Dopo anni di studi e ricerche, molto atteso da collezionisti, amatori e addetti ai lavori, è uscito in questi giorni per Antiga Edizioni il catalogo ragionato del pittore Ettore Tito (1859 – 1941) artista italiano di respiro internazionale.
I curatori, Angelo Enrico e Francesco Luigi Maspes, titolari di importanti gallerie milanesi dedicate all’Ottocento, dopo averne istituito l’archivio, hanno diretto il lavoro sfociato in un volume che comprende la catalogazione di 544 opere, con 107 foto a colori e ampie informazioni bibliografiche ed espositive. Il catalogo è presentato da Fernando Mazzocca, con saggi di Anna Mazzanti e Paul Nicholls, apparati tecnici e biografia di Silvia Capponi.

Ma perché l’uscita di questo catalogo è così importante? E chi era esattamente Ettore Tito? Come accade per molti artisti Tito, apprezzato ed acclamato in vita, accademico d’Italia nel 1929, viene pressoché dimenticato dopo la morte. Molto probabilmente è il successo nel periodo fascista che ha contribuito ad oscurarne il ricordo, soprattutto negli anni immediatamente successivi alla guerra.
Nato a Castellammare di Stabia nel 1859, Tito può considerarsi veneto d’adozione, poiché, già dal 1867 si trasferisce con la famiglia a Venezia. Nella città lagunare diviene seguace del pittore di origini olandesi Cecil van Haanen e frequenta l’Accademia sotto la guida di Pompeo Molmenti, rivelando subito un’eccezionale propensione per il disegno e la pittura. Molmenti gli insegna ad amare l’arte antica. È attratto da Rubens e dall’arte veneta del Settecento, in particolare da Giambattista Tiepolo di cui verrà considerato un continuatore. Si forma in un ambiente che fa capo ad artisti come, Alessandro Milesi, Luigi Serena e, soprattutto, Giacomo Favretto. Da quest’ultimo apprende l’interesse per le scene di vita popolare veneziana, uno degli aspetti che inizialmente saprà meglio trattare insieme alle marine. Si rivela al pubblico e alla critica nel 1887 all’Esposizione nazionale di Venezia, con il dipinto La pescheria vecchia, prima versione ora perduta del quadro con il medesimo soggetto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Grande successo hanno anche i suoi ritratti, raffinati ed eleganti, molto richiesti dai membri dell’alta società come quelli dell’amico Giovanni Boldini. L’inclinazione verso la pittura antica fa sì che nel tempo si orienti verso un decorativismo eclettico di matrice neobarocca con soggetti allegorici e ispirati alla mitologia come centauri, ninfe, amorini, baccanali. Nello stile si avvicina alla pittura internazionale di Besnard, Sargent, Sorolla, Zorn, in un contesto che non è scevro da qualche reinterpretato richiamo impressionista.
Le principali caratteristiche della sua pittura sono: l’adozione di colori ben calibrati, leggermente smorzati, la scioltezza del tratto pittorico, la frequente attenzione al movimento dei capelli e delle vesti causato dal vento o di intere figure in dipinti di matrice simbolista come Le ondine e Ninfe. Tito ha avuto una carriera fortunata e applauditissima. È stato tra gli artisti più presenti alle biennali veneziane dal 1895 al 1940, anche con mostre personali. Ha ricevuto commissioni importanti, per grandi impianti decorativi, tra cui quelle per gli affreschi della villa Berlinghieri a Roma (oggi Ambasciata dell’Arabia Saudita) e per la grande tela destinata al soffitto della chiesa di Santa Maria di Nazareth (Chiesa degli Scalzi) in sostituzione della decorazione del Tiepolo distrutta durante il primo conflitto mondiale.

Le sue opere sono state ricercate dal mercato anche fuori d’Italia. Per questo oggi molte si trovano all’estero, principalmente in Sudamerica, Francia e stati Uniti dove sono conservate nelle principali collezioni pubbliche. Le opere dei musei americani sono, per soggetto, tra quelle più “italiane” della sua produzione: Campo di Marte, Venice, al George Walter Vincent Smith Art Museum di Springfield ; Breezy day in Venice, al Boston, Museum of Fine Arts; L’aratro al Brooklyn Museum. In sostanza Ettore Tito, con la sua carriera, affascinante e complessa, attendeva ancora una totale rivalutazione, uno studio accurato e completo che mettesse finalmente in luce l’intera sua attività e delineasse in maniera puntuale e precisa la biografia e la storia della sua opera.
Questo difficile ma necessario compito è stato ora assolto dal catalogo ragionato. Un mezzo particolarmente utile anche per “sanare” informazioni sbagliate o ancora poco chiare e che si rivela fondamentale per restituire all’autore la giusta e definitiva collocazione all’interno della storia dell’arte.