Luci abbaglianti delle insegne, pubblicità colorate, eccitanti disco club così risultavano le grandi città degli Stati Uniti d’America negli anni sessanta e così Keith Sonnier prese ispirazione.
Originario della Louisiana, è tra i primi e più significativi rappresentanti di una generazione di artisti che ha dato avvio ad un percorso di ricerca radicale in scultura.

Per questa ragione la Galleria Fumagalli ospita le sue creazioni dal 28 Settembre al 19 Dicembre in via Bonaventura Cavalieri 6 a Milano (dal mar. a sab. dalle 11:00 alle 19:00. Ingresso libero).
Dalla fine degli anni sessanta, Mr. Sonnier ha avviato il suo percorso artistico studiando il rapporto tra materiali industriali con rigide geometrie e la fluidità della luce neon per dare una nuova forma e significato a questo tipo di arte. Egli lavora spesso in serie, alcune delle quali ha continuato a sviluppare lungo il corso della sua carriera.
Elementi dei primi lavori scultorei sperimentali sono spesso riconoscibili in successive installazioni, anche in interventi architettonici su scala monumentale. Gli effetti percettivi delle prime opere del maestro “Lit Circle Red with Eyched Glass”(1968) dimostrano la capacità di saper manipolare materiali difficili con apparente disinvoltura: il soggetto ha curve regolari e il profilo della luce nello spazio non sempre coincide con la sua forma disegnata reagendo con la superficie riflettente e trasparente del vetro.

Dopo solo due anni l’artista però sente il bisogno di liberarsi dalla rigidità formale e di sperimentare a pieno la morbidezza e l’organicità dei tubi luminosi con “Neon Wrapping Incandescent I” (1970), un insieme di riccioli tubolari colorati attorno ad una struttura di porcellana montata a parete con una lampadina a incandescenza.
In seguito Sonnier attinge alla cultura asiatica prendendo spunto da forme di scrittura cinese quali il carattere antico Sel e da qui realizza “Sel Series” (1978 – 2003), dove gli ideogrammi orientali si mescolano alle iniziali dei suoi amici generando curiose interpretazioni.
Negli ultimi quindici anni Keith ha sperimentato muovendo le sculture dalla parete e sospendendole al soffitto, come nella serie “Chandelier” (2006 – ) oppure facendo riferimento ai portali antichi e giocando con la tridimensionalità del concetto di porta con la serie “Portal” (2015), arrivando alla serie più recente “Floating Grid”(2017) dove si percepisce una sorta di ritorno alla scultura materica, con una forte presenza di materia industriale. Tutte le opere citate sono visibili nel percorso espositivo.
L’intero processo creativo dell’artista si basa sul dialogo tra linea e colore che segue una ricerca sulla struttura sia nel progetto su carta sia nei tubi al neon piegati e intrecciati nello spazio reale.
Consapevoli che il mondo cambia quando si scoprono nuovi linguaggi, occorre notare che la libertà sta al di là della luce.