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I viaggi estivi in Toscana di Carla Fracci con il poeta Eugenio Montale

All'étoile, a cui è dedicata la poesia "La danzatrice stanca", è stato assegnato il “Premio Montale fuori di casa 2019”

Marinella GuatterinibyMarinella Guatterini
I viaggi estivi in Toscana di Carla Fracci con il poeta Eugenio Montale

Eugenio Montale at the Nobel Prize cerimony in Stockholm, December 10, 1975. Eugenio Montale is with Domenico Porzio, Editorial Director of Mondadori (Archivio RCS).

Time: 8 mins read
Da sinistra: Quarry, Papi, Montale, Fracci e Dominique Cipriani. A Forte dei Marmi. Foto Giorgio Cipriani.

La danzatrice stanca

Torna a fiori la rosa

Che pur dianzi languia…

Dianzi? Vuol dir dapprima, poco fa.

E quando mai può dirsi per stagioni

che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?

Ma si parlava della rifioritura

d’una convalescente, di una guancia

meno pallente ove non sia muffito

l’aggettivo, del più vivo accendersi

dell’occhio, anzi del guardo.

E’questo il solo fiore che rimane

con qualche merto d’un tuo Dulcamara.

A te bastano i piedi sulla bilancia

per misurare i pochi milligrammi

che i già defunti turni stagionali

non seppero sottrarti. Poi potrai

rimettere le ali non più nubecola

celeste ma terrestre e non è detto

che il cielo se ne accorga. Basta che uno

stupisca che il tuo fiore si rincarna

a meraviglia. Non è di tutti i giorni

in questi nivei défilé di morte.

Eugenio Montale, 1969 (poesia dedicata a Carla Fracci)

L’ultimo “Premio Montale fuori di casa 2019” è stato assegnato l’8 maggio nella Casa del Manzoni, a Milano, a Carla Fracci. L’étoile nota nel mondo, – 83 anni il prossimo 20 agosto -, lo ha ricevuto “per la musica”. Attribuzione atipica per una star che ha incantato il mondo per la sua danza eterea e ipnotica, ma certo non per chi, come lei, fu seguita passo passo nella sua ascesa professionale proprio dal futuro Premio Nobel per la letteratura (1975). Prima di dedicarsi interamente alla poesia, Montale divenne infatti, nel 1940, collaboratore del “Corriere della Sera” e due anni dopo redattore della pagina letteraria, incarico al quale si aggiunse, nel 1954 e sino al 1967, quello di critico musicale per il “Corriere d’Informazione”. Molto famose alcune sue recensioni raccolte nel volume Prime alla Scala e tra queste spiccano le recensioni di balletto.

Da sinistra: Quarry, Beppe Menegatti sul quale si stende Carla Fracci e Dominique Cipriani. Foto Giorgio Cipriani.

Il critico e già poeta, amava la musica e la danza: vide per la prima volta la Fracci il 5 marzo 1955 durante il suo “Passo d’Addio” alla Scuola di Ballo, ma non smise di ammirarla da quando entrò nella Compagnia scaligera come ballerina di fila a quando divenne una protagonista della scena internazionale, tra l’altro per dodici anni legata all’American Ballet Theatre, a New York. Di più strinse Eugenio, detto “Esubio”, dai giornalisti del “Corriere”, strinse con lei un legame di amicizia che culminò in un soggiorno estivo a Forte dei Marmi, anzi in quello che la Fracci rammenta come “il viaggio con il Maestro: il viaggio più bello della mia vita”. Trovandosi al ‘Forte’ con il marito regista, Beppe Menegatti, ospite di Anna Maria Papi, “una scrittrice che aveva una grande casa costruita dal rinomato architetto Giovanni Michelucci”, organizzò con un gruppo di amici, tra cui Montale, una gita lenta, “alla ricerca della memoria”. L’ultima tappa sarebbe stata Siena, il 16 agosto, per assistere al Palio d’estate. “Ero incinta di mio figlio Francesco”, ricorda l’étoile, “bersagliata dai fotografi che volevano ritrarmi col pancione e che Montale detestava poiché, diceva, non bisognava farsi pubblicità”.

“Fortunatamente”, continua la diva internazionale, “il nostro viaggio fu comunque documentato da immagini private che conservo con gelosia e da una dedica del poeta sulla mia raccolta personale di Ossi di seppia. Le fotografie mi ritraggono accanto alla tipica silhouette del poeta, con le sue immancabili “Nazionali” tra le dita, che nostalgia…”.Fracci prosegue il succoso racconto dopo una breve battuta d’arresto. “Si decise che gli spostamenti del viaggio dovevano essere di pochi chilometri, come quelli dei teatranti di altri secoli, che camminavano a piedi e per di più osservando orari ferrei. Così: tragitto di trenta chilometri al massimo, tanto per usare la macchina il meno possibile e per assaporare la bellezza dei luoghi. Dunque, arrivo e lunga visita mattutina nella tappa prevista, colazione frugale, riposo pomeridiano e, infine, cena dalle otto di sera a mezzanotte”.

