Due settimane e una conferma: New York è (e resta) la capitale assoluta del mercato dell’arte internazionale. Le sole Christie’s e Sotheby’s hanno fatturato complessivamente due miliardi di dollari (1,1 Sotheby’s, grazie anche alla vendita della mega Collezione Landau, 864 milioni Christie’s) rialzando le vendite di un anno di “correzione” e “normalizzazione” dei valori globali. Una stagione che sicuramente non replicherà la precedente e le cui previsioni prevedono complessivamente una contrazione del 20% rispetto al turnover da record del 2022.
Nell’Olimpo di Manhattan, questo autunno, hanno brillato i riflessi senza tempo de Le bassin aux nymphéas di Claude Monet. Riverberi preziosi che hanno guidato la 20th Century Evening Sale della casa d’aste di François Pinault. Il dipinto, realizzato nel 1917-19, non si presentava sul mercato da oltre cinquant’anni. Liquide, sospese in uno stagno d’olio, parliamo di oltre due metri di ninfee come non se ne vedevano in asta da maggio 2018. Ragioni e contemplazioni che hanno spinto i collezionisti fino a 74 milioni di dollari, consacrando la tela a top lot di tutte le Fall Marquee Weeks (esclusa la vendita “speciale” della Landau).
Medaglia d’argento per Figure in Movement di Francis Bacon. 52,2 milioni totali per una classica “visione” del pittore inglese, dove una misteriosa figura, ibrido tra lui e il compagno defunto George Dyer, si contorce all’interno di una sorta di teca, forse una gabbia. Un’opera che celebra l’amore e la sua tragica perdita, la disperazione che segue la morte di una persona cara.
Da Christie’s, sono inoltre da segnalare tre record eloquenti. Il primo è Joan Mitchell, che con un Untitled venduto a oltre 29 milioni, ha superato il precedente record del 2018 (Blueberry, 16,5 milioni). L’opera risale al 1959, anno in cui l’artista si trasferì da NY a Parigi, trovando la giusta contaminazione europea al suo astrattismo di scuola americana.
Sempre di miscele astratte tratta Charred Beloved I di Arshile Gorky, venduto per 23,4 milioni e realizzato nel 1946, poche settimane dopo che un incendio divampato nello studio dell’artista distrusse più di venti dei suoi dipinti, oltre a libri e disegni. Chiude il tris d’oro Richard Diebenkorn, con un dipinto ispirato al colorismo di Matisse –Recollections of a Visit to Leningrad– che ha raddoppiato la sua stima chiudendo la battaglia dedicatagli a 46,4 milioni. Medesimo risultato (ma non da record), per il tramonto aranciato Untitled (Yellow, Orange, Yellow, Light Orange) di Mark Rothko, che ha trovato nuova casa dopo essere andato invenduto ad Art Basel lo scorso giugno nello stand di Acquavella.
Ben più altisonanti i picchi toccati da Sotheby’s, che per le mani aveva la già ampiamente citata Landau Collection, sulla carta una delle raccolte più preziose di sempre. E difatti non ha tradito le aspettative, raccogliendo nel complesso 424,7 milioni di dollari, posizionandosi tra le raccolte più importanti della storia insieme a Rockefeller, Allen e Macklowe; nonché al primo posto tra le vendite dedicate a una collezionista donna.
Fa la storia, a modo suo, anche Femme à la montre di Pablo Picasso, il gioiello più prezioso della collezione, mai apparso all’asta. Con i 139,4 milioni di dollari a cui è stato aggiudicato, è diventata la seconda opera più preziosa dell’artista mai venduta all’asta, dietro solo ai 179 milioni di Les femmes d’Alger (Versione ‘O’) del 1955. Nel corso della vendita, il record più impressionante è probabilmente quello siglato da Agnes Martin con Grey Stone II (1961), un dipinto monocromo bianco sporco che la pittrice minimalista realizzò ad inizio carriera. Valutata circa 6 milioni di dollari, l’opera ha triplicato la sua stima fino a raggiungere il prezzo finale di 18,7 milioni.
Top price assoluto anche per il californiano Mark Tansey, la cui opera Triumph Over Mastery II (1987) è stata venduta a 11,8 milioni dopo una serrata battaglia tra quattro collezionisti. Spostandosi sul Contemporaneo, la notizia la fa di nuovo lui, Jean-Michel Basquiat, che con Self-Portrait as a Heel (Part Two) ha registrato un’aggiudicazione da oltre 42 milioni, più di 54 volte il prezzo realizzato dallo stesso dipinto nel 1999 (772.500 dollari).
Una decina di milioni in meno, invece, per il monumentale Abstraktes Bild di Gerhard Richter, dal valore museale e rarissimo sul mercato, venduto per 31,9 milioni.
Menzione per l’orgoglio italiano in asta, Lucio Fontana, che con il mistico Concetto spaziale bianco, La fine di Dio ha toccato i 20,6 milioni. Si tratta di una delle opere più preziose dell’artista mai vendute all’asta e il prezzo più alto raggiunto per un’opera della serie dipinta di bianco.
Non è un’opera d’arte in senso stretto, ma di sicuro lo è nell’accezione più ampia del termine. La mitica Ferrari 250 GTO del 1962, dopo quasi quattro decenni parcheggiata nel garage dello stesso proprietario, è passata di mano per quasi 52 milioni di dollari in una vendita speciale a lei dedicata, diventando la Ferrari più preziosa mai venduta all’asta (e il secondo prezzo più alto mai raggiunto per un’automobile all’incanto).
Le luci del mercato, per ora, si spengono su New York. Appuntamento fra meno di tre settimane sulle spiagge della Florida, è in arrivo Art Basel Miami Beach.