Se mi chiedessero di condensare la Storia dell’Arte italiana in una singola parola, non avrei dubbi ed esclamerei “Rinascimento!”
Il motivo è presto detto: il Rinascimento è il movimento artistico e culturale che segna il passaggio dal Medioevo dell’oscurantismo religioso ad una nuova era che, ricollegandosi alla cultura greca e romana, poneva nuovamente l’uomo al centro del mondo. È un passaggio che non è solo italiano, si badi bene, ma europeo e, quindi, fondamentalmente, mondiale.

Ovviamente, parlando di Rinascimento pensiamo prima di tutto all’arte, con pittura e scultura a farla da padroni, ma sarebbe ingenuo pensare di comprendere il significato di quadri e statue senza porli nel contesto in cui sono nati: raffigurare una donna col capo scoperto, vestiti leggeri e le mani sul petto era un atto quasi rivoluzionario che marcava una netta differenza con il modo in cui l’arte raffigurava le donne fino a poco tempo prima. Per non parlare ovviamente della nudità prevalentemente maschile, ma anche femminile, che, in certi ambienti americani, creerebbe imbarazzo ancora oggi.
Andrea del Verrocchio. Chi era costui?
Fino a poche ore fa, se qualcuno mi avesse chiesto di nominare i principali artisti del Rinascimento, avrei risposto d’istinto Donatello, Leonardo, Botticelli, Michelangelo, Raffaello e forse qualcun altro. Non avrei nominato Verrocchio e non perchè non lo avessi sentito nominare prima, ma perché non lo avrei piazzato tra i più importanti. Ebbene, avrei sbagliato. Non solo Verrocchio fu un geniale pittore, scultore ed orafo, ma fu proprio nei suoi laboratori di Prato e di Firenze che grandissimi artisti, inclusi Leonardo e Botticelli, si formarono, come ha spiegato al pubblico accorso in ambasciata Andrew Butterfield, il curatore della mostra “Verrocchio: Sculptor and Painter of Renaissance Florence”, che prenderà il via il 15 settembre alla National Gallery of Art di Washington DC.
11 settembre, Ambasciata di Washington DC
La nostra ambasciata e l’istituto italiano di cultura organizzano spesso eventi culturali, e quando mi arrivano gli inviti a presenziare io dico di sì anche se devo sfidare il traffico di DC. Ma ne vale assolutamente la pena. Non solo sono occasioni formidabili di arricchimento culturale, ma si riesce anche a incontrare persone e personalità, sia italiane che non, con ruoli di assoluto primo piano nel mondo artistico e culturale internazionale. L’evento di oggi presenta la mostra sull’artista fiorentino e non fa eccezione.

Sua eccellenza Armando Varricchio fa gli onori di casa, rimarcando un legame tra USA e Italia che si estende anche, e forse primariamente, al contesto culturale. Poi il nostro ambasciatore lascia il podio ad Andrew Butterfield, curatore della mostra e grandissimo esperto d’arte italiana (nonché autore di un libro su Verrocchio stesso). È Butterfield che illustra le opere del genio rinascimentale, facendoci cogliere i dettagli nelle opere di un maestro che non aveva paura di sperimentare con tecniche pittoriche e materiali assolutamente innovativi. Ma non solo: vediamo anche come famose opere di Leonardo e di altri portino con sé lo stile e le tecniche apprese nel laboratorio di Andrea di Michele di Francesco di Cione detto, appunto, il Verrocchio.

