Da secoli il corpo umano è soggetto principale e fonte di ispirazione per la scultura e la pittura. Gli artisti, da sempre, si sono appassionati a cercarne la rappresentare più realistica, restituendone le muscolature, le tensioni e i movimenti, ma anche gli stati d’animo che il corpo esprime, le debolezze, le energie, le paure.
Matteo Pugliese, scultore di Milano, sa perfettamente come rappresentare tutto ciò, come appare chiaro nella sua personale inaugurata a Chelsea il 5 novembre e aperta al pubblico fino al 4 dicembre. Breath of Freedom è il titolo che accompagna le trenta opere esposte alla Bertrand Delacroix Gallery.
Lo scultore, che ha iniziato la sua carriera da artista quasi per caso, dopo aver ascoltato i consigli di alcuni suoi amici e aver aperto una prima mostra personale a Milano nel 2001, ha raggiunto un successo internazionale, con esposizioni in Bruxelles, Roma, Londra, Anversa, Lugano e con alcuni suoi lavori presenti alla Art Fair di Hong Kong, all’Art Miami, al Contemporary di Istambul, all’ArtFirst di Bologna, all’Arco di Madrid e al FIAC di Parigi.
Nato nel 1969, ha da sempre avuto una passione per l’arte: dall’amore per il disegno che, fin da quand’era bambino, ha avuto un ruolo importante nella vita dell’artista, agli studi classici a Cagliari fino all’Università di lettere moderne a Milano, terminata con una tesi di critica d’arte.
La mostra di New York è una raccolta dei suoi maggiori lavori, come l’impressionante serie Extra Moenia (locuzione latina che significa “fuori le mura della città”) e la serie i Guardiani. La prima è una raccolta di sculture di bronzo rappresentanti uomini muscolosi che fuoriescono dalle pareti, con estrema forza, energia e tensione. Lo sfondo bianco fa risaltare il movimento che l'artista ha voluto dare ai suoi personaggi e sebbene la muscolatura dei corpi rispecchi un po' la tecnica classica, c'è un tocco di contemporaneità nell'utilizzo di pezzi contorti e spezzati.
Anche nella seconda serie, i Guardiani, sono presenti i temi della forza, della potenza e della corporeità, ma in un modo del tutto differente dalla prima: per questa sua serie in bronzo e terracotta, l'artista si è ispirato ai guardiani di pietra venerati dai balinesi animisti e cambiando un po' le proporzioni tradizionali, ha presentato sculture con piedi molto grandi, corpi, volti e sguardi determinati e concentrati, e spesso con gli occhi semichiusi, pronti per la lotta.
È un po' un desiderio di liberarsi da quel vincolo che spesso si traduce in lotta: l'artista sembra darci un messaggio di incoraggiamento e spinta, mostrandoci la possibilità di fuoriuscire da un ostacolo o da un problema, come fanno i suoi uomini, che con insistenza e disperazione cercano di liberarsi dalle bianche e fredde mura della solitudine e della morte.