Chiunque frequenti giornalmente il Palazzo di Vetro dell'Onu si è spesso trovato a difendere Israele da una serie di stereotipi negativi e di accuse ingiuste e talvolta gratuite che mettono in dubbio la legittimità dello stato ebraico. A farsene carico non sono soltanto i rappresentanti dei paesi arabi , ma anche, spesso, quelli dei paesi occidentali, cattolici, protestanti e non di rado ebrei come Richard Falk e David Goldstone .
Adesso, nel suo libro pubblicato la settimana scorsa con il titolo Ebrei contro Israele (Edizioni Salomone Belforte) lo scrittore e giornalista Giulio Meotti fa però un'accusa clamorosa. Ad attaccare Israele e il sionismo che è stato alla base della sua creazione, scrive, sono in prima fila “ebrei famosi – scrittori, artisti, accademici – che descrivono Israele come un'entità 'razzista' e 'occupante' che deve essere smantellata”. Si tratta, spiega,di una “intellighenzia” di sinistra che non esita a schierarsi al fianco dei peggiori nemici del piccolo stato ebraico.
Nel mondo ebraico italiano, il giornalista de Il Foglio, nativo di Arezzo e non ebreo, è ben conosciuto. Per anni, sulle pagine de Il Foglio, e in una serie di collaborazioni con giornali israeliani e americani, ha sempre difeso a spada tratta le ragioni di Israele e non ha esitato a mettersi in contrasto con le posizioni di molti altri giornali italiani. Con il tempo, però, le sue opinioni si sono spostate sempre più verso una posizione di destra ultraconservatrice che ha scoraggiato molti moderati. Lo scorso anno, ha sostenuto la necessità di un attacco preventivo contro l'Iran. Un suo libro, intitolato The New Shoah ha paragonato i razzi lanciati da Hamas verso Israele agli orrori del nazismo. Recentemente, è stato al centro di un piccolo scandalo quando l'intellettuale americano Max Blumenthal lo ha accusato di plagio. “Come dimostra Meotti, basta copiare e incollare i comunicati stampa dei gruppi a sostegno di Israele per ottenere successo nel mondo dei neoconservatori” ha spiegato Blumenthal.
“Da alcuni anni, non c'è posizione fanatico-integralista che non trovi in Meotti il suo difensore” lo ha bollato il sito internet Informazione corretta, un sito nato proprio per difendere Israele dalle disinformazioni della stampa.
Nel suo saggio appena uscito, Meotti è andato oltre. In meno di 120 pagine, ha messo insieme una serie impressionante di testimonianze per provare una tesi sicuramente provocatoria. Partendo dall'ex cancelliere austriaco Bruno Kreisky e dalla filosofa Hannah Arendt , l'autore non ha risparmiato nessuno, gli scrittori italiani, americani e israeliani più conosciuti, da Primo Levi e Natalia Ginzburg a Abraham Yehoshua, David Grossman (il cui figlio è morto in guerra) e Amos Oz , i musicisti come Daniel Barenboim, i giornalisti e i comici come Gad Lerner e Moni Ovadia, tutti vittime di “un odio di sé” che li porta ad essere i più pericolosi nemici del loro stesso popolo. Tutti schiavi, a suo giudizio, di un'ideologia della sinistra che tende a negare ogni legittimità al paese creato dall'Onu nel 1947, e talvolta pronti a compiacerla per non perdere le loro posizioni nel mondo dell'“intellighenzia”.
“Purtroppo, questi ebrei della nuova classe dirigente – accusa Meotti – si preoccupano più delle loro carriere che di difendere il popolo israeliano dalle mostruose bugie divulgate dai media europei, dal boicottaggio in Europa e dalla demonologia di stampo nazista, diffusa in tutto il mondo dagli intellettuali occidentali’’.
Di fronte a un testo che testimonia una serie di dichiarazioni, gesti e iniziative che accomunano personaggi ben diversi tra di loro per cultura e personalità, uniti spesso solo da una atteggiamento critico nei confronti del sionismo o di certe scelte dei governi israeliani, la risposta del mondo ebraico, soprattutto italiano, non poteva che essere a dir poco perplessa.
“Il collega Giulio Meotti è autore di un libro coraggioso e significativo che sta suscitando un vivace dibattito… anche se a mio avviso la pretesa dell'autore di interpretare il mondo ebraico con una logica che ebraica non è ne compromette il risultato” ha scritto diplomaticamente su Pagine Ebraiche il direttore Guido Vitale, che ha però anche aggiunto di “non ritrovarsi necessariamente nella sue affermazioni” ma di augurarsi un “confronto sincero”.
Più severo, Informazione corretta, ha deciso di non riprendere più sul suo sito gli articoli del giornalista: “Ci chiediamo se l'Israele che alcuni amici apprezzano sia l'Israele democratico, laico, un esempio per tutti gli stati che hanno a cuore i valori della modernità e il rispetto dei diritti umani, l'alfiere della più completa libertà di pensiero e di opinione, schierato contro ogni manifestazione di fanatismo, sia politico che religioso”, ha spiegato il sito.
Il fatto è che, in realtà, il ricercato e ambizioso lavoro di Giulio Meotti mette il dito su una piaga dolorosa. Dal momento della sua nascita, non è un mistero, il mondo dell'ebraismo è sempre stato teatro di discussioni accese e di polemiche anche dure, ha ospitato nel medioevo sostenitori e detrattori dei pretesi messia, nei secoli seguenti fautori e oppositori di ogni idea e di ogni regime, dal fascismo al comunismo. ''Che cosa ne pensano gli ebrei americani?'' Viene spesso chiesto ai corrispondenti italiani negli Stati Uniti. Quali ebrei – è di solito la risposta – gli ortodossi ultrareligiosi o i laici, quelli che vivono all'ombra della Washington repubblicana o quelli che stanno nelle Università ''liberal'', i moderati schierati, pur se con qualche riserva, con Israele o quelli più critici?
Per il piccolo ebraismo italiano, il problema è anche peggiore. Soprattutto negli ultimi anni, l'appoggio di alcuni al berlusconismo ha diviso diverse comunità. L'afflusso, negli anni '60, dei profughi provenienti dalla Libia, dalla Siria e dall'Egitto e, negli anni più recenti, dei gruppi ultraortodossi, ha sconvolto equilibri centenari. Perfino il dialogo con il Vaticano, come ha documentato Anna Momigliano su Haaretz, ha fatto emergere fratture e differenze di opinioni.
Il J'accuse di Meotti, così, ha avuto alcuni sostenitori come Fiamma Nirenstein e Ugo Volli, ma anche molti sdegnati o ironici rifiuti. “Se Meotti è un buon esempio dei nostri amici, chi ha bisogno di nemici?” ha sbottato Anna Foa. “Ora sappiamo finalmente chi sono i veri nemici di Israele, Yehoshua, Grossman , Oz , Barenboim e qualche altro che non vale neppure la pena nominare”, le ha fatto eco Dario Calimani.
In complesso, hanno riconosciuto molti, Meotti ha avuto il merito di puntare il dito su un problema che sicuramente almeno in parte esiste. Ma farlo dall'esterno e con un'ottica politicamente molto schierata non serve certo né a capirlo né a risolverlo.
*Gianna Pontecorboli, giornalista e corrispondente dalle Nazioni Unite, è anche autrice del libro America, nuova terra promessa. Storie di ebrei italiani in fuga dal Fascismo, Brioschi, 2013.