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March 5, 2016
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Armory Show: il grande circo dell’arte

Dal 3 al 6 marzo, i Pier 92 e 94 del west side di Manhattan tornano a ospitare l'Armory Show

Vincenza Di MaggiobyVincenza Di Maggio
Armory Show

Un momento dell'Armory Show 2016. Foto: Roberto Chamorro for The Armory Show

Time: 4 mins read

Tra personaggi dai look eccentrici, esplosioni di energia creativa, bizzarre installazioni gonfiabili, un vortice di quadri e sculture, e il suono di un bongo curiosamente in sottofondo, passeggiare per l’Armory Show 2016 è po’ come essere al circo. Con oltre 200 stand espositivi di gallerie di tutto il mondo, la fiera presenta il meglio dell’arte moderna e contemporanea.

A meno di non essere un collezionista e sapere con esattezza cosa si sta cercando, si rischia di sentirsi un po’ travolti. In uno spazio al tempo stesso affollato e arioso, traboccante di talento creativo, è difficile riuscire a connettersi con le opere e apprezzarne il valore. Si esce con una vaga concezione dei colori e delle texture delle opere. Nel caso voleste visitare la fiera, per aiutarvi ad orientarvi, ecco alcune cose da sapere sull’Armory Show di quest’anno, la più grande fiera internazionale d’arte di New York City.

Fondato nel 1994, anno dopo anno, l’Armory Show presenta ai collezionisti arte moderna e contemporanea di alta qualità rappresentata dalle principali gallerie di tutto il mondo. Come al solito, la fiera di quest’anno è divisa in due parti principali.

Grandi nomi

Armory Show
Ricostruzione dello studio di Joan Mirò a Maiorca, Spagna

La prima metà dell’Armory Show si svolge al Pier 92 e raccoglie 55 gallerie che presentano una ricca collezione dei lavori di leggendari maestri d’arte del XX secolo, tra cui Pablo Picasso, Frank Stella e Alexander Calder. È in questo spazio che si trova la ricostruzione storica dello studio di Joan Miró a Maiorca, in Spagna. Il visitatore può aggirarsi tra arredi originali, materiali da pittura e suppellettili provenienti dallo studio originale dell’artista, oltre che 22 dei suoi dipinti e disegni magistrali.

In mostra in questa sezione ci sono anche alcune stampe su tela di Edvard Munch e Pablo Picasso, della galleria John Szoke. Proprio di fronte alla ricostruzione dello studio di Mirò, sono esposte le nature morte dell’italiano Giorgio Morandi (le cui opere sono al centro della mostra al Center for Italian Modern Art fino al 25 giugno), presentate dalla Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. di Bologna.

La Cecilia Torres Gallery, che rappresenta i capolavori di Joaquin Torres Garcia, ha deciso di sfruttare l’Armory Show come opportunità per mettere in mostra le opere del suo allievo, Francisco Matto. “Volevamo mostrare l’eredità che Torres ha lasciato”, ha detto Susana Temkin,  archivista della galleria. In aggiunta ai suoi dipinti ad olio, i visitatori possono godersi anche i totem in legno di Matto, originariamente fotografati su una spiaggia.

Solo a New York

armory show
Un momento dell’Armory Show 2016. Foto: courtesy of Roberto Chamorro for The Armory Show

Scendendo i gradini di una scala di metallo e passando attraverso l’installazione simile a un bosco di Sung Jang, dal titolo Mobi (composta da elementi modulari sovrapposti), si entra nell’enorme Pier 94 dove [ ospitata la seconda sezione dell’Armory Show. Questo immenso spazio raccoglie l’arte contemporanea di 113 gallerie che rappresentano alcuni dei più richiesti artisti di oggi. Alcuni, come la galleria Francesca Minini di Milano partecipano alla mostra per la prima volta. “È solo il primo giorno, ma finora siamo contenti. Abbiamo incontrato molti collezionisti interessanti”, ha detto Alessandra Minini.

Dopo aver partecipato a numerose fiere d’arte internazionali nel corso degli ultimi dieci anni, Minini ha notato le differenze nei segmenti di pubblico cui si rivolgono i diversi eventi: “Abbiamo visitato l’Armory Show negli ultimi quattro anni e riteniamo che sia migliorata in termini di qualità delle opere e di presentazione. Partecipiamo a Art Basel Miami e volevamo davvero partecipare a una fiera d’arte a New York. A Miami ci sono molti sudamericani ed europei cui piace andare a Miami a dicembre, perché da quelle parti è ancora bella stagione. Qui invece il pubblico è più americano. L’evento è più rivolto a chi vive qui, non solo a New York, ma negli Stati Uniti”, spiega. 

