A New York, una delle città con la maggior concentrazione di immigrati al mondo, è stato presentato mercoledì e giovedì un libro sulla emblematica vicenda degli sbarchi dei profughi e dei migranti nell’isola di Lampedusa. Oltre un anno fa, mentre in Tunisia scoppiava la rivoluzione ed in Libia la guerra civile, in questa minuscola isola italiana più vicina alle coste dell’Africa che della Sicilia, cominciarono a sbarcare su mezzi di fortuna, migliaia di migranti africani in fuga. Laura Bastianetto e Tommaso Della Longa nel loro libro Lampedusa. Cronache dall’isola che non c’è (Edizioni Ensemble, 2011) dannno spazio al racconto diretto dei protagonisti: i profughi-migranti e i soccorritori.
Mercoledì, il docu-romanzo è stato dibattuto prima alle Nazioni Unite, alla presenza dei corrispondenti del Palazzo di Vetro; poi la sera presso il John D. Calandra Italian American Institute della CUNY. All’ONU Della Longa e Bastianetto, due giornalisti ma che nel 2011 a Lampedusa lavoravano per la Croce Rossa, hanno risposto a molte domande dei loro colleghi internazionali. Soprattutto è stata messa sotto accusa la NATO che in quel momento, impegnata nelle operazioni militari contro la Libia di Gheddafi, con enormi mezzi controllava quel mare e non fece abbastanza per evitare la tragica fine di forse migliaia (il numero esatto non lo sapremo mai) di migranti-profughi mai soccorsi.
Al Calandra, oltre che dai due autori, il libro è stato introdotto dal Prof. Anthony Tamburri, preside dell’istituto e dal giornalista Stefano Vaccara. Il Prof. Tamburri ha evidenziato alcune similitudini tra le ondate migratorie che dall’Italia si sono avute negli USA ed in Canada nel 1900 e quelle ora in entrata dai paesi africani verso la Penisola negli ultimi anni. Tamburri contestualizzando storicamente il fenomeno della migrazione, ha letto due passi all’audience in sala, uno dal libro presentato e l’altro da L’emigrazione in Canada nell’inchiesta del «Corriere». 1901 di Eugenio Balzan. Illuminante constatare come dalle testimonianze i migranti di ieri e di oggi abbiano vissuto questa esperienza nel medesimo sconforto. Storie di emigranti italiani in Nord America e di africani in Italia, spinti a partire da false promesse di lavoro assicurato o facili guadagni, tradotte poi in esistenze di stenti e disperazione. “Leggendo questo passo scritto nel 2012 e un altro molto simile che risale al 1900, è impossibile non fare delle connessioni” ha detto Tamburri, “e ponendo alla vostra attenzione questi due testi, volevo sottolineare la storica reciprocità delle ondate migratorie. Specialmente per quanto riguarda le istituzioni. In entrambi i casi infatti, c’è all’interno dei racconti una richiesta disperata d’aiuto da parte dei migranti al governo italiano”.
Il libro di Bastianetto e Della Longa è toccante. I due autori hanno vissuto sulla propria pelle quella che è stata definita dai media “l’emergenza immigrati” a Lampedusa. La loro raccolta di 15 storie rigorosamente “ispirate” da personaggi incontrati, racconta di immigrati che scappano dalla guerra in cerca di una “terra promessa”, ma anche di coloro che si ritrovano nell’isola ad accoglierli e ad aiutarli. Per Stefano Vaccara il libro è un esempio di moderno romanzo verista. “Appena ho iniziato a leggerlo sono rimasto sorpreso dallo stile letterario, e quando ho terminato la lettura del ‘romanzo’, i sentimenti, le anime dei protagonisti emergevano con molta più efficacia che in un reportage giornalistico. Appunto un romanzo verista. I racconti scavano letteralmente nelle storie di queste persone, dei protagonisti che non sono soltanto i migranti, bensì anche i lampedusani, i militari e i volontari che erano lì per aiutare. Questo libro costituisce un’incredibile viaggio nella sofferenza”.
