Quanti di voi, almeno una volta nella vita, hanno tentato l'impresa di portare a termine la lettura di Infinite Jest, il romanzo di oltre mille pagine scritto da David Foster Wallace e pubblicato dalla Little Brown nel 1996? Fresco della sua prima stampa in lingua francese, il libro, nonostante i quasi vent'anni che lo separano dalla stesura, continua ad attirare l'interesse di appassionati sparsi in ogni angolo del mondo, con tanto di circoli che si riuniscono con cadenza regolare per portare avanti una lettura collettiva. Una similitudine che forse si può accostare solo al capolavoro di James Joyce, Ulysses. Accantonando per un momento la mitizzazione culturale ed umana, all'indomani del suo suicidio, avvenuto nel 2008 dopo un'esistenza passata a combattere La Cosa Brutta – una depressione profonda che l'ha seguito come un'ombra fin dall'adolescenza – Wallace, è senza dubbio uno degli scrittori più importanti e rappresentativi dei suoi anni, capace di portare avanti e, al tempo stesso, distruggere la tradizione e lo stile di scrittori come John Barth e Doland Barthelme, contribuendo a dare vita al nuovo profilo della letteratura americana.

Lo scrittore americano David Foster Wallace, autore di Infinite jest
Tra racconti (Girl with Curious Hair, in Italia La Ragazza dai capelli strani), reportage (A Supposedly Fun Thing I'll Never Do Again, in Italia Una cosa divertente che non farò mai più), romanzi (The Pale King, in Italia Il Re pallido) ed incursioni nella politica a stelle e strisce (Up, Simba), David Foster Wallace, ha raccontato l'America nel modo più schietto, divertente, doloroso e autentico possibile, grazie a crociere extralusso, fiere dell'aragosta, partite di tennis, uomini schifosi, talk show e tornado. La sua scrittura è così vivida, fotografica da poter essere paragonata al corrispettivo letterario delle opere del pittore Chuck Close. A meno di dieci anni dalla sua scomparsa il Sundance Film Festival ha recentemente ospitato l'anteprima di The End of The Tour, il film diretto da James Ponsoldt tratto da Come diventare se stessi (Minimum Fax. Edizione originale: Although Of Course You End Up Becoming Yourself: A Road Trip with David Foster Wallace, Broadway Books, 2010), il libro, edito nel 2010, del giornalista David Lipsky, inviato da Rolling Stone per passare con lo scrittore di Ithaca, interpretato da Jason Segel, alcuni giorni proprio durante la fine del tour promozionale di Infinite Jest. Un romanzo ricco di temi, personaggi e riferimenti letterari che vanno dalla dipendenza all'ossessione, dagli abusi al ruolo della pubblicità, dal realismo isterico al dramma, con memorabili incursioni nel comico e nel grottesco. Molti però, come già accennato, sono coloro che hanno abbandonato la lettura dopo una manciata di pagine a causa di periodi interminabili, centinaia di note e di una scrittura stratificata capace di stimolare ma anche mettere a dura prova il lettore.

Foto: PD Rearick, Infinite Jest Project: Phase 1
E allora c'è chi, come l'artista americana Corrie Baldauf, dopo un paio di tentativi fallimentari, ha messo in atto un'escamotage di lettura che nel suo caso si è trasformato in un vero e proprio progetto artistico: Infinite Jest Project, Phase 1. Baldauf ha evidenziato con un post it del colore corrispondente tutte le citazioni cromatiche, 2.600, presenti nel romanzo. “Le sezioni alle quali tenevo maggiormente erano quelle riferite ai colori” ha dichiarato l'artista nel corso di un'intervista rilasciata ad Hyperallergic, il forum dedicato alle arti e alla cultura contemporanea di base a Brooklyn. Questo suo interesse si è trasformato in qualcosa di più, tanto da portarla non solo a vivere la lettura con un'attenzione unica, addentrandosi capillarmente nella scrittura di Wallace in un modo quasi morboso, ma ha anche dato vita ad un oggetto artistico.