La prima meta, via da Forte dei Marmi, fu Pisa. La Fracci rammenta come Montale, baritono mancato e operista addirittura fanatico, scelse il famoso cimitero poco distante dalla Torre come scenografia per Robert  le Diable di Mayerbeer (un’opera con un celebre balletto in cui si esibì la celebre danzatrice Maria Taglioni), e si mise a cantare in francese. Stesso spettacolo improvvisato nella penultima tappa del viaggio, Certaldo: qui dopo svariate discussioni sulla tomba del Boccaccio, Montale finì per intonare Gianni Schicchi in duetto con un altro amico del gruppo. L’idea di abbinare ad ogni sosta un piccolo intrattenimento spettacolare prima di cena non fu programmata, assicura la nostra interlocutrice. Ma il clima disteso e la bellezza ispiratrice dei luoghi indussero il gruppo e le sue “punte” creative ad immedesimarsi anche nel ruolo di teatranti veri, non solo di teatranti pellegrini. Carla Fracci che ancora oggi sa essere molto spiritosa, figuriamoci nel 1969, cantò con Montale, e fece il verso alla Taglioni, la prediletta ballerina romantica, tante volte evocata nei suoi trionfi. Ma l’insolito viaggio nella Toscana antica non aveva esaurito qui la sua attrattiva.

Carla Fracci e Eugenio Montale durante il viaggio in Toscana nel 1969.

“La tappa di Certaldo, successiva a quelle di San Gemignano e Volterra, fu particolarmente affascinante”, continua infatti la ballerina. “ Si arrivò nella parte bassa della città e si procedette lentamente verso l’alto per raggiungere la casa comunale e soprattutto la locanda lì a fianco che ci avrebbe ospitato: è un posto di ristoro che se non sbaglio esiste ancora”…La danzatrice ricorda di aver condiviso con gli amici la sensazione di ripercorrere un cammino già percorso da altri. “In quel momento eravamo davvero come viandanti antichi, a piedi, stupefatti del paesaggio, con piccoli bagagli da riporre al più presto. Le locande, me ne resi conto quasi subito, erano i luoghi magici da frequentare: anche perché si potevano ordinare per la sera delle vere e proprie cene all’antica, come accadde alla “Lanterna” di San Gimignano. Le cene erano state programmate come parti integranti del viaggio: non pensate a banchetti luculliani con mille portate. Ma a cibi cotti e conditi con ingredienti dal gusto violento, come dovevano essere nel Seicento. Si mangiava in distesa allegria e la mattina dopo di ripartiva di buon mattino. Fu un’esperienza meravigliosa; bastava abbandonare la strada principale per calarsi immediatamente nel Medioevo: lontano dalle vie più battute apparivano una natura e una civiltà incontaminate”.

Carla Fracci è convinta che una simile avventura “alla ricerca della memoria” sia possibile ancora oggi, nell’era degli spostamenti ultraveloci che consentono di fare il giro del mondo in quattro giorni. Consiglia di fermarsi a contemplare le bellezze nazionali, magari nei periodi in cui il turismo è meno penetrante. Forse i luoghi non sono più così appartati e incantati come cinquant’anni or sono, ammette, “ma proviamo ad entrarci in punta di piedi e a cercare la loro residua poesia”. Quanti però potranno mai godere del privilegio di viaggiare con un maestro come Montale “grandioso nel quotidiano”, lo descrive la danzatrice, “taciturno in mezzo ai larghi raggruppamenti e invece loquacissimo in compagnia di poche persone?”.

La nostra più titolata stella del balletto si rabbuia. “L’occasione di conoscere i veri maestri e di incontrali nel momento giusto, cioè quando si comincia a capire qualcosa della vita, sembra oggi un’autentica rarità. Mi viene il magone se penso che mio figlio, architetto e già padre, forse non incontrerà mai dei grandi personaggi…Gli è stato negato, ad esempio, un viaggio con un direttore d’orchestra e compositore come Pierre Boulez, mi dicono fosse un tipo gioviale; si sedeva a tavola e mangiava rane fritte. Ecco a me è toccata un’esperienza simile: ho frequentato e non solo in vacanza, un uomo come Montale”.

Eugenio Montale e Carla Fracci. Battesimo di Francesco il primo gennaio 1970.

Tuttavia “il viaggio più bello della sua vita” non è stato per Carla Fracci un viaggio intellettuale, bensì un viaggio “borghese”. “Voglio attribuire a questa parola il senso più nobile e alto che forse ha perduto”, spiega. “Parlare d’arte e di frittate con il poeta che fumava e disegnava piccoli paesaggi con i cerini delle sue innumerevoli sigarette intinti nel rosso, scoprire la sua morale amorale, imparare attraverso di lui a distinguere non le cose belle, ma quelle importanti, che restano per il loro valore…”.

