Caro Direttore,
Leggo sulla VOCE un intervento non del tutto in armonia con il prestigio e la fama della testata. Il sig. Franco Pelella attacca Pino Aprile senza alcun vero motivo di carattere storiografico-culturale. Nel sig. Pelella firmatario di quella nota alcuni di noi riconoscono probabilmente un isolato personaggio sistematicamente ostile ad Aprile e a quanti in questi anni hanno finalmente scritto storie diverse da quelle che 150 anni di retorica risorgimentalista ci hanno raccontato.
Il sapore complessivo sembra più quello della polemica personale che culturale e, se me lo consente, e per capire le “dimensioni” del “fenomeno”, posso riferirle di un gruppo di amici che goliardicamente, tempo fa, hanno assegnato a Pelella il “Premio-Particella di Sodio 2014” (la povera particella animata in cerca di amici in un famoso spot di un’acqua minerale) per il bassissimo numero di consensi raccolti dai suoi post su facebook… Pelella anche questa volta dimostra di non conoscere la storia se non quella dei libri di scuola a partire da quelli della scuola elementare (i mille, Pisacane, Francesco II disprezzato come “Franceschiello” e così via). Dimostra di non essere aggiornato su tesi che non sono state scritte (solo) da Pino Aprile ma che ormai sono state confermate da studiosi anche accademici come Daniele, Malanima, Fenoaltea, Ciccarelli, Tanzi, Collet, Di Rienzo, De Matteo, Fiore, l’ultimo Davis ecc. ecc. e anche ormai da insospettabili testimonial come lo stesso Renzi o Visco, Scalfari, Mieli, Delrio, Della Loggia ecc. ecc. quando ribadiscono la verità dei massacri subiti come “briganti” dalla nostra gente o le verità dei saccheggi o degli smantellamenti delle nostre strutture produttive ad opera dei “fratelli” sabaudi e delle conseguenti drammatiche e attualissime emigrazioni del tutto sconosciute prima del 1860.
Pelella, infine, non conosce neanche la storia recente, compresa quella del premio Levi se si chiede cosa c’entri Aprile con Levi: non sa che (io c’ero quel giorno ad Aliano) per il presidente del Consiglio Regionale “Terroni ci riporta a Levi e al levismo”; non sa che il nipote di Levi, Guido Sacerdoti, pittore, medico e presidente della Fondazione, ringraziò personalmente Aprile e gli consegnò una scultura dello zio. Pelella, evidentemente, ammesso che abbia mai letto un libro di Aprile, di certo non ha letto “Giù a Sud” e lo splendido capitolo dedicato a quella giornata (“Dov’è l’altrove?”). Le distinzioni astratte e inutili tra presunti sudisti e presunti meridionalisti, infine, lasciamole a quei cattedratici responsabili come “formatori” di classi dirigenti o direttamente come classi dirigenti che hanno ridotto il Sud nelle condizioni che sappiamo e vogliono evitare ad ogni costo qualsiasi necessaria e logica autocritica. Per salvare il Sud serve gente che, a differenza loro, ami veramente il Sud. Pino Aprile è uno di quelli che il Sud lo ama. Dieci Pino Aprile lo avrebbero già salvato. E il grande successo di Aprile e delle “altre” storie ci dimostra che si tratta di una speranza fondata e, anche se Pelella se ne rammaricherà (ce ne faremo una ragione), è una speranza per tutti noi e per le prossime generazioni finalmente consapevoli e fiere.
Salvatore Lanza, Napoli