Dopo Butterfield arriva sul podio un altro americano. Dylan Smith è un esperto nella restaurazione e nella conservazione delle opere d’arte e ci spiega le tecniche con cui queste opere vengono studiate anche grazie all’applicazione di nuove tecnologie.
Ovviamente, una mostra di tale complessità richiede prestiti di opere da parte dei maggiori musei mondiali e di collezioni private. Sono due italiane a spiegarci la situazione: Lorenza Melli, curatrice del “Corpus der italienischen Zeichnungen 1300–1500” presso la pinacoteca di Monaco di Baviera, e Paola D’Agostino, direttrice dei Musei del Bargello, che, prima di Washington, hanno ospitato la puntata italiana della mostra sul Verrocchio che arriva ora a Washington. I musei del Bargello e la Fondazione Palazzo Strozzi (rappresentati dallo speaker Arturo Galansino) sono le istituzioni partner della National Gallery per la mostra, mentre Lorenza Melli ha collaborato al team curatoriale.
“È stato un privilegio e un piacere organizzare la prima mostra dedicata ad Andrea del Verrocchio, in collaborazione con la Fondazione di Palazzo Strozzi e la National Gallery di Washington. I Musei del Bargello che conservano i capolavori scultorei di Verrocchio e sono diventati, in quest’occasione, anche ambasciatori culturali della più raffinata produzione scultorea della Firenze laurenziana” spiega la dottoressa D’Agostino, con riferimento a Lorenzo dei Medici, detto il Magnifico, alla cui corte prosperarono il Verrocchio ed una folta schiera di artisti rinascimentali.
Gretchen Hirschauer ed Elisabeth Walmsley, della National Gallery, ci danno altre informazioni su Verrocchio, sulla sua arte, sulle sue tecniche innovative e su qual’è la simbologia religiosa rintracciabile in molte opere del maestro.

Alcune sorprese, sorprese ma solo fino a un certo punto, arrivano dalle parole di Arturo Galansino, della Fondazione Palazzo Strozzi prima, e Phillip R. Hughes della Fondazione Friends of Florence, organizzazioni che hanno avuto un ruolo determinante nel portare le opere in USA.
La Fondazione Palazzo Strozzi è un modello unico in Italia di fondazione artistica con supporto sia pubblico che privato. Il nome viene dal palazzo fiorentino in cui la fondazione è ospitata e che è esso stesso una sede museale di grande importanza. La fondazione si occupa di promuovere l’immagine di Firenze e il suo heritage artistico e culturale nel mondo, con particolare attenzione alla dimensione internazionale e l’obiettivo dichiarato di portare “turismo di qualità” nella città culla del Rinascimento, e non solo turismo di massa (di cui ce n’è anche troppo, chiosa Galansino).
“La mostra della National Gallery di Washington dimostra la capacità di Palazzo Strozzi di creare sinergie a livello internazionale in grado realizzare mostre ed eventi culturali unici e irripetibili per il grande pubblico, la critica e la comunità scientifica” dice Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi.
Palazzo Strozzi collabora spesso con la Fondazione Friends of Florence (presentata dallo speaker seguente, Phillip R. Hughes) a progetti concreti di restauro di opere artistiche.

Hughes racconta di come Simonetta Brandolini D’Adda sia stata la forza trainante che ha portato alla creazione di Friends of Florence, e la prova vivente di come anche la volontà di un singolo possa fare un’incredibile differenza all’atto pratico. Where there is a will, there is a way.
Friends of Florence raccoglie fondi da finanziatori privati internazionali (ma prevalentemente americani) interessati a salvaguardare l’arte rinascimentale di Firenze.
La “sorpresa parziale” a cui accennavo prima è la constatazione che gli italiani stessi non facciano abbastanza per tutelare il proprio patrimonio artistico, un patrimonio che gli stranieri, e gli americani in particolare, riconoscono come il retaggio culturale dell’occidente intero, intervenendo concretamente con capitale privato dove gli italiani non fanno abbastanza. Insomma, se l’arte è il nostro petrolio, potremmo fare di più per preservare quella che è essenzialmente energia turistica rinnovabile.
È anche grazie a Friends of Florence che vengono realizzate azioni di restauro e salvaguardia delle opere, e organizzate mostre che permettono a tutti di accedere all’eredità culturale rinascimentale di cui Firenze è stata culla.

La Mostra “Verrocchio: Sculptor and Painter of Renaissance Florence” può essere visitata presso la National Art Gallery di Washington DC dal 15 settembre al 12 gennaio 2020. Ingresso gratuito.
Sponsors: Bank of America Corporation. Con il supporto del Buffy and William Cafritz Family Fund.