Nella Capitale in questi giorni di inizio autunno, a chiusura della Festa del Cinema, si respira e si rivive l’atmosfera glam della Dolce Vita degli anni Sessanta. Due le mostre interessantissime su sue protagonisti chi da dietro la macchina fotografica chi davanti alla macchina da presa. Sono rispettivamente Rino Barillari e Marcello Mastroianni.
Due vite che si sono incrociate e scontrate sul set e fuori dai set tra Gino Barillari il “fotografo degli attori” il paparazzo più famoso d’Italia (in scena al Museo MAXXI con le sue foto rubate ) e Mastroianni a cui l’Istituto Luce ed il Comune di Roma ed il Ministero Beni Culturali dedicano all’Ara Pacis una mostra dal titolo Una vita tra parentesi: una carriera costellata di successi circa 140 tra film e spettacoli teatrali interpretati. Nasce da una famiglia ciociara da cui eredita tenacia fierezza e pragmatismo. Terminato il liceo si trasferisce nella Capitale dove, iscritto alla Facoltà di Economia, riesce ad entrare al Centro universitario teatrale grazie a sua madre donna semplice, ma lungimirante e alla sua amicizia con la sorella di Vittorio De Sica. Questo si rivelerà solo il primo di una serie di fortunati incontri della sua vita artistica e professionale e sentimentale.
Vittorio De Sica, suo primo mentore, lo stimola a studiare dizione recitazione doppiaggio teatro e recitando proprio per la prima Compagnia Besozzi-Pola-Scandurra, conosce Giulietta Masina che lo porterà all’incontro degli incontri quello con il marito Federico Fellini. Sul palco verrà notato anche da Luchino Visconti, che il regista definisce “il ragazzotto non sa dire una battuta, ma ha un talento naturale magnetico: lo trasformerò in un professionista serio e metodico”. Parole che si riveleranno profetiche. Sono quelli gli anni della formazione, ma anche dell’incontro e la liaison sentimentale: Silvana Mangano gli apre le frequentazioni del bel mondo romano cinematografico e le porte del cinema. Sono gli stessi anni in cui Visconti sposta sua attenzione dal teatro al cinema e gli diede la prima vera opportunità seria di lavorare nel cinema ne Le notti bianche che segnerà il suo riconoscimento come attore cinematografico impegnato. Il teatro, suo primo amore, un dialogo mai interrotto porta all’ incontro con Giulitta Masina e suo marito: Federico Fellini. Leggendario divenne il suo legame con Federico Fellini che, diventerà il suo migliore amico nella vita. Il regista riminese vedeva in lui una sorta di “alter ego” l’uomo per poter incarnare e dare vita a tutti i suoi sogni e le proprie passioni, sentimenti ed idee incisivamente espresse nei film “La dolce vita” e “Otto e mezzo” che lo resero celebre in tutto il mondo anche oltre Oceano. E proprio dagli Stati Uniti arriva una delle prime copertine ed intervista del Time una sincerissima intervista in cui il divo straniero più conosciuto del momento si racconta.
Qualche anno più tardi Marcello in una altra intervista-verità riuscirà a mettere in imbarazzo l’inossidabile anchorman David Letterman dichiarando il suo amore per la città di New York e per le donne e, per giustificare la sua incostanza in amore, rispondeva: “Io amo le donne e vorrei accontentarle tutte, amarle tutte…”. Tante furono le sue partner nella scena, alcune anche nella vita. Molte tra ufficiali e ufficiose: Silvana, Sophia (Loren mai confermato dagli interessati, sebbene attribuitagli) Flora, Faye, Catherine, Annamaria e le altre. Amato molto amato e molto premiato.A consacrarlo divo saranno le pellicole de “Il bell’Antonio” di Bolognini a “Matrimonio all’italiana”, “Una giornata particolare” e “Ieri, oggi domani” girati con Sofia Loren. Vincitore di numerosi premi, dalla Palma d’Oro, al Leone d’Oro, al David di Donatello e per ben tre volte candidato al prestigioso Premio Oscar. Ricordato e molto amato in vita ed ancora oggi da quanti lo hanno frequentato ed amato. Proprio in occasione della inaugurazione capitolina della mostra all’Ara Pacis abbiamo incontrato tra i tanti colleghi ed amici che lo hanno conosciuto ed amato attori registi e gente comune insieme: il suo barista Ermanno Bucci quel ragazzino “moretto”, come era solito apostrofarlo Marcello, ci racconta gli anni d’oro dell’artista tra il ‘66-70 quando Marcello si raccontava, tra un caffè ed una sigaretta, con poche parole e semplicità nel bar di angolo di piazza Galeria al quartiere Appio Latino dove abitava sua madre.
Nel fare un ritratto di Mastroianni Bucci sottolinea proprio “la sua innata capacità comunicativa di porgersi con poche parole in modo brillante ed autoironico sapeva farsi amare senza mai imporre la sua persona” . Questo suo saper intessere relazioni si rivelerà una dote importantissima per favorire incontri nodali per la sua carriera di attore. Ed ancora l’ex barista, oggi un signore sessantenne, ricorda “I suoi film non gli hanno reso giustizia: era ancora più bello più alto, più signore, più galante di quanto non trasparisse dai suoi film”.“Ricordo il suo senso della famiglia, il circondarsi spesso del fratello Ruggero e di sua madre donna generosa stessa generosità che – racconta ancora il giovane barista oggi sessantenne- era anche sua nel parlare con semplicità e con un sorriso con quanti lo avvicinassero e anche con me e nel lasciare le mance. Quel suo parlare a mezza bocca tra una sigaretta e l’altra. Ricordo nitidamente quel pacchetto verde di Nazionali Esportazione senza filtro che lasciava sul bancone del bar in bella vista e tante volte dimenticava”. Ed ancora al suo amico barista quotidiano di quegli anni d’oro abbiamo chiesto:
Aveva un carattere schivo e riservato?
“Sì, piuttosto schivo. Poche parole, ma socievole. Non amava concedere autografi ed essere disturbato”.
Ha magari anche un aneddoto legato a lui come persona?
“Mi ripeteva spesso sono fortunato: faccio il mestiere che mi piace ed è il mestiere più bello del mondo!” Ed io che adoro il cinema italiano di quegli anni mi reputo fortunato di averlo conosciuto.”