La morte è la fine di tutto? La scienza medica ha compiuto passi da gigante nel salvare vite ma non ha trovato un modo per rendere l’uomo immortale. In concorso al 74º Festival Internazionale del Cinema di Berlino e presente alla rassegna di cinema italiano Open Roads, cominciata a Licoln Center a New York, Another End, il film del regista e sceneggiatore Piero Messina, ruota intorno ad un interrogativo di fondo: “Cosa faremmo se potessimo prolungare le vite dei nostri cari attraverso i loro ricordi?”
Il protagonista, interpretato da Gael García Bernal nel ruolo di Cassandro, è un vedovo devastato dalla perdita della moglie, Zoe, in un tragico incidente stradale. La vita non ha più senso per lui fino a quando la sorella Ebe (interpretata da Bérénice Bejo, famosa per il suo ruolo in The Artist), gli offre una straordinaria opportunità. Ebe gli propone una nuova tecnologia, che promette di alleviare il dolore del distacco riportando in vita, per breve tempo, la coscienza di chi se n’è andato. È così che Sal ritrova Zoe ma nel corpo di un’altra donna, Eva, interpretata dall’attrice Renate Reinsve, premiata a Cannes per La persona peggiore del mondo e protagonista anche di un altro dei titoli in concorso alla Berlinale, A different man.

La città anonima in cui vivono i personaggi, grattacieli, vetro e acciaio infiniti, ci proietta in un mondo dove la tecnologia sfuma i confini tra vita e morte, ma per tutto il resto, il film affronta tematiche profondamente radicate nel presente umano: il senso di colpa e il rimorso che affliggono coloro che perdono i propri cari in incidenti tragici. La mancanza di tempo per dire addio o per esprimere sentimenti non risolti è una realtà dolorosa per molti.
Piero Messina torna così alla regia dopo la sua opera d’esordio del 2015, L’attesa, con protagonista Juliette Binoche. Il film, presentato in concorso alla 72ª Mostra del cinema di Venezia, era liberamente ispirato a La vita che ti diedi di Luigi Pirandello.
In conferenza stampa, il regista spiega che nonostante il contesto futuristico, la vera essenza del film risiede nella sua storia d’amore. In Another End il personaggio di Gael si innamora di Eva che ha un corpo che lui non conosce, pur conservando ila memoria di Zoe, la sua compagna defunta. L’idea di impiantare i ricordi dei defunti nei corpi dei vivi solleva una serie di interrogativi interessanti sulla natura stessa dell’amore. Cosa alimenta questo sentimento? Le parole, i pensieri, la conoscenza che abbiamo dell’altro, oppure è qualcosa che ha a che fare con la presenza fisica della persona nel suo corpo?
“Nella vita reale non agirei come il mio personaggio”, dichiara Gael García Bernal. “Nella cultura occidentale pensiamo che il corpo non sia una persona, ma una sorta di recipiente usa e getta”. Secondo l’attore messicano la complessità biologica come parte integrante dell’essere umano mette in discussione l’idea tradizionale che il corpo sia semplicemente un involucro fisico, separabile dalla nostra identità e dai nostri sentimenti. “Per questo considero il film di Messina un film profondo che invita a riflettere su cosa significhi essere umani nell’era del progresso tecnologico”.
