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January 18, 2016
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La GR Gallery a New York inizia dall’arte cinetica

Da Sacile, la GR Gallery approda anche a New York

Laura GamberinibyLaura Gamberini
gr-gallery-ny-a
Time: 3 mins read

Al 255 di Bowery Street, nel cuore del Lower East Side, si trova la sede newyorchese della  GR Gallery, che inaugura la sua attività negli Stati Uniti con una mostra che è quasi una sorta di sfida:  The Sharper Perception, Kinetic Art, Optical and Beyond. “Abbiamo scelto di approdare negli Stati Uniti con un genere artistico in cui la nostra Galleria crede sin dagli anni Novanta – dichiara il Direttore Alberto Pasini – e che allo stesso tempo è contraddittorio qui negli Stati Uniti, visto che a suo tempo l’arte cinetica è stata “uccisa” dalla Pop Art proprio qui. I tempi sono maturi per riproporre alcuni temi che proprio qui sono stati interrotti”.

La mostra, inaugurata il 14 gennaio, andrà avanti fino al 12 marzo e ruota attorno a una quarantina di pezzi di 20 grandi artisti. Sono nomi che hanno fatto la storia come Shoffely, Vasarely e Munari, quest’ultimo presente con uno dei suoi “classici” temi negativo/positivo e con  Polarishop, un’opera del 1970 che rappresenta pienamente il valore dell’artista come precursore nella realizzazione di opere in movimento con i materiali più disparati. Ci sono poi opere dei più importanti esponenti della corrente Optical come Biasi, Cruz-Diez e Le Parc. Altro tema è la tridimensionalità. Impressionante l’opera  Espansione. Pozzo.  di Paolo Scirpa.

La mostra si propone di esplorare le forme in movimento da tanti e diversi punti di vista, instaurando un dialogo tra ciò che ormai è storia e alcune interessanti nuove leve come Marco Cosentini, Gabriele Grossi, Marcello De Angelis e Mara Fabbro. Quest’ultima è probabilmente la più giovane artista esposta ed era presente alla vernice come anche un grande maestro, corteggiatissimo dagli altri galleristi ed esperti d’arte partecipanti all’evento, Franco Costalonga.

gr-gallery-new-york-t1Proprio la  Riflex  di Franco Costalonga è la prima opera che il pubblico si trova di fronte, perfetta per introdurlo nel mood della mostra. Si tratta di un’opera luminosa in movimento realizzata originariamente nel 1990, ma modificata poi, come ammette lo stesso artista, nel 2015. L’opera, infatti, è stata originariamente realizzata con delle luci autointermittenti che però saltavano; per questo nel 2015 l’artista le ha sostituite con dei led. L’arte e la ricerca artistica vanno avanti di pari passo col progresso tecnologico. La materia è fondamentale, soprattutto per un artista come Costalonga, che del suo modo di fare arte dice: “Io non parto da un progetto. Lavoro sul quadrato o sul cerchio, adoperando il materiale che ho. Do’ la forma alla materia che ho tra le mani”. Ciò che colpisce di questo artista è l’umiltà disarmante con cui colui che ha segnato il Novecento parla di sé e della sua carriera, studiando da autodidatta e poi da privatista alla Scuola d’Arte, iniziando a realizzare acqueforti e grafiche, ma sperimentando sempre nuove tecniche e sempre nuovi materiali, fino ad arrivare ad affacciarsi al mitico Centro Operativo Sincron presieduto da Bruno Munari, che Costalonga considera un maestro assoluto.

Costalonga ha poi esposto nei più importanti contesti internazionali, a più di una Biennale d’Arte a Venezia, al Grand Palais di Parigi, a Basilea e a Roma, ma è la prima volta che viene di persona a New York, anche se, in passato, lo aveva preceduto una sua opera:  Sfera  del 1969, che fa parte della collezione personale di Peggy Guggenheim. Quando gli si chiede cosa pensa del fatto che per tanti, troppi, anni l’arte cinetica sia stata un po’ snobbata dalla critica, lui risponde: “Probabilmente i critici entrano in crisi perché non c’è letteratura al riguardo. Non sanno bene quali concetti applicare perché qui ruota tutto attorno alla forma e alla materia”.

Deve essere stato certamente così, in passato. Speriamo che questo sia solo l’inizio di una nuova tendenza che restituisca all’arte cinetica l’attenzione che merita. Sicuramente è stata una scelta coraggiosa da parte della GR Gallery lanciarsi nel territorio americano con una mostra del genere. La loro prossima mossa sarà una personale di Alberto Biasi che inaugurerà il 24 marzo.

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Laura Gamberini

Laura Gamberini

Mi chiamo Laura e di mestiere scrivo, prevalentemente per la TV. Ho sempre viaggiato tanto, per lavoro e per passione. Negli ultimi anni ho chiamato casa più o meno 14 posti diversi in 7 città divise in 3 differenti paesi, distribuiti in due continenti. Ho vissuto a Ravenna, a Milano, a Bologna, a Londra, a Roma, a Padova e ho lavorato a Parigi. Ora sono a New York e quelle che vi racconto sono le mie avventure alla ricerca del succo della Grande Mela.

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