Può sembrare impossibile riuscire a ritrarre l’immensità delle distese glaciali dell’Antartide in una foto, ma non è nella vastità delle superfici che si percorre quella infinitezza, bensì nella percezione ceduta visivamente dalla freddezza e dell’immensità del bianco – e di qualche raro, eccezionale contrasto di colore (come quello dell’arancio di un tramonto che si intreccia sul bluette del ghiaccio) – e dal silenzio che solo gli scatti di uno sguardo e una coscienza vigile possono catturare, quelli di Enzo Barracco. Fotografo palermitano impegnato per oltre quattordici anni a Londra nel campo dell’Alta Moda, ha recentemente cambiato il suo percorso dedicandosi alla conservazione dell’ambiente per diventare un Climate Artist. Attualmente vive nella Grande Mela.

Per svolgere un lavoro così importante, risultato da una spedizione che lo stesso ha effettuato in Antartica, non bastano solo impegno, coraggio professionalità, esperienza, visione. In quella maestosità ritratta da Barracco nel suo The Noise of Ice Antarctica – non si scorge esclusivamente l’immagine di un mondo lontano dal nostro – e comunque sconosciuto alla maggior parte di noi – ma anche una ricerca illimitata, non rivolta solo allo studio e all’uso della fotografia in quei luoghi, ma anche alla capacità introspettiva – alla stregua di uno stato della mente e del corpo – in grado di entrare in una dimensione che sa cogliere ciò che la natura, nel suo silenzio e nei suoi movimenti lenti – allo stesso tempo grandiosi, imponenti, totalizzanti – possono comunicare. Un linguaggio, dunque, che solo una mente e un corpo aperti e recettivi riescono a cogliere; un lavoro importante, che lo stesso fotografo Enzo ammette originato e dovuto “a un’esperienza trasformatrice”: come un’onda inevitabile che soverchia all’improvviso, così la massa bianca dell’Antartide fa sentire sperso chiunque, in un universo definito ma anche indefinito; quella Bellezza dalle forme solenni e candide, fatte di purezza e presenza – la natura glaciale – ci implora con la sua Voce potente e minacciosa – The Noise Of Ice appunto – di rispettarla, averne cura, custodirla nel tempo. Una Voce che si fa monito, ma anche invito a ritrovare la nostra umanità, quella qualità intrinseca che ci distingue e allo stesso tempo ci appartiene e che ora più che mai rischia di essere sopraffatta dai mutamenti che la natura stessa sta subendo a causa nostra – i cambiamenti climatici appunto – e dai quali, se non saremo attenti, scaturiranno eventi catastrofici che si rivolteranno contro di noi, le terre che abitiamo e le nostre vite. Questa è la grave condizione in cui si ritrova il nostro pianeta adesso e di cui Enzo Barracco sente la responsabilità di tutelare, direttamente – nel proprio quotidiano – e indirettamente – tramite la sua testimonianza e conoscenza (le sue fotografie). Ma ognuno di noi contribuisce ai cambiamenti climatici in corso, proprio con quegli abusi che compiamo ogni giorno e che, ora più che mai, dovremmo voler limitare. Invece, piuttosto che proteggerla, rimaniamo indifferenti, dimenticando di trattare quella Natura come un’opera d’arte, la più preziosa. Due aspetti dunque – artistico e sociale – originati dallo stesso progetto: The Noise of Ice Antarctica, rappresenta il tentativo di Barracco di “svegliare e sensibilizzare le coscienze di tutto il mondo” tramite il suo strumento artistico, ovvero la fotografia.

Ritrarre certi effetti climatici in quei luoghi, contribuisce a valorizzare la bellezza di quelle distese e di quegli squarci ghiacciati che, se da un lato – vale a dire, ad un occhio inesperto – appaiono nella loro più maestosa e folgorante bellezza destando meraviglia e sorpresa, dall’altro – ai climatologi – evidenziano le condizioni critiche e provate dagli effetti che il riscaldamento globale ha provocato e che, così proseguendo, comporterebbero gravi conseguenze per tutto il pianeta.
Il progetto di Barracco è stato realizzato grazie agli importanti sponsor e testimonial che hanno a cuore il pianeta, che in questo lavoro hanno creduto e relativamente al quale è stato infatti prodotto il volume The Noice of Ice: Antarctica, con la prefazione di Ranulph Fiennes (esploratore e scrittore britannico) e il supporto di enti conosciuti in tutto il mondo (Royal Geographical Society, Polar Museum Cambridge University, British Antartica Survey Cambridge University, RIBA Royal Institute of British Architects, The Explores Club New York, Vogue Italia).

Ma il progetto di Enzo Barracco non termina qui. Oggi è impegnato in un altro lavoro, totalmente realizzato alle Galapàgos, la terra che duecento anni fa fu oggetto di studio di Darwin, luoghi in cui lo stesso definì la teoria sulla evoluzione della specie, ovvero: “Non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più adattabile al cambiamento”.
“Le Galápagos – afferma Barracco – per la loro posizione geografica e per la loro ricchezza di specie marine e terrestri, contribuiscono a creare un patrimonio di biodiversità unico al mondo. Pertanto, credo che Galapàgos possa essere considerato un ambasciatore perfetto per comprendere un po’ meglio la dinamica degli oceani, tentare di capire in qualche modo il cambiamento che stanno subendo in questo momento quelle terre e quegli oceani, un cambiamento che con le nostre attività stiamo contribuendo a creare”.

In questo ecosistema che si muove all’ombra dell’Equatore, dove la corrente di Humboldt si sposta dall’Antartide trascinando sostanze nutritive e preziose; in cui l’oceano accoglie l’incontro di tre delle maggiori correnti esistenti sul pianeta; in cui convivono le più importanti specie animali e vegetali, ogni equilibrio diventa fragile e pure instabile.
“Immergersi nelle scure impetuose acque delle Galapàgos è come ritornare nel passato, in un mondo preistorico, un viaggio che ci permette di capire subito la potenza e la fragilità di questo territorio. E’ semplice pensare in modo meno disinteressato quando si vedono o si vivono queste esperienze. Dunque, spero che dal mio lavoro possa scaturire una curiosità, una sorpresa e un nuovo dialogo con la natura. Peraltro, penso che ognuno di noi abbia il dovere di contribuire a supportare il nostro ambiente: io lo faccio con la fotografia, perché la fotografia non ha bisogno di traduzioni”, conclude Enzo Barracco.

Infine, è fondamentale aggiungere che questo progetto – artistico e di sensibilizzazione sociale – sarà documentato in un libro di prossima pubblicazione, Galapàgos, realizzato con il supporto di vari personalità ed enti internazionali (Silvio Gonzato, Deputy Head of European Union Delegation to the United Nations, New York; Mariangela Zappia, Permanent Representative of Italy to the United Nations, New York; Morgan Stanley Children’s Hospital; Yale University; FIT – Fashion Institute Technology of New York; Celine Cousteau; Jean Shafiroff; Susan Rockefeller; Cristian Levett, founder of the Mougins Museum; Victorian and Albert Museum London, UK; Stephen Rathbone, Academic Director at Radley College, Abingdon, Oxfordshire, UK).
Info: www.enzobarracco.com
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