Tra gli italiani, esposte dalla galleria Vistamare di Pescara, le opere di Ettore Spalletti che, proprio l’anno scorso, ha esposto in una mostra in cui i suoi lavori sono stati affiancati a quelli del già citato Giorgio Morandi.

Sguardi sull’Africa

Armory Show
Ibrahim, El-Salahi, Reborn Sounds III, 2015. Penna e inchiostro.

A partire dal 2010, la fiera si è arricchita dell’Armory Focus, una sezione che ogni anno rende omaggio a una diversa regione del mondo. Nel 2015 il focus è stato su Medio Oriente, Nord Africa e Mediterraneo, mentre l’anno precedente l’attenzione si è concentrata sulla Cina. Quest’anno, i curatori Julia Grosse e Yvette Mutumba hanno scelto di mettere in mostra l’arte contemporanea africana. Con circa 58 paesi, 3.000 gruppi culturali, 2.000 lingue, una miriade di credenze religiose e un paesaggio dinamico, il continente africano ospita la popolazione più geneticamente variegata della Terra. Non sorprende quindi che le opere prodotte dalla sua gente siano così incontrollabilmente diverse in termini di mezzi, estetica, significato e produzione. Gli artisti presentati in questa sezione provengono da una vasta gamma di esperienze artistiche. Alcuni sono pittori, altri fotografi e performer. Alcuni sono nati in Nigeria, mentre altri si sono formati a Londra. Attraverso una selezione di 15 gallerie da Nairobi, Londra, Berlino, Seattle, Città del Capo, e altre città del mondo, i curatori hanno presentato la narrativa complessa dell’arte africana e messo in luce come il mondo in cui viviamo sia ricco di intersezioni culturali.

In questa sezione dell’Armory Show è esposto il lavoro di Turiya Magadlela, presentata dalla Blank Gallery di Città del Capo. Magadlela è un’artista di Johannesburg che stende materiali come collant, biancheria, e tessuti ricavati da uniformi carcerarie su telai di legno, per creare colorate composizioni astratte. La Echo Art Gallery presenta le fotografie di Namsa Leuba, fotografo svizzero-guineano con base in Sud Africa. Che lavori nei teatri di posa o in ambienti naturali della sua città in Guinea, attraverso l’utilizzo di costumi elaborati e oggetti di scena, nelle sue fotografie Leuba mette in discussione il modo in cui l’identità africana è rappresentata nell’immaginario occidentale. In mostra ci sono anche le opere di Ibrahim El-Salahi, rappresentato dalla Vigo Gallery di Londra. El-Salahi è un artista sudanese che fonde le tradizioni artistiche islamica, araba e sudanese per creare astratte composizioni organiche con vernice bianca e nera, penna e inchiostro. Il suo Reborn Sounds III presenta una notevole somiglianza con Guernica di Pablo Picasso.

L’Armory Show è in corso ai Pier 92 e 94 sul fiume Hudson fino al 6 marzo. L’ingresso costa $ 45,00 e i biglietti si possono acquistare sul sito Internet dell’evento.

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Vincenza Di Maggio

Vincenza Di Maggio

È iniziato tutto con un dipinto, Venere e Adone di Tiziano. “Scrivi quello che vedi”, mi disse la mia professoressa di storia dell'arte. E con queste parole accese un fuoco che avrebbe guidato la mia carriera come scrittrice e storica dell'arte. Dopo il Master in History of Art and Archaeology dell'Istituto di Belle Arti della NYU, uno stage al MoMA e collaborazioni con Condé Nast Traveler, The Architect’s Newspaper e INSIDE F&B. Di origini siciliane, sono nata e cresciuta a New York. Quando non scrivo, mi immergo nella vivace scena artistica di Manhattan, divenendo testimone diretto dell'effetto trasformativo che l'arte può avere su una città e viceversa. It started with a painting. It was Titian’s Venus and Adonis. “Write what you see,” my college art history professor said to me. With those four words she ignited a fire within me that would drive my career as a writer, and as an art historian. I graduated with an MA in the History of Art & Archaeology from NYU’s Institute of Fine Arts, and recently completed an internship at MoMA. I have done freelance work for Condé Nast Traveler, The Architect’s Newspaper, and INSIDE F&B. Sicilian in origin, but I was born and raised in New York. When I’m not writing, I’m immersing myself in Manhattan’s vibrant art scene, witnessing first hand the beautifully transformative effect the arts can have on a city.

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