Carla Fracci oggi (8 maggio 2019)

Eppure nei rosei ricordi dell’estate toscana 1969 in compagnia di Montale, l’artista fa emergere anche una piccola occasione di rincrescimento e di dolore. “Il 16 agosto si giunse tutti felicemente a Siena, ospiti di Gianni Guiso, un personaggio generoso che aveva una casa sulla Piazza del Campo. Ci si dispose ai balconi per assistere al Palio: Montale, Albert Bruce Sabin (il celebre scopritore del vaccino contro la poliomielite n.d.r.) ed io; al piano di sotto Margaret, la sorella della Regina d’Inghilterra. Poco prima dell’inizio la folla ci riconobbe, anzi, purtroppo riconobbe me, forse perché tante volte immortalata con il pancione, e Margaret d’Inghilterra. Ci furono applausi, richiami, festosità che però, con mio grande imbarazzo, non coinvolsero affatto né Montale, né Sabin. Nessuno li aveva riconosciuti: mi sentii gelare per quella ingiusta indifferenza. Che tuttavia, forse, non dovette dispiacere, almeno a Montale”.

Ultimo regalo nella sala gremita di Casa Manzoni per festeggiare la Fracci “musicale” di Montale: eccolo. “Ricordo una furibonda discussione tra il poeta e mio marito che avvenne nella grande cucina della casa della Papi, al ‘Forte’, poco prima di intraprendere il viaggio. Il poeta citava la celebre Traviata di Visconti del 1955 con la Callas, che aveva segnato un’epoca; disse che nella sua recensione per “Il Corriere d’Informazione” non aveva neppure voluto menzionare il nome di Verdi, tanto gli era parsa un’edizione ricolma di cedimenti pubblicitari. Come ho già detto Montale rifuggiva la notorietà spicciola. Mio marito, invece, sosteneva che non avrebbe avuto pace se non prima di vedere la silhouette del poeta sulla copertina di “Sorrisi e canzoni TV” (un giornale molto popolare, oggi  “TV Sorrisi e canzoni” che parla per lo più di divi televisivi e gossip n.d.r.), cosa che regolarmente accadde quando Montale vinse il Premio Nobel. Il nostro viaggio estivo fu intrecciato a queste dispute, e ad altre interessanti discussioni accese. Letteratura, arte, ma soprattutto opera e cucina, erano gli argomenti preferiti e il tempo scorreva armonioso, con una naturale piacevolezza priva di forzature, che non ho mai dimenticato”.

Intanto Montale covava la sua Danzatrice stanca che torna a ballare dopo essere diventata mamma: cosa rarissima a quei tempi; nessuna ballerina osava avere figli per non sciupare la propria silhouette, ma non fu così per la sempre temeraria Fracci, che sarebbe tornata a danzare molto in fretta (“poi potrai rimettere le ali”). Il poeta, all’inizio, la presenta quasi come un’ammalata (“si parla della rifioritura d’una convalescente”) in via di guarigione, ma Montale non vuole sminuire la sua maternità…. anzi! Il poeta intende sottolineare che la donna, appena sarà di nuovo in forma (“a te bastano i piedi sulla bilancia per misurare i pochi milligrammi che i già defunti turni stagionali non seppero sottrarti “) e tornerà a volare. Non sarà più una creatura celeste (“per aver dato alla luce un figlio”) bensì terrestre, eppure sempre speciale perché tutti si accorgeranno che è tornata visto che, senza di lei, i balletti sembrano sfilate di morti (“nivei défilès di morte”).

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Marinella Guatterini

Marinella Guatterini

Saggista e critico di danza e balletto dagli anni Ottanta, è docente di Estetica e Teoria della danza alla Civica Scuola di Teatro “Paolo Grassi” di Milano e responsabile delle attività del Corso Danzatori. Ha scritto e scrive saggi e libri. Ospite, dal 1999, come maître de conference all’Université Paris III – La Sorbonne, dal 2004 ha tenuto corsi di “Metodologia della critica di danza” al Dams dell’Università “Alma Mater” di Bologna per sette anni e di “Scrittura critica” presso l’Università Cattolica di Milano per due anni. Tiene conferenze e ha allestito mostre sulla danza, elaborando altresì progetti speciali. An essayist, dance and ballet critic since the 1980s, she teaches aesthetics and dance theory at the university 'Paolo Grassi' Civic Theater School in Milan, and is responsible for the activities of the Dancers’ Course for Dancers. She has written essays and books on all aspects of dance, and on its leading protagonists. Beginning in 1999, she became a maître de conference at the Université Paris III - La Sorbonne; from 2004, she has held courses in 'Methodology of dance criticism' at Dams of the Alma Mater Studiorum in Bologna, the oldest University in the world. She also created a course in ‘Critical Writing’ at the Catholic University of Milan. Currently, she holds conferences and organizes exhibitions on dance, while also developing special projects related to performance and research of the Italian dance scene.

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