L’artista Corrie Baldauf
Quello che prima era un romanzo, un'opera letteraria a se stante, si è stratificato, assumendo un duplice significato, dato proprio dal contributo artistico di Baldauf, assumendo una nuova forma che muta al progredire della lettura, data proprio da quei post it colorati che ne trasformano il profilo. Con un curricula artistico di tutto rispetto che l'ha portata ad esporre i suoi lavori in giro per il mondo, con tanto di opere incluse in esposizioni permanenti (Nerman Museum of Contemporary Art), dopo una Laurea in Belle Arti al Kansas City Art Institute del Missouri e un Master conseguito alla Cranbrook Academy of Art del Michigan, la Baldauf tiene corsi universitari, di teoria e pratica, in alcuni atenei statunitensi come la Lawrence Technological University.
La lettura del romanzo di Wallace è iniziata nel 2013 e, proprio mentre procedeva con la sua opera di mappatura, l'artista ha cominciato a postare su Twitter pensieri ed immagini relativi alla sua impresa letterario/artistica riscuotendo l'interesse dei lettori che hanno dimostrato la loro partecipazione condividendo il suo percorso artistico in altrettante pagine social, dando vita ad una sorta di dialogo virtuale con gli utenti che lei stessa ha definito una forma di “intimità digitale” (con tanto di hastag #DigitalIntimacy), nata in un contesto, se ci si sofferma a pensare, molto vincolante, quello dei 140 caratteri del social network, che si andava a scontrare invece con lo stile verboso di David Foster Wallace. “È il primo progetto che ho realizzato, nel quale la conversazione è creativa coma la realizzazione” ha affermato l'artista di Detroit, intervistata da Sarah Rose Sharp.

Un’immagine dall’account Twitter dell’artista
Su Twitter, Baldauf stimola gli utenti con domande sull'autore, citazioni prese dalle sue opere o fotografie del work in progress. Un'attività collaterale al progetto che man mano ne è diventata parte integrante per trovare subito un confronto diretto ed uno stimolo a continuare, grazie all'interesse di un piccolo numero di follower, lettori appassionati dell'opera di Wallace, che chissà che un giorno possano vedere esposte in un museo le copie del romanzo al centro del progetto, esempio di come l'arte possa passare e arricchirsi anche attraverso un tweet. Stessi follower/lettori che nei il 17 ottobre potranno assistere all'incontro organizzato dal Cranbrook Art Museum nel quale Baldauf, grazie alla Small Editions, casa editrice di New York che pubblica e supporta i libri di artisti contemporanei, parlerà del suo progetto dedicato al romanzo.

Un altro progetto dell’artista Corrie Baldauf
Se la lettura di Infinite Jest parte dal suo interesse ad approfondire il legame tra ossessione e letteratura, la scelta di concentrarsi sui colori non è del tutto casuale. Basta guardare alle altre sue opere per renderci conto di come le sfumature cromatiche siano centrali nell'arte di Baldauf. Da Optimism Filters, grandi rettangoli di plexiglass colorati con i quali ridefinisce il profilo di Detroit a Diamond X: Absence as Open Space, dipinti in acrilico dai colori vivaci e le linee asciutte, fino a Frames For The People, minimali istallazioni luminose che riqualificano il concetto di spazio, il lavoro di Corrie Baldauf sembra prendere le mosse proprio dal bisogno di giocare con le tinte ed inserirle in contesti disparati, dall'ala di un museo di arte contemporanea fino alle strade di una città americana.
E se l'ossessione è uno dei temi di Infinite Jest – citazione shakespeariana e titolo del film di James Incandenza che produce assuefazione nei suoi spettatori – va detto che ha contagiato, artisticamente, anche lei. Dopo aver finito la prima lettura, l'artista ha deciso di procedere infatti con la Only Only: Phase 2 of the Infinite Jest project, una mappatura tematica e cronologica del libro che si è tramutata in una terza, presumibilmente, conclusiva fase, che la vede alle prese con l'evidenziazione di tutti i nomi presenti nel romanzo culto di David Foster Wallace.
L'ennesima attestazione di come lo scrittore sia divenuto, suo malgrado, un'icona culturale. Un uomo buffo, un nazista della grammatica con la bandana stretta in testa. Uno scrittore capace di mostrarci a noi stessi perché, come scriveva proprio in Infinite Jest: “È difficile notare quello che vedi tutti i giorni. .