Nei giorni scorsi, presso il Golden View di via dei Bardi a Firenze, è stata inaugurata la mostra di Simone Lingua, artista toscano nato a Cuneo e diplomato all’accademia delle Belle Arti della omonima città fiorentina. Pittore e scultore, da anni concentrato sullo studio dell’arte cinetica – quasi certamente presente alla prossima Biennale di Venezia con una installazione speciale da proporre tra gli eventi collaterali – ha iniziato ad interessarsi di arte cinetica nel 2010, applicandola alla progettazione architettonica e, più in particolare, alla realizzazione delle facciate per il marchio Prada a Las Vegas, Shanghai e Sydney. Infine, ha approfondito l’utilizzo di alcuni materiali riflettenti – e, o trasparenti – quali il vetro, il metallo, plexiglass, acciaio, specchi, per destinarli alla creazione delle prime opere plastiche (il Cilindro Cinetico, in acciaio; il Cubo Cinetico, in plexiglass; i Quadri Cinetici, in acciaio super mirror oltre a quelli in plexiglass cromato e verniciato).
La sua capacità di forgiare questi elementi, studiarne i dettagli, la posizione, gli assemblaggi, dà origine al movimento, fulcro identificativo delle sue opere e di forte impatto visivo: il cinetismo concede di entrare dentro la profondità del suo lavoro, nei suoi tratti ipnotici, lasciando intravedere, con sintesi ed equilibrio, il movimento dietro il quale, seppur celatamente, è custodito il senso delle creazioni di Lingua (Nìnfea a Bagno Vignoni, 2018). In generale, le sue opere tendono a modificare l’aspetto della realtà sulla quale l’uomo interviene al fine di proporre un significato diverso da quello originario: così l’osservatore si interroga su determinati quesiti, umani, sociali e, o metafisici. Restano alcune opere apparentemente di natura più estetica, comunque in grado di captare l’attenzione dell’osservatore che rimane attratto dalle simmetrie – spesso concentriche – e gli effetti che Lingua studia con devota dedizione e, in merito ai quali, come si diceva, i movimenti concentrici e fluttuanti dei materiali, spingono l’occhio in un turbinio di riflessi e proiezioni che non smettono di colpire chi le guarda.
All’inaugurazione della mostra è seguita la presentazione di un ambizioso progetto dell’artista dedicato alla città di Firenze, da realizzarsi proprio su Ponte Vecchio. In particolare, l’artista intende rivestire di lastre di grande formato – e in modo del tutto non invasivo – i pilastri sui quali poggia il ponte, sì che l’acqua del fiume Arno si rifletta sulle stesse, dando l’idea e la percezione che sia l’acqua a sostenerli. Un effetto ottico di grande impatto visivo e molto significativo, nel quale il fiume – la natura – sorreggendo il ponte, si rivela amica dell’uomo, oramai pronta ad andare in contro alle sue esigenze – non più contro – supportando gli interventi che egli stesso ha costruito. Uno slancio e un’apertura inimmaginabili che la natura – in un certo senso, oramai, deturpata – fa all’uomo: una sorte di resa dei conti che annulla gli errori commessi nel passato e che ora consente di rincominciare una relazione più rispettosa e duratura tra le parti. E’ chiaro che in un momento storico simile a quello che stiamo vivendo, il progetto di Lingua s’inserisce perfettamente in una realtà già troppo abusata e che sta scontando da anni gli errori commessi e sulla quale l’azione prepotente dell’uomo si è imposta con le sue esigenze e necessità, senza preoccuparsi dei danni e i pericoli che i suoi interventi hanno provocato.
In mostra fino al 13 Gennaio 2019 presso il Golden View di Firenze. A cura di Tiziana Tommei.
Biografia
Simone Lingua è nato Cuneo nel 1981. Avvia il suo percorso formativo all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Gli esordi della sua carriera artistica sono legati alla pittura. I primi studi inerenti l’arte cinetica risalgono al 2010 e sono applicati alla progettazione in ambito architettonico per le facciate di Prada. Ha esposto in gallerie e spazi istituzionali, in Italia e all’estero. Tra il 2016 e il 2017 ha esposto al Pan di Napoli, al Louvre, al Castello Estense a Ferrara, alla Galleria Mirabilia a Reggio Emilia, a Palazzo Bentivoglio Gualtieri a Reggio Emilia, alla Galleria Accorsi a Torino, al Museo di Villa Mazzucchelli a Brescia, al Castello di Bratislava, alla Fondazione De Nittis a Barletta, al Castello di Sarzana, alla Galleria Idearte a Ferrara, al Museo Fondazione Sorrento e alla galleria TAG a Lugano. Nel luglio del 2016, Palazzo Gagliardi a Vibo Valentia, ha ricevuto il Premio come miglior opera concettuale. Tra i più recenti progetti espositivi si citano: ); la partecipazione alla seconda edizione di Art Adoption New Generation, a Cortona (dicembre 2017 – gennaio 2018) e a SetUp Contemporary Art Fair a Bologna, presentato da Tiziana Tommei (febbrario 2018); il group show Condizione, progetto curato da Roberto Baciocchi presso Dôme di Elephant Paname a Parigi (aprile 2018); il progetto esclusivo ideato e realizzato per Bagno Vignoni: Ninfea, installazione site specific e mostra personale diffusa a cura di Tiziana Tommei (aprile – giugno 2018).
Il suo lavoro è seguito dal 2017 da Tiziana Tommei.
Vive e lavora ad Arezzo.