Quante volte, sedendo in un vagone della metropolitana e incrociando casualmente gli occhi degli altri passeggeri, capita di chiedersi cosa si nasconda dietro quegli sguardi, quali vite, quali storie quegli sconosciuti abbiano da raccontare. A New York, dove la subway è un universo in cui ogni giorno, almeno due volte al giorno, milioni di persone portano il proprio bagaglio da chissà quale parte del mondo, il gioco dell'immaginazione si fa ancora più spinto. E può capitare di perdersi nelle fantasie, di pensare che l'uomo che ci siede accanto sia un pugile fallito o che la donna davanti a noi con lo sguardo perso nel vuoto stia prendendo un'importante decisione sulla vita che ha appena scoperto crescerle dentro. Queste e altre storie sono scaturite dalla fantasia del giornalista e scrittore Antonio Monda, newyorchese da vent'anni, durante i suoi tanti trasferimenti in metropolitana. E sono andate a comporre un ritratto corale di una New York sotterranea che prende il titolo di Nella città nuda. Le mille anime di New York, libro pubblicato di recente da Rizzoli.
Tutto è iniziato con qualche foto rubata, rapidi scatti catturati da uno smart phone. Centinaia di foto che ogni giorno Monda scattava durante i suoi viaggi in metro, con un poco di quel brivido delle cose fatte di nascosto e, qualche volta, beccato in flagrante, rischiando anche di prendercele da qualche bellimbusto che non gradiva le attenzioni. Immagini che, un po' alla volta, hanno iniziato ad abbinarsi a delle storie. Storie inventate, ma non per questo non vere. Pezzi di vita quotidiana, di normale eccezionalità.
“Una delle prime cose che faccio nel libro – ha detto Antonio Monda in occasione della presentazione del libro alla Casa Italiana Zerilli-Marimò, martedì 11 febbraio – è scusarmi con le persone che ho ritratto, che non sapevano che stavo facendo loro una foto, né sanno di essere in un libro e che ho creato delle storie su di loro. Ma in fondo è quello che ho sempre fatto. Fin da piccolo, quando ero ancora in Italia e prendevo, per esempio, la metropolitana a Roma, mi divertivo a inventare le storie delle persone che incrociavo”.
Come in una Spoon River sotterranea, in cui passanti senza volto all'improvviso si mettono a parlare, personaggi di cui non distinguiamo mai i tratti conquistano una voce e si raccontano. “Il libro si chiama Nella città nuda – ha detto ancora Monda – ma il primo ad essere nudo, in questo libro, sono io, perché in quelle pagine ho messo tutte le mie ossessioni. Ci sono i pugili e la box per me è lo sport al massimo grado. Ci sono giornalisti, c'è il tema dell'aborto”.
C'è la donna che, dopo 40 anni di matrimonio, ha perso il marito e ne sente la mancanza. C'è un uomo che porta il nome del poliziotto ucciso da suo padre, condannato alla sedia elettrica. C'è il ragazzo profondamente cattolico che chiede a dio di accettare il suo amore per un altro uomo. C'è il miliardario che prende la metropolitana per noia. C'è il potente giornalista profondamente infelice. Alcune sono storie ispirate a fatti di cronaca, come quella della babysitter che ha ucciso i bambini che aveva in custodia. Altre sono storie che non sono finite sui giornali ma che di certo esistono da qualche parte, laggiù nei tunnel della metropolitana.
Sono 50 e più che storie sono ritratti, snapshot di immagini e parole: fotografie che evocano senza mostrare e una voce che sussurra il discorso intimo di ognuno dei personaggi. Ritratti che mostrano una New York disillusa, dove quelle voci sembrano chiuse in una solitudine che solo le metropoli sanno creare. Un filo comune di disillusione, di tristezza sembra passare tra i vagoni della metropolitana e abbattere le differenze di classe, di età, di sesso, di razza, di quartiere. “Di recente in un saggio su Edward Hopper leggevo che, secondo l'autore, il giornalista Antonio Spadaro, nei quadri dell'artista americano più che solitudine, come è spesso stato detto, si può sentire l'attesa. Mi piacerebbe che anche il mio libro desse quella sensazione. Non volevo che fosse un libro cupo dove prevalesse la solitudine. Ho cercato di inserire anche dei momenti di luce”.
Pur lontano dall'universo documentaristico e radicato strettamente nella fiction, il lavoro di Antonio Monda si inserisce in un filone, quello dei libri corali nati intorno all'inesauribile campionario di personaggi newyorchesi. Ultimo fenomeno è Humans of New York, un progetto fotografico diventato libro nato dall'idea di scattare fotografie per strada a perfetti sconosciuti e farsi raccontare qualcosa da loro. “Il mio approccio tuttavia è completamente diverso, quasi opposto – sottolinea Monda – perché io con queste persone non ho mai parlato, non so chi siano, come si chiamino. Cerco di capire l'elemento umano che è in loro”.
Come la storia della letteratura mostra, a volte l'immaginazione può rivelare di più dell'uomo di quanto non possa fare la mera documentazione. Poi certo, vivere a New York aiuta a trovare l'ispirazione.