“Formo al Sud – Etnografia di un’azienda meridionale” è il nuovo libro di Lucio Iaccarino. Domenica 2 settembre alle 18,30 sarà presentato ad Agerola. Il pomeriggio letterario Libri in Corte, ideato e condotto da Flavio Pagano, ospita Lucio Iaccarino con il suo ultimo libro “Formo al Sud – Etnografia di un’azienda meridionale” edizioni Ad Est dell’Equatore. Alla presentazione interverranno Paola De Vivo, ordinario di Sociologia economica all’Università Federico II di Napoli; Giuseppe Melara, direttore generale Formamentis, Alessandro Sansoni, consigliere nazionale Ordine dei Giornalisti. Alla Voce di New York abbiamo incontrato l’autore.
Formo al Sud, che storia è? Il sottotitolo recita: etnografia di un’azienda meridionale.
“L’etnografia è una metodologia di ricerca che consente di osservare e analizzare aziende, pubbliche amministrazioni e diversi tipi di gruppi, grazie all’ingresso di un ricercatore che scruta nei meccanismi organizzativi, prendendo appunti e facendo interviste. Formo al Sud è il risultato di questo lavoro, uno storytelling polifonico che mostra le diverse voci di manager e dipendenti di un’azienda meridionale, voci che dialogano tra loro, in grado di esprimere posizioni diverse, all’interno di visioni condivise”.
Un Mezzogiorno inquadrato da un’angolazione diversa, operoso e speranzoso?
“L’angolo di osservazione che ho scelto è doppiamente interessante, in quanto il gruppo Formamentis al centro del mio racconto, partecipa alle politiche per il Mezzogiorno attraverso la formazione finanziata, l’implementazione di politiche attive per il lavoro, la mobilità internazionale. Un agente di sviluppo, in grado di accompagnare migliaia di lavoratori verso l’acquisizione di competenze sia tecniche sia trasversali, rendendo le aziende più competitive su scala nazionale e internazionale.
Come è stata la sua esperienza all’interno di questa azienda?
“Per 4 mesi ho lavorato a contatto a con le risorse umane di Formamentis, come uomo-ombra di manager e dirigenti, intervistando una trentina di dipendenti, in un’azienda meridionale che opera nel terziario avanzato, impiegando oltre 200 risorse umane, con sedi territoriali dislocate in 4 regioni del Sud (Campania, Calabria, Puglia e Basilicata). Le sfide organizzative di Formamentis sono le stesse del Mezzogiorno: il superamento del familismo, la selezione di talenti e di manager capaci, la risoluzione dei conflitti organizzativi, la costruzione di un clima di fiducia intra e inter aziendale, la diversificazione e la programmazione degli investimenti, la costruzione di una cultura della formazione, la ricerca di metodologie innovative per valorizzare il capitale umano, la costruzione di nuove leadership”.
Intanto continua la migrazione soprattutto dei giovani che all’estero trovano l’occasione giusta mentre una laurea, una specializzazione a meno che non sei raccomandato, diventano carta straccia. Che opinione si è fatta e cosa consiglia oggi a un giovane del Sud?
“Assistiamo ad un invecchiamento delle risorse umane occupate al Sud, registrando nell’ultimo decennio un meno 580 mila occupati tra i 15 e i 34 anni, segno meno anche per gli occupati tra i 35 e i 54 anni che scendono di 210 mila unità, a fronte di valori positivi solo per gli over 55 (Fonte: Rapporto del 2018). Non è sbagliato andare al Nord o all’estero, purché non si tratti di percorsi obbligati e a patto che si possano riportare sul proprio territorio le esperienze acquisite. Per chi vuole restare ci sono opportunità da cogliere, grazie alle Agenzie per il Lavoro. I dati in possesso dell’APL di Formamentis parlano di decine di posizioni da coprire, proprio nei nostri territori e nel resto del Sud”.
Il nostro Paese ha subito una grande deindustrializzazione: aziende che si spostano in Paesi con meno tasse e meno regole, un capitale umano che assiste a un declino lavorativo senza precedenti. La fascia che va dai 30 ai 50, si aggiunge alla grande disoccupazione. Il quadro non è affatto felice
“Certo esistono paradisi fiscali, zone franche e paesi in cui il costo del lavoro e molto più basso. Specie in settori a sfruttamento intensivo di manodopera è antieconomico pensare di trattenere nelle economie avanzate produzioni delocalizzabili in contesti più favorevoli. Ma la divisione internazionale del lavoro necessita anche di funzioni come commercializzazione, marketing, logistica, sviluppo di tecnologie e di reti digitali che richiedono competenze specialistiche, investimenti in ricerca e sviluppo, dove il costo più elevato e un inquadramento lavorativo più stringente contribuiscono a innalzare la qualità di prodotti e processi. Difficile comprendere il ruolo che il nostro Paese vuole giocare, ma di certo l’UE spinge verso ricerca e sviluppo di competenze avanzate, verso percorsi di inserimento e reinserimento qualificato nel mercato del lavoro. Perdere il posto di lavoro per i Trentenni-quarantenni, oggi considerati ancora giovani, è cosa ben diversa rispetto ai cinquantenni, per i quali esistono programmi di reinserimento ma le soluzioni devono essere strutturali e non influenzate dai tornaconti elettorali”.
Sul tavolo della politica, il lavoro è sempre al centro delle campagne elettorali e poco presente nelle scelte governative. Dalla questione meridionale non se ne esce. Come lo commenta?
“L’impressione è che gli strumenti utilizzati a livello centrale vadano ad irrigidire questo mercato riportandolo in epoca pre-Biagi. Il continuo cambio di indirizzo in materia di lavoro rischia di diventare un boomerang e di abbassare le aspettative delle aziende che hanno navigato durante le turbolenze della crisi e che oggi si sarebbero auspicate una legislazione più favorevole, in grado di assecondare la crescita, incentivando nuove assunzioni. Rispetto al passato, abbiamo una classe dirigente a maggioranza meridionale, un Presidente della Repubblica siciliano, un Presidente del Consiglio nato in provincia di Foggia e un Vice Presidente nato ad Avellino e vissuto a Pomigliano d’Arco, un Presidente della Camera napoletano e un Dicastero senza portafoglio sul Sud ricoperto da una leccese. Sarebbe difficile immaginare un quadro congiunturale più favorevole”.
Lucio Iaccarino (Napoli, 1970) Dottore di Ricerca in Sociologia, Consulente strategico per conto di diverse imprese e professionisti, ricercatore senior, si è occupato di reti politiche, relazioni sociali, comunicazione e politiche pubbliche. Insegna Brand Management in master e corsi di formazione. Tra le sue pubblicazioni: La rigenerazione (Napoli 2005), Napoli bene (Roma 2008), Emozioni primarie (Napoli 2011), Napoli Brand (Napoli 2013).