Cosa si nasconde dietro al sogno americano? In quali condizioni vivevano veramente gli immigrati che arrivavano a New York in cerca di fortuna tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento? New York è stata per tanti una città da incubo, più che da sogno. Una città in cui la spaccatura sociale tra la medioalta borghesia e i poveri era talmente marcata che quei due mondi restavano sconosciuti l’uno all’altro. Per questo alla sua pubblicazione nel 1890 fece sensazione il libro di Jacob Riis, How the Other Half Lives. Studies among the Tenements of New York. The other half, ovvero l’altra metà della popolazione di New York, quella che viveva in condizioni disumane che in molti nemmeno potevano immaginare. Ed è proprio per documentare quello che chi stava bene non poteva immaginare che Jacob Riis ha lavorato con impegno tutta la vita.

Museum of the City of New York. Dono di Joseph Werner Reed
Fino al 20 marzo al Museum of the City of New York c’è una mostra che si chiama proprio Revealing New York’s Other Half, dedicata a questo personaggio, grazie al quale New York è quella che è ora. Sì, perché Jacob Riis è stato molto più di un reporter, è stato un precursore in molti ambiti, tutti aventi a che fare con la denuncia di una realtà spaventosa, attraverso la fotografia e attraverso lo story telling.
Sbaglia chi ricorda Riis semplicemente come fotografo perché di fatto non è quello che era. Non solo. Certo, all’inizio della sua carriera, quando nel 1877 ha iniziato facendo il reporter di casi polizieschi, realizzava anche fotografie, ma appena ha potuto, ha spesso scelto che fossero altri a scattare e sviluppare per lui. Non era la fotografia in sé che lo appassionava, ma il potere del mezzo per documentare realtà altrimenti indescrivibili e certamente incredibili.
Chi avrebbe potuto credere che gli immigrati vivessero in situazioni così squallide e disumane? Le fotografie di Riis valgono più di una dozzina di avvocati, così affermò Robert W. De Forest, il commissario del City’s Tenement House Department, istituito nel 1901. Proprio a partire dal lavoro di Riis, si pensò che il Dipartimento dovesse assumere un fotografo per documentare la situazione effettiva. E quello che venne alla luce costrinse la città ad un esame di coscienza che sfociò in una serie di riforme delle politiche abitative e alle prime regolamentazioni del settore immobiliare, dando forma alla New York che conosciamo. È in questo senso che l’azione sociale di Riis è stata davvero fondamentale e che lo si può considerare uno dei più importanti riformisti. Di fatto lo è stato e lo ha fatto sporcandosi le mani, con una motivazione fortissima: quella di chi aveva vissuto il dramma dell’immigrazione in prima persona. Riis, che era di origini danesi, spiegò bene tutti i sacrifici fatti per diventare un americano a tutti gli effetti nel suo The Making of an American.
Riis, ha sfruttato la fotografia, dunque, come mezzo per documentare. Così, per primo ha usato il flash per raccontare cosa succedeva nelle notti newyorchesi nei quartieri malfamati.

In mostra, una mappa di New York documenta i vari luoghi di cui Jacob Riis si occupòNon c’è una zona di New York che Riis non abbia battuto, come dimostra l’interessante ricostruzione della cartina di New York nella prima sala della mostra. Certo, è evidente che il grosso del suo lavoro si sia concentrato nel Lower East Side, dove vivevano gli immigrati più poveri provenienti dall’Est Europa, dall’Italia e dalla Cina. Un luogo tristemente ricorrente nel suo lavoro è stata la centrale di polizia di Mulberry Street. Riis ha però rivolto il suo interesse alla condizione di tanti altri sfortunati, compresi quelli che vivevano nelle discariche o certi lavoratori i cui minimi diritti venivano costantemente ignorati. Si è interessato della condizione delle immigrate e soprattutto dei bambini a cui ha dedicato un lavoro toccante: The children of the poor, in cui accostava dati disarmanti sulle condizioni di igiene e salute in cui crescevano i figli dei poveri, suffragandoli con fotografie spaventose, cercando di diffondere la convinziine che per formare dei cittadini socialmente utili fosse necessario offrire a questi bambini condizioni migliori e insegnare loro la democrazia.
Riis è stato anche un precursore di un genere che ora è molto in voga: lo story telling. Infatti, usava fare delle letture dei suoi libri, accompagnate da una proiezione di fotografie per rendere più profondamente le idee che comunicava. Alla fine della visita alla mostra del Museum of the City of New York ci si può fare un’idea di come potesse essere una sua lettura con fotografie e, nonostante siano passati ormai più di 100 anni dalla sua morte, o forse proprio per questo, la visione è da brividi e resta profondamente toccante.
La mostra raccoglie fotografie, lettere, edizioni originali dei libri di Riis e articoli di giornale che ricostruiscono pienamente l’impatto che il suo lavoro ha avuto sulla politica sociale degli Stati Uniti e sui cambiamenti effettivi della città di New York.