Dal cuore del Monferrato, passando da Milano per poi restare un po’ a Londra e trasferirsi a New York.
La storia di Elena, graphic designer originaria di Nizza Monferrato è sfaccettato come la sua carriera nel campo della moda e del design. La voglia di condividere la sua esperienza l’ha portata anche a creare un gruppo Facebook riservato ai giovani creativi expat che lavorano a New York nel mondo del design.
Attualmente di cosa ti occupi?
“Sono una grafica di abbigliamento, mi occupo cioè di disegnare tutto ciò che viene stampato, ricamato, intarsiato su tessuto. Attualmente lavoro per un marchio americano e mi occupo di disegnare le grafiche per la loro linea di t-shirt stampate da donna”.
Quale è stata la tua formazione e come è scattata la tua passione per il design?
“Ho sempre amato disegnare, sin da piccola. ll liceo scientifico si è dimostrata essere una scelta totalmente sbagliata per me: ho passato gli anni scolastici a scarabocchiare su diari e quaderni, invece di ascoltare i professori. Dopo le superiori avrei voluto studiare qualcosa di più inerente alle mie corde, e l’idea di incanalare la passione verso il disegno di moda mi è sembrata la scelta più opportuna: mi piaceva l’idea che da uno schizzo su carta potesse nascere qualcosa di reale e tangibile. Ho frequentato l’istituto Marangoni e gli anni successivi sono stati movimentati: ho lavorato inizialmente come designer di borse e pelletteria, poi come designer di abiti per bambina, poi a Londra per quasi un anno come designer di tessuti e abbigliamento donna. Alla fine sono approdata nel mondo delle grafiche per bambino e ci sono rimasta per 4 anni, fino a quando non mi sono trasferita a NY. Mi piace lavorare nel mondo delle stampe su tessuto perché mi sento una via di mezzo tra stilista, grafica e illustratrice”.

Quando e perché hai capito che trasferirti sarebbe stato il passo giusto per te?
“In realtà sono venuta qui per amore. Mio marito (allora ancora fidanzato) si era trasferito per lavoro, e dopo un paio d’anni di storia a distanza, quando abbiamo capito che lui avrebbe avuto la possibilità di potersi fermare ancora per un po’ negli States, ho deciso di lasciare tutto e raggiungerlo”.
Come è stato l’impatto con New York?
“Ero già stata a New York diverse volte (mia sorella vive qui da quasi vent’anni) per cui la città già un po’ la conoscevo. Comunque non è stato facile; anche le piccole cose che in Italia facevo abitualmente (come pagare una bolletta, chiamare la compagnia telefonica, andare dal medico) qui diventavano delle piccole sfide quotidiane. In più appena arrivata non avevo un lavoro e la pressione di doverne trovare uno al più presto era tantissima, perché l’idea di vivere nella città più costosa del mondo contando solo sullo stipendio di mio marito non era fattibile. Col passare del tempo le sfide sono diminuite ma soprattutto io ho cambiato il mio modo di approcciarmi a certe situazioni”.
Qual è il giusto approccio e mentalità che devi avere per ricominciare in un Paese diverso per cultura dall’Italia?
“Bisogna cercare di staccarsi dalla mentalità di pensare di essere sempre nel giusto e che Diverso sia sinonimo di Sbagliato. All’inizio continuavo a fare paragoni con il nostro Paese (e a volte lo faccio ancora) ma questa cosa si è rivelata controproducente. Ho capito che i continui pensieri tipo “In Italia si mangia meglio” “le persone sono diverse” “il modo di lavorare è migliore” non ti portano da nessuna parte, e anzi spesso i pregiudizi ti precludono un sacco di esperienze altrimenti molto formative e “arricchenti”. Bisogna tentare di vedere tutto con occhi nuovi, senza costante senso critico. La forza di New York è proprio la sua fitta maglia multiculturale, che ti offre infiniti punti di vista diversi da cui provare a guardare il mondo”.
Quanto sei ancora legata al tuo paese di origine?
“Troppo! Casa mia è là. Qui in America le ferie sono pochissime durante l’anno per cui soffro molto il fatto di non poter tornare e fermarmi in Italia tutto il tempo che vorrei. Mi mancano la mia famiglia e i miei amici, la tranquillità con cui trascorrono le giornate. Mi piace il fermento e l’energia che ci sono qui a NY, ma certe volte dimentico quanto sia bello fermarsi e godersi le piccolezze della vita come mi succedeva di fare nel nostro Paese”.

Che canali usi per stabilire contatti di lavoro e promuoverti?
“Fino ad ora ho cambiato due lavori e avevo trovato entrambi tramite annunci su linkedin, ma so che qui vanno tantissimo le agenzie per il lavoro, perlomeno nel mio campo.
Appena arrivata qui, tra le mie amicizie e conoscenze sentivo parlare spesso di “un’amica designer”,”un mio amico fotografico”,”una ragazza che conosco che scrive libri”, e mi sarebbe piaciuto creare una rete di conoscenze nel settore creativo. Perché, diciamocelo, in certe cose noi italiani abbiamo veramente una marcia in più, soprattutto per quanto riguarda il senso estetico e la versatilità artistica. Per questo motivo ho creato da poco un gruppo su facebook chiamato Creativi italiani a New York. E’ nato da poco ed è aperto a tutti quegli italiani che abitano qui e che si occupano di design, ma anche di fotografia, musica, teatro e qualsiasi altra attività inerente il settore creativo. Spero possa diventare uno strumento utile per creare connessioni interessanti, ma anche per confrontarsi e dar vita a collaborazioni lavorative e, perché no, anche a nuove amicizie”.
Un luogo della città che ti ispira in particolare ?
“Potrei citarti East village e Lower east side, per i localini cool e i negozi vintage e di brand indipendenti, ma la verità e’ che ogni angolo è ricco di ispirazione perché New York è un mix di culture, stili, personalità così diversi e spesso agli antipodi, e tutta questa mescolanza rappresenta un continuo arricchimento per me. Il mio posto preferito però rimane la promenade di Dumbo. E’ il luogo in cui dimentico tutte le piccole difficoltà e la frenesia di questa vita newyorkese, e mi rilasso alla vista incredibile sulla città. Lo spettacolo dello skyline mi stupisce sempre e non potrei mai stancarmene”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Sono una continua centrifuga di idee e ogni giorno mi viene in mente un nuovo progetto per il mio futuro. Per ora ho un contratto full time, però l’eventualità di una scelta lavorativa da freelance mi sembra la più allettante, per poter avere anche la possibilità di iniziare qualche progetto personale. Non ho ancora le idee ben chiare, ma il mio obiettivo sarebbe avere un lavoro in cui possa gestire il mio tempo come voglio, e che magari mi possa dare la possibilità di relazionarmi anche con l’Italia”.