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A New York, l’Immigration Arts Coalition: l’arte che “resiste” al razzismo

Questa innovativa rete artistica ha lanciato la propria agenda al Museum of Jewish Heritage e nasce a difesa del contributo dell'immigrazione

Michela DemelasbyMichela Demelas
A New York, l’Immigration Arts Coalition: l’arte che “resiste” al razzismo

Christopher Massimine (Chair, National Yiddish Theatre Folfsbiene), durante l'incontro al Jewish Museum

Time: 3 mins read

La Immigration Arts Coalition è una coalizione multi-disciplinare e multiculturale di organizzazioni artistiche e artisti individuali. L’unione è nata dall’idea comune che il “mosaico” della cultura americana derivi dal contributo che le hanno conferito gli immigrati, che “hanno lasciato l’ingiustizia dei loro paesi per un futuro migliore negli Stati Uniti.

Questa innovativa rete artistica ha lanciato la propria agenda ieri, al Museum of Jewish Heritage, dove hanno preso la parola numerose organizzazioni e artisti. Inoltre, l’evento ha compreso delle brevi performances che celebravano la diversità artistica dei programmi newyorkesi, tra cui quella di Daniel Greenwood dell’Yddish Theatre e quella della pianista colombiana Carolina Calvache.

Laura Caparrotti – Kit-Kairos Theatre

“Ellis Island rappresenta la porta attraverso cui milioni di persone hanno cercato rifugio qui a New York e negli Stati Uniti,” hanno esordito gli artisti e i direttori delle organizzazioni. “E i valori e culture di queste persone continueranno ad essere celebrate e a rendere il nostro paese ciò che è oggi,” ha dichiarato Christopher Massimine, il C.E.O del National Yiddish Theatre Folksbiene.

L’ambizione del progetto nasce dalla consapevolezza che “l’arte guarisce. L’arte unisce,” ha continuato Marlena Fitzpatrick, presidente della Coalizione. E, insieme a tutte le altre tipologie di lavoratori, “anche noi artisti lavoriamo, spalla a spalla, per creare questa nazione.” “In un’epoca in cui sentiamo troppo spesso dire che tornino nel loro Paese, in cui ci viene detto che lingua dobbiamo parlare,” in un’epoca in cui la comunità LGBT, musulmani, donne e rifugiati “sono diventati un target mirato di discutibili politiche pubbliche, noi artisti dobbiamo essere i primi a resistere”.

Marlena Fitzpatrick – President

Il loro programma ha diverse parole chiave: advocacy, diversità, supporto, collaborazione, empowerment attraverso l’arte e engagement. E a portarlo avanti sono artisti dai background più disparati. La Immigrant Arts Coalition contiene anche una voce italiana. Si chiama Laura Caparrotti. È il direttore artistico del teatro italiano KIT-Kairos e ha lavorato per diffondere la cultura italiana nei teatri di New York sin dal 1996. I lettori la conoscono anche come columnist de La Voce.

“L’iniziativa è partita da un invito, da parte del National Yiddish Theater, per conoscersi durante due giorni di summit con spettacolo finale. È partita come un confronto, per vedere di quanti colori, sapori, profumi aveva la vita artistica di New York.” “Ma il fatto che abbiamo iniziato da New York, dove è più facile trovare un ambiente aperto e diversificato, non significa che ci fermiamo qui,” ha dichiarato Laura.

Shawn Rawls – Emotion physical theatre

Programmi e ambizioni per il futuro, al momento, sono tante. “Sicuramente, una delle più grosse ambizioni è quella di avere gruppi legati alla Coalition in tutte le maggiori città degli Stati Uniti e summit annuali in ogni città dove è presente un gruppo, per poter parlare in quella città delle loro necessità, dando loro una vetrina nazionale.” Intanto, si parte dal prossimo “summit estivo, dal 6 all’8 agosto, dove mostreremo cosa è diventata la Coalizione durante una conferenza di due giorni e spettacoli che mettano in evidenza il contributo degli immigrati in questo paese.

Riguardo all’advocacy, Laura ha dichiarato: “siamo appena nati e dunque stiamo ora prendendo contatti per vedere cosa riusciamo a fare insieme. Uno dei motivi del lancio di oggi è quello di renderci pubblici e dire a chiunque si voglia unire a noi che sono benvenuti. Per quanto riguarda invece il mio apporto, in particolare, è quello di fare da liaison fra i vari gruppi di cui faccio parte e che hanno scopi comuni, come ad esempio il problema immigrazione, il problema di essere conosciuti senza stereotipi, il problema –falso – della lingua. Il punto importante è che frequentando vari gruppi di advocacy, scopri quante esigenze siano comuni a molti e quanto davvero l’unione faccia la forza.”

Inoltre, rientra tra gli obiettivi della coalizione quello di creare nuove iniziative nel campo del supporto alla diversità, assicurando che i ruoli etnici e multiculturali siano specificatamente occupati da individui che vi si riconoscano; della collaborazione, assicurando che i membri della coalizione siano capaci di comunicare velocemente su forum appositamente creati per condividere risorse, sia a livello nazionale che internazionale; di empowerment, rafforzando il ruolo della diversità nell’arte; e di engagement, creando sempre più risorse e opportunità di accesso, affinché’ vengano eliminate barriere linguistiche e culturali.

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Michela Demelas

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