Che lo si chiami Pinocchio, Pinocho o Pinóquio, la storia , le emozioni e l’ affetto per il burattino di legno conosciuto in tutto il mondo, non conoscono crisi.
Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, pubblicato per la prima volta nel 1881, ha venduto 35 milioni di copie, complici anche la famosissima trasposizione cinematografica animata della Walt Disney e l’altrettanto celebre trasposizione televisiva RAI di Luigi Comencini con Nino Manfredi, è diventato un classico della letteratura per ragazzi.
Le avventure di Pinocchio costituiscono un fenomeno letterario unico, se consideriamo che l’Italia unita non ha dato all’umanità nessun’altra opera che, per il successo senza confini e la risonanza in ogni cultura, possa essere paragonata a questa.
Illustrazione di Carlo Chiostri, Pinocchio col Gatto e la Volpe al Gambero Rosso (1901)
Pinocchio in versione Disney (1940)
La storia della nascita del libro, poi, frutto del caso, ha un che di rocambolesco. Il suo autore, Carlo Collodi, all’anagrafe Carlo Lorenzini giacché Collodi è un nome d’arte, non avrebbe mai pensato che quella storiella, apparsa a puntate con scadenze irregolari sul Giornale per i bambini di Ferdinando Martini, avrebbe avuto, poi, tutto il successo che ha ottenuto; anzi, gli episodi, apparsi a cadenza fissa sul giornale, non erano neppure corredati da particolari illustrazioni o disegni; insomma, come diremmo oggi, non erano supportati da nessun sforzo ulteriore di marketing pubblicitario.
Le particolarità però non finiscono qui: per ben due volte, la pubblicazione delle storielle del burattino di legno, vennero interrotte. Forse, all’epoca, già una certa censura oscurantista e bacchettona, vedeva nelle avventure di un burattino di legno, qualcosa di pedagogicamente pericoloso, o senza dubbio, come accade per le novità, qualcosa di rivoluzionario.
Difficile immaginare peggiori premesse e condizioni più sfavorevoli alla nascita di un capolavoro. Pinocchio, però, si è imposto all’attenzione universale, è stato successivamente tradotto in 240 lingue e, dopo più di un secolo, continua a suscitare articolati commenti e discussioni più o meno sottili.
Le ragioni del suo successo internazionale si trovano innanzitutto nell’originalità della storia, nella creatività dei personaggi, nell’imprevedibilità della trama, e, di certo, nella freschezza della lingua usata, sempre essenziale, ma scintillante e briosa. Una fantasia inesauribile sorregge l’intera favola e avvince chi si pone in ascolto di questo straordinario narratore, Carlo Collodi.
Ritratto di Carlo Collodi
Ma chi era il “vero” padre di Pinocchio? La nascita di Collodi avviene, come quella di Pinocchio, in una fredda sera del 24 novembre 1826 alle 20.30, in una casa di Firenze e non nella cittadina di Collodi, come molti ritengono e dove invece abitavano i nonni materni.
Figlio di Angiolina Orzali e di Domenico Lorenzini, entrambi dipendenti della nobile famiglia del marchese Garzoni, ebbe la possibilità, come anche le sue sorelle, di studiare: un lusso raro per l’epoca. Carlo, sin da bambino, possedeva un carattere esuberante e ribelle, quindi fu indirizzato verso gli studi ecclesiastici presso il Seminario di Val d’Elsa e poi dai Padri Scolopi di Firenze, con lo scopo appunto, di redarguirlo. Fu sempre un grande lettore, un curioso osservatore della realtà circostante, sin da bambino, ecco perché, appena ne ebbe l’occasione, svicolò dagli ambienti ecclesiastici per abbracciare la sua grande passione: il giornalismo e la scrittura.
I suoi primi romanzi, tra cui Un romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno. Guida storico-umoristica, pubblicato nel 1856 e in cui l’autore fu tra i primi a evidenziare la novità tecnologica della ferrovia, mostrano tutto lo spirito esuberante del novello scrittore; Lorenzini-Collodi fondò in seguito il periodico Il Lampione che si prefiggeva di “far lume a chi brancolava nelle tenebre”; dopo la (temporanea) restaurazione granducale Il Lampione dovette chiudere (riaprirà undici anni dopo) e Lorenzini si dedicò al giornale Scaramuccia (soprattutto di critica teatrale) collaborando ad altri periodici fra cui Il Fanfulla.
La sua strada maestra, però, la trovò quando, già avanti con gli anni, si dedicò alla letteratura per l’infanzia. Per questa attività adottò il nome di Collodi che non è altro che il nome del paese originario della madre (all’epoca in provincia di Lucca, mentre dal 1927 si trova in provincia di Pistoia).
La prima edizione del libro (1883)
Dopo Giannettino (1875) e Minuzzolo (1877) scrisse il suo capolavoro, Le avventure di Pinocchio, che apparse a puntate sul Giornale per i bambini nel 1881 con il titolo La storia di un burattino e che in quella versione si fermava al quindicesimo capitolo. Dopo pochi mesi Collodi riprese la narrazione del libro con il nuovo titolo per portarlo a termine nel 1883, anno in cui venne raccolto in volume dall’editore Felice Paggi di Firenze. Ad onor del vero, in origine le avventure di Pinocchio si concludevano con l’episodio dell’impiccagione e con la morte del burattino; ma le proteste dei piccoli lettori, contrari ad una fine così triste per il loro beniamino, indussero Collodi a proseguire il racconto che, come tutti sappiamo, si conclude con la trasformazione magica da burattino a bambino, creando il mito di Pinocchio, giunto ai giorni nostri.
Dopo la loro trionfale apparizione in un volume, Le avventure di Pinocchio, diventarono presto un classico della letteratura dell’infanzia, ma non solo. L’opera è stata pubblicata in 187 edizioni e tradotta in oltre 240 lingue e diversi dialetti, ha avuto decine di illustratori, è stata adattata per il cinema, il teatro, la danza, il fumetto, ha ispirato canzoni e opere d’arte, è stata oggetto di saggi e trattati e giocattoli e pupazzi che riproducono le sembianze di Pinocchio sono venduti in tutto il mondo: non male per un burattino di legno.