In occasione della pubblicazione del suo secondo romanzo dal titolo Prove per un requiem, un thriller targato Les Flâneurs Edizioni, sequel del fortunato noir Omicidi in si minore, abbiamo deciso di intervistare lo scrittore Davide Bottiglieri, futuro ingegnere biomedico e giovane promessa della letteratura italiana. È proprio con il suo esordio letterario che Bottiglieri si è fatto notare in Italia, vincendo premi letterari, sommando più ristampe, percorrendo lo stivale con numerose presentazioni e concedendo la realizzazione di una graphic novel a cura del fumettista Salvatore Parola.
Bottiglieri è stato anche direttore artistico dell’evento CinemAzioni per i Diritti Sociali, tenutosi quest’anno a Salerno e durante il quale sono stati premiati noti artisti attivisti.
Abbiamo quindi rivolto all’autore alcune domande:
Quando è nata la passione per la scrittura e quando hai cominciato a scrivere?
“Ho iniziato a scrivere molto presto. Durante gli anni del liceo avevo un blog che aggiornavo settimanalmente, integrando quello che si può definire un romanzo a puntate di genere hard-boiled. È stata una parentesi molto importante perché mi ha permesso di esercitarmi e migliorare una tecnica ancora molto acerba. Nonostante il successo del blog, decisi di chiuderlo, ma continuai a scrivere e cimentarmi in diversi generi letterari”.
Come si coniuga la passione per l’ingegneria biomedica con quella per la scrittura?
“Non è raro che una persona inserita nel ramo scientifico si interessi di scrittura. Luciano De Crescenzo, ad esempio, era un ingegnere e lo stesso Camilleri usava un metodo rigoroso, quasi matematico, per la stesura dei suoi romanzi. Il mio essere ingegnere lo si nota già nella scelta del genere letterario: nel giallo, infatti, il protagonista solitamente utilizza un processo deduttivo per arrivare al criminale, difficilmente si affida al caso! Nei miei libri sono inoltre presenti tossine e richiami numerologici. L’intera saga è strettamente legata al numero 4, presente sia nella trama che nella struttura dei libri. Anche nella stesura procedo in modo rigoroso e ordinato: nel mio computer ci sono cartelle e file dedicati a ciascun personaggio, proprietà e utilizzo di veleni, caratteristiche toponomastiche, riferimenti storici etc.”
Chi o cosa ti ha spinto a scrivere?
“Probabilmente la mia natura di narratore. Fossi nato in un’altra epoca, probabilmente sarei stato un contastorie, uno di quei bardi che ammaliano con l’arte oratoria nelle locande. Mi piace raccontare storie, affascinare con il mistero, rapire con le suggestioni. Adoro giocare con il lettore ed è per questo che sto via via teatralizzando le mie presentazioni, aggiungendo oggetti di scena e storytelling!”
Perché il genere giallo?
“È di certo il genere più confacente alla mia natura. È un genere come acqua che assume i connotati del recipiente che la ospita: aggiungi introspezione e diventa un noir, marchi la suspense e si trasforma in un thriller, ti concentri sulle indagini e muta in un poliziesco… Credo che il giallo sia il genere più divertente da scrivere, proprio per la libertà che ti concede!”
Come mai il riferimento al mondo musicale?
“Il mondo della musica classica è estremamente affascinante. Al di là delle composizioni, di per sé sublimi, molti compositori sono accompagnati da leggende e dicerie estremamente suggestive, come il patto col Diavolo stretto da Paganini, o la commissione di Dio a Mozart per il suo requiem, oppure il viaggio onirico di Tartini che portò alla composizione de Il trillo del diavolo. Ho legato il secondo libro al compositore di Salisburgo, mentre il primo fa riferimento alla Sonata in si minore che Listz realizzò per Schumann quando questi era in una clinica psichiatrica. Entrambi i volumi sono legati alle rispettive opere musicali in struttura e significati, talvolta assecondandone il ritmo attraverso l’evoluzione della trama”.
Pensi di tradurre i libri già pubblicati in inglese, visto il successo incontrato?
“Sfondare il mercato internazionale è un sogno e un obbiettivo, anche perché da un lato rappresenterebbe una consacrazione, dall’altro significherebbe “aggredire” una fetta di lettori più legati a questo genere rispetto a quelli italiani. L’opera di traduzione e distribuzione fuori Italia non è cosa semplice, per costi e logistica, ma ci si sta lavorando. La mia casa editrice si muove anche in questa direzione e spero di tagliare presto questo fantastico traguardo”.
Nuovi progetti in corso?
“I progetti sono numerosi! Sto lavorando alla sceneggiatura della graphic novel basata sul primo libro, Omicidi in si minore, a cura del fumettista Salvatore Parola, che uscirà nei primi mesi del 2020. Ho promesso un terzo e conclusivo capitolo della saga, ma prima concluderò un lavoro per la mia città, Salerno, del quale conto di dare presto notizie. Intanto sono in fase di sperimentazione e ho realizzato una “versione letteraria” del pluripremiato cortometraggio Martino del regista Luigi Di Domenico, che proverò a inserire in un’importante antologia. A partire dal prossimo mese, verranno realizzati eventi in cui saranno esposti in anteprima i lavori di Salvatore Parola sulla graphic novel, mentre le presentazioni in storytelling e oggetti di scena saranno arricchiti dalla partecipazione del soprano Clotilde Balzano che affiancherà il già consolidato Giorgio Di Fusco”.
Ringraziamo lo scrittore e ci auguriamo che questa intervista possa suscitare curiosità nei lettori italoamericani e americani.
Nella foto a destra Davide Bottiglieri ospite, per presentare il suo ultimo libro, all’evento Vicolo DiVino a Castiglion Fiorentino. A sinistra: Luca Trippi, relatore all’evento.