Anche Laura Bastianetto ha chiarito questo punto: “Non abbiamo raccolto testimonianze solo dai migranti, ma anche dei volontari, poliziotti, medici, gli abitanti dell’isola” e l’autrice ha poi esposto il perché della scelta del “flusso di coscienza” –stream of consciousness– come genere letterario: “Abbiamo deciso di utilizzare questa forma per descrivere appieno le sensazioni di paura, rabbia e sconforto ma anche tanta dignità che queste persone hanno quando arrivano a destinazione”.
Della Longa ha esposto la sensazione di totale abbandono che si sentiva nell’isola da parte delle istituzioni internazionali -l’UE, la NATO- vissuta da volontari e immigrati durante la crisi di Lampedusa. “L’UE che doveva mostrare in quell’occasione unità e solidarietà, non ci ha aiutati proprio nel pieno dell’emergenza. I giornali poi, hanno invece dall’altro lato dedicato troppo spazio alla politica e poco invece, alla situazione che immigrati e volontari stavano vivendo”.
Discussione questa, che si è riaccesa giovedì sera all’Istituto Italiano di Cultura di Park Avenue, dove il libro è stato introdotto dal direttore Riccardo Viale, che ha rimarcato l’importanza della presentazione di un lavoro sulla immigrazione in una città come New York che ha vissuto – e continua a vivere- negli anni diverse ondate proprio dall’Italia affrontando a volte simili problematiche. Il Prof. Viale ha sottolineato che l’isola di “everland” cercata dagli immigrati è di un’ attualità universale ricordando come anche nell’attuale campagna elettorale negli Stati Uniti la questione immigrazione sia continuamente dibattuta.
Dopo Viale e gli interventi degli autori, è seguita la “lecture” della Prof.ssa Teresa Fiore, da tempo impegnata in ricerche sull’argomento immigrazione. Fiore, docente della Montclair State University of New Jersey, ha definito il libro di Bastianetto e Della Longa semplicemente “potente”. Originaria di Agrigento, Fiore ha fornito varie descrizioni dell’isola di Lampedusa che a metà tra l’Africa e l’Europa, è caratterizzata da culture e dinamiche sociali contrastanti.
“La caratteristica del libro di Laura e Tommaso è che hanno dato spazio alle esperienze di queste persone, contemporaneamente offrendoci un raro punto di vista su un fenomeno come la migrazione che è attivo da più di 20 anni sull’isola” ha dichiarato la Fiore aggiungendo: “E’ rilevante la coesistenza di differenti prospettive offerte all’interno del libro. Una vera galleria di sentimenti, che va dalla pietà e alla gravità delle situazioni vissute dai personaggi, alla tolleranza e aiuto dei volontari”. Affascinante l’excursus che la professoressa attua durante il suo intervento, in cui descrive le diverse prospettive che si possono trovare all’interno del libro di Bastianetto e Della Longa, fino ad arrivare alla dolce storia della piccola tartaruga “caretta-caretta”.
Tutti i protagonisti hanno però, un elemento fondamentale in comune: “nuotano nel medesimo mare”. Le storie raccontate dagli autori, come evidenziato dalla Fiore, si discostano dal giornalismo di reportage per descrivere con la letteratura le storie di queste “non-persone” ma “persone”, con le loro sofferenze e inquietudini. Un libro quello di Laura Bastianetto e Tommaso Della Longa consigliatissimo non solo per la forma stilistica e ricchezza di testimonianze, ma soprattutto per l’attualità di argomenti. In un momento storico come il nostro, in cui la migrazione costituisce ormai un modus vivendi per migliaia di popolazioni nel mondo, una finestra su come la problematica è stata affrontata durante l’emergenza di Lampedusa aiuta ad aprire gli occhi, a comprendere meglio gli errori fatti per non continuare a ripeterli.