Venerdì 22 novembre, in Via Farini, ad appena 100 metri dalla centralissima Piazza Garibaldi, nel cuore di Parma, all’interno dell’APE Museo Parma; un innovativo centro culturale e museale ideato e realizzato da Fondazione Monteparma, è stato presentato il Calendario 2020, uscito in allegato alla Gazzetta di Parma che l’Artista Flavio “Kampah” Campagna, ha realizzato e tributato ad alcuni dei più importati produttori storici della cultura della città emiliana, nell’anno in cui sarà Capitale della Cultura Italiana.
La città di Parma si presenta sin da subito accogliente, piena di luci natalizie che cavalcavano il cielo con onde sinusoidali, inframmezzate da palline luminose. La sala conferenze era molto elegante; quadri, pareti in legno e design moderno che s’incastravano perfettamente. Uno schermo gigante sovrastava il palco, dove era predisposto il grande tavolo con i microfoni e le sedie per i relatori. La sala si è riempita in poco tempo, la gente era tanta. Flavio Kampah viene intervistato da giornali, tv. Tutti vogliono sapere com’è nato il suo Calendario 2020, quali sono state le sue ispirazioni. Lui risponde che l’arte deve mantenere un taglio prettamente universale. Il feedback è positivo. I complimenti tanti. Improvvisamente la luce in sala si spegne; Il Direttore della Gazzetta di Parma Claudio Rinaldi presenta gli ospiti: “Leo Ortolani, noto fumettista e creatore di Rat Man; Angelo Barraco, giornalista siciliano e infine Flavio Kampah, artista internazionale”.
La sala era gremita, gli applausi sono fragorosi. Il cuore pulsante di Parma è in quelle mura. Vengono spiegati i motivi che hanno portato alla nascita del calendario, pagina dopo pagina. Viene puntato un occhio su Parma, le sue eccellenze del presente e del passato. Lacrime, commozione ma anche tanti ricordi da parte dei presenti che, osservando le immagini, non hanno potuto fare a meno di ricordare aneddoti del passato. Dopo il convegno, tutti a mangiare dall’amico Emilio Restori e il suo Opera Viva! La città di Parma rimane ancora oggi un piccolo paradiso macchiato di classicismo, austerità e saggezza dai contorni ben definiti, in cui è difficile perdersi ma è anche facile ritrovarsi. Una bellezza dal sapore antico che si glorifica con orgoglio della sua storia, portando in auge monumenti, musica e l’arte in genere. Scorci di contemporaneità che emergono con la musica rumorosa che fuoriesce dalle vetrine, dal Teatro dell’assurdo e dal sapore di cibo che inonda le vie della città in modo inebriante. “Il paese nel quale vivo è un vero giardino; ho nelle mani il modo di rendere quattrocentomila anime felici; di proteggere le scienze e le arti; non sono ambiziosa ed ho la speranza di passare qui un grande numero d’anni, che si rassomiglieranno tutti ma che tutti saranno dolci e tranquilli”, scriveva la duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena nei suoi diari.