La mostra intitolata “Herstory” che si tiene dal 12 ottobre al 14 gennaio al New Museum, è dedicata all’artista 84enne Judy Chicago (Judith Sylvia Cohen), icona indiscussa dell’arte, attivista femminista e prima donna a fondare un museo nella Grande Mela, il New Museum di New York. Insieme alle opere di Judy Chicago saranno esposte quelle di molte autrici che hanno collaborato con lei, e altre che hanno operato in diversi campi dell’espressione artistica, tra cui figure del calibro di Artemisia Gentileschi, Virginia Woolf, Frida Kahlo e Emily Dickinson. La retrospettiva ha l’obiettivo di raccontare il ruolo delle donne nell’arte, nella società e nella storia, attraverso la figura artistica di Judy Chicago.
Lo spazio espositivo è stato distribuito dal curatore, l’italiano Massimiliano Gioni, sui quattro piani del New Museum, in cui si possono ammirare le opere che l’artista ha prodotto in sessanta anni di lavoro, tra cui pezzi preparatori per l’opera più rappresentativa del suo percorso artistico, The Dinner Party del 1974-1979, una installazione che rappresenta un banchetto monumentale celebrativo in onore delle donne importanti della storia, dalla Dea Primordiale alla Rivoluzione Americana fino alla Rivoluzione femminista. Per decenni, Chicago ha collaborato e creato workshop con donne dalle abilità artistiche eterogenee per i suoi progetti più ambiziosi ed eclettici.
Il quarto piano è dedicato a “La Citta’ delle Donne”, una vera e propria mostra nella mostra, il cui titolo si ispira a Le Livre de la Cité des Dames, opera della poetessa franco-italiana del Quattrocento Christine de Pizan, la prima donna in Europa riuscita a mantenersi scrivendo.
Gioni e Chicago hanno voluto arricchire la mostra di opere di oltre ottanta protagoniste donne e genderqueer, che hanno dato un contributo importante alla storia e all’arte. Oltre alla Santa Caterina di Alessandria di Artemisia Gentileschi, prestata dagli Uffizi, nel circuito espositivo sono state inserite anche Hilma af Klint, Julia Margaret Cameron, Leonora Carrington, Simone de Beauvoir, la contessa fiorentina Virginia Oldoini Verasis di Castiglione, Suzanne Duchamp, Dora Maar e tante altre. Per seguire il filo conduttore di The Dinner Party, si tratta di opere di donne appartenute a diverse epoche, come Hildegard von Bingen, monaca e scienziata vissuta tra 1098 e 1179 il cui Liber Divinorum Operum nell’edizione miniata del Duecento, proviene dalla Biblioteca Nazionale di Lucca.
Ci sono anche gli stendardi di The Female Divine, una serie creata nel 2022 per una sfilata di Maria Grazia Chiuri per Dior che è stata realizzata a mano dalle ricamatrici di Mumbai.
Al New York Times l’artista ha detto che non avrebbe mai pensato di vedere questo spazio allestito, e che la maggior parte delle artiste pioniere non ha avuto questa opportunità.