Questa settimana, e prima di prenderci un po’ di pausa estiva, consigliamo un libro fatto apposta per i molti che certamente si stanno mettendo in viaggio verso la Grande Mela, ma anche per chi New York la conosce attraverso il cinema, e vuole sapere qualcosa di più sugli angoli della metropoli che si sono prestati a fare da set.
Il libro è New York, ciak si gira, uscito prima in Francia e ora in traduzione italiana per le edizioni L’Ippocampo, in collaborazione con Mymovies, sito leader in Italia nell’informazione cinematografica, e Mymovieslive!, piattaforma streaming di cinema online. Particolarità di questa che di fatto è una guida è, non a caso, rendere possibile, tramite gli appositi QR code pubblicati sotto alla scheda di ogni film, l’accesso al database di Mymovies.it per vedere i trailer.
Vediamo un po’ i contenuti di queste 150 paginette circa. Come avrete intuito, si tratta di un viaggio attraverso locali, alberghi e altri luoghi di New York immortalati dal cinema, 62 per la precisione, suddivisi per quartieri (Upper West e Upper East Side, Midtown, Chelsea e Union Square ecc.) o per tipologia (Cultura, Hotel, Ristoranti, Shop e una voce un po’ misteriosa, Esperienza, che racchiude altri luoghi non altrimenti identificabili come la High Line o lo zoo di Central park). Per ogni luogo, una breve scheda, alcune foto, le stelline dei prezzi/tariffe e un film di riferimento.
La descrizione si sofferma di più sui luoghi, per la verità; e ci sarebbe piaciuto, almeno in qualche caso, che dedicasse maggiore spazio alle scene dei film che hanno ospitato. Qualche scelta, inoltre, ci fa alzare un sopracciglio: davvero il St Regis Hotel è il luogo che associamo al film Taxy Driver, sconvolgente immersione di Martin Scorsese nella New York più sporca e malfamata, ovvero all’epoca (1976) quella attorno a Times Square, oggi come tale in gran parte scomparsa?

New York, ciak si gira
Ma per altre memorabili location, questa guida può essere un buon compagno di viaggio. Vediamone alcune. Il locale dove Meg Ryan simula un orgasmo nell’indimenticabile Harry, ti presento Sally? Kat’z Delicatessen, fondato nel 1888, quando il Lower East Side raccoglieva la gran parte delle famiglie ebree da poco emigrate dall’Europa orientale, ancora oggi un’istituzione della ristorazione della Grande mela con i suoi piatti da ordinare al banco. E l’edificio dove è ambientato l’inquietante Rosemary’s baby di Roman Polanski? Il Dakota building, uno dei complessi residenziali di lusso più antichi della città, affacciato sul Central park e nel cui ingresso, come noto, venne ucciso John Lennon, mentre rincasava nell’appartamento dove tutt’ora vive la moglie Yoko Ono. Oppure il ristorante “popolare” dove Carrie e Mr. Big festeggiano il loro matrimonio nel lieto fine di Sex and the City, il film del 2008 tratto dalla celebre serie? Junior’s, ristorante a conduzione familiare di Brooklyn, con insegna e menù rimasti immutati dagli anni 50.
Qui e là compaiono i luoghi più famosi della città: l’Empire State Building, dove si arrampica King Kong nella pellicola omonima del 1933 (all’epoca era il grattacielo più alto del mondo), la Statua della Libertà associata ad alcune sequenze di Titanic (ma ovviamente, anche a moltissimi altri film), il Manhattan’s Bridge di alcune scene (e del cartellone) di C’era una volta in America, il Museo di storia naturale su Central Park West, quello degli scheletri dei dinosauri (ma anche con una bellissima sezione di antropologia), dove è ambientato Una notte al museo.
Girando pagina, invece, ci si può imbattere in vere chicche, più difficili da scovare se non si è in compagnia di qualche newyorchese doc. Ad esempio Zabar’s, altra storica delicatessen cittadina, sempre aperta, con enorme reparto formaggi, angolo kosher e caffè torrefatto sul momento, a cui Woody Allen ha reso omaggio in Manhattan. Oppure la Minetta Tavern nel Greenwich Village, dove sono state ambientate scene di film come Il Padrino II o Sleeper, ma dove pranzarono anche celebri scrittori, come Hemingway o Dylan Thomas, rinnovata nel 2009 nel pieno rispetto della sua identità dal restauratore inglese Keith McNally.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Buona lettura, quindi, e, se del caso, buon viaggio.
Barbara Boespflug e Beatrice Billon, New York, ciak si gira, L’ippocampo, 2014 (trad. dall’originale francese di Vera Verdiani).