Uomini e donne che convivono con sex doll anatomicamente perfette e madri che non si sottopongono fisicamente al parto curando piccole bambole; una quotidianità consumata nell’interazione con corpi inanimati e con presenze/assenze a cui destinare attenzioni ed affetti. “Surrogati. Un amore Ideale” è una mostra a cura di Melissa Harris visitabile fino al 22 Luglio presso l’Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II di Milano (lun, mer, gio, ven. 14:00 – 20:00; weekend 11:00 – 20:00; mar. chiuso. 15€). Il progetto vede coinvolte due fotografe americane delle differenti coast Miss Dorfman from Los Angeles e Miss Diamond from New York che esplorano il concetto di amore: famigliare, romantico ed erotico. Quarantadue fotografie esposte mostrano il legame tra individuo e surrogato di silicone, una forte connessione quasi inspiegabile che alimenta un rapporto tra essere umano e rappresentazione artificiale. Il percorso espositivo accoglie una selezione della serie “Still Lovers” e “Forever Mothers”. La prima prodotta da Elena Dorfman descrive le relazioni amorose intraprese con reali bambole a grandezza naturale, la perversione di sottomettere qualcuno e piegarlo alla propria volontà senza opposizioni. La seconda creata da Jamie Diamond rappresenta piccoli pargoli, oggetto del desiderio di donne che vogliono soddisfare una mancata maternità. Una denuncia contro la società odierna dominata da nuovi canoni estetici sempre più imposti e da problemi economici che ostacolano la creazione di un nucleo familiare. Le artiste vogliono far riflettere sui valori e le sfere sentimentali, è possibile creare una sorta di surrogato che ci ami come vorremmo?
La società impone l’eterna bellezza e giovinezza in cui i confini tra carne e silicone diventano sempre più labili ed una famiglia perfetta da spot pubblicitario. Di conseguenza l’individuo è inevitabilmente travolto da quello che lo circonda, un mondo fittizio ma allo stesso tempo reale. Questo perché vige il principio d’idealizzazione in cui si tende a proiettare le nostre verità su qualcuno o qualcosa. Una mera utopia ed una corsa verso la perfezione solo per trovare risposte, conforti e sicurezze per se stessi. La triste verità rivela l’inesistenza di questa realtà comprensibile forse con più coscienza e consapevolezza. Dunque occorre accettare difficoltà e problematiche perché è solo dalle avversità che si può migliorare.