Anche Zoe Saldaña è intervenuta nella polemica su Karla Sofía Gascón, la sua co-protagonista nel film Emilia Pérez, che è stata pesantemente criticata per alcuni vecchi post sui social ritenuti offensivi e islamofobici.
L’emersione di questi post la scorsa settimana ha provocato un notevole contraccolpo per la star – candidata come migliore attrice ai premi Oscar. Gascón ha poi cancellato il suo account X e ha offerto le sue scuse, ma il regista del film, Jacques Audiard, mercoledì ha dichiarato di non aver parlato con lei e di non volerlo fare. Peggio ancora: Netflix, che ha comprato i diritti del film, ha rimosso la protagonista dal materiale promozionale, non fornirà più fondi per la sua partecipazione a eventi e cerimonie e non è più in contatto diretto con lei.
Saldaña rimane in lizza per il premio di miglior attrice non protagonista e ha cercato di prendere le distanze da Gascòn senza suggerire una completa ostracizzazione. In un’intervista rilasciata al podcast di Variety dedicato ai premi Oscar, ha dichiarato di essere “triste” per la situazione. “Sono anche delusa. Non posso parlare delle azioni degli altri. Tutto ciò che posso testimoniare è la mia esperienza”.
Gascón, spagnola che recentemente è diventata la prima attrice transgender a vincere una nomination, nel novembre 2020 aveva scritto su “sempre più musulmani in Spagna”, aggiungendo: “Ogni volta che vado a prendere mia figlia a scuola, ci sono sempre più donne con i capelli coperti e le gonne fino ai talloni. Forse l’anno prossimo invece dell’inglese dovremo insegnare l’arabo.”
In un altro post, scriveva: “Finché non bandiremo le religioni che vanno contro i valori europei e violano i diritti umani, come l’Islam, non risolveremo una parte del grande problema che affrontiamo. La fede manipola chi si aggrappa alla fede.” In un tweet del 2016: “L’Islam sta diventando un focolaio di infezione per l’umanità che ha urgentemente bisogno di essere curato.”
In un post sugli Oscar dopo la cerimonia del 2021, in cui Nomadland vinse il premio per il miglior film, scriveva “Sempre di più gli #Oscars sembrano una cerimonia per film indipendenti e di protesta, non so se stavo guardando un festival afro-coreano, una manifestazione di Black Lives Matter. A parte questo, un galà brutto, brutto.”
Gascón, che ha condiviso il premio come miglior attrice al Festival di Cannes dello scorso anno con le sue co-protagoniste, si è scusata dicendo “Come persona di una comunità marginalizzata, conosco molto bene questo tipo sofferenza e sono profondamente dispiaciuta per coloro che ho fatto soffrire. Ho combattuto tutta la mia vita per un mondo migliore. Credo che la luce trionferà sempre sull’oscurità.” Poi ha disattivato il suo account perché “Sono stata minacciata di morte, insultata, abusata e molestata fino all’esaurimento. Ho una meravigliosa figlia da proteggere, che amo follemente e che mi sostiene in tutto.”
Emilia Pérez è candidato a 13 Oscar, un record per un film non in lingua inglese, ma ha ricevuto critiche sia dalla comunità LGBTQ+, che in Messico, dove è ambientato. Racconta la storia di un boss della droga che sta facendo la transizione per diventare donna. Il gruppo di advocacy Glaad lo ha definito “una rappresentazione profondamente retrograda di una donna trans” che rappresenta “un passo indietro” e il film è stato accusato di perpetuare stereotipi messicani. Ma è anche un musical che ha sbancato ai botteghini il mese scorso. Resta da vedere se la polemica ha messo a rischia la statuetta per Gascòn.
Zoe Saldaña ha detto di sperare che l’eredità del film, fatta di inclusione e di storie diverse, possa durare oltre le attuali polemiche. “Mi permetto di provare ancora quella gioia perché ci siamo uniti come una squadra”, ha detto. “Ma siamo anche individui responsabili di tutto ciò che diciamo e di tutto ciò che facciamo”. Ha aggiunto di aver riscontrato una notevole differenza tra la persona che Gascón appare dai social media e quella con cui ha lavorato sul set: “Non posso giudicare quello che le persone fanno nel loro tempo libero con i loro account privati”.