggettiva) e li facciamo trascrivere e tradurre in inglese. Il materiale digitalizzato, trascritto e tradotto viene poi utilizzato per realizzare progetti di valorizzazione di diverso tipo: dalle pagine social, alle mostre, alle pubblicazioni, ai laboratori con le scuole” .
Non si tratta infatti , come già detto, di mera conservazione di oggetti del passato: attraverso la lettura di questi quaderni emergono aspetti culturali e sociali per nulla secondari.
“I quaderni possono essere “letti” in tanti modi – spiega ancora Pololi – ognuno racconta qualcosa: c’è l’aspetto estetico (copertine, grafia, disegni), la componente storico/educativa (da cui emerge soprattutto l'”imprinting” che la società e la politica, in diversi periodi storici, hanno cercato di dare alle nuove generazioni – in senso positivo ma anche in senso negativo, se pensiamo ai regimi autoritari ad esempio), e poi, quasi sommerso dal resto ma comunque presente, il racconto individuale dei bambini del passato. Forse è quest’ultima componente che a noi affascina di più, perché i quaderni aprono finestre su “mondi bambini” ormai scomparsi e che altrimenti sarebbero inaccessibili. Trovare racconti personali e “segni” di bambini così lontani, nel tempo e nello spazio, per noi significa poter salvare e trasmettere ai lettori del presente e del futuro una testimonianza unica e preziosa”. Per il futuro, l’Archivio dei Quaderni di scuola ha in mente di proseguire ad occuparsi di diverse iniziative che consolidino ancora di più gli scambi e le collaborazioni con le realtà estere che hanno preso parte al progetto. .
“Dividiamo “mentalmente” le attività in Italia – conclude Pololi- dove abbiamo già fatto tanto e dove stiamo organizzando una mostra itinerante che viaggerà per i prossimi 5 anni, e quelle all’estero, dove ci stiamo affacciando solo da pochi mesi. Vorremmo innanzitutto realizzare una mostra con i contenuti internazionali da portare in altri paesi, e poi cercare collaborazioni per poter utilizzare i contenuti dei quaderni come “ponte” tra bambini di diverse provenienze. Ci interessa molto l’aspetto “accomunante” dell’infanzia, un periodo della vita in cui si sperimentano una solidarietà e una purezza di intenti che pensiamo possano fare da “collante” tra persone di età e generazioni diverse. Crediamo anche che possano fungere da antidoto alla “cattiveria” e alla diffidenza che avanzano. Il nostro obiettivo insomma, è quello di usare il materiale dell’archivio per costruire progetti che vadano sempre più in questa direzione”.