Marco Paoli è un grande viaggiatore, nel mondo e nell'animo umano, di cui coglie momenti, dettagli, sfumature, attimi, e li fissa nelle sue fotografie che di quell'attimo e di quel dettaglio fanno un momento prolungato all'infinito, profondo e assoluto.
L'Istituto Italiano di Cultura di New York ospita Landscape Photography as Spiritual Journey, mostra personale di Marco Paoli, uno dei più straordinari fotografi di viaggio italiani, che di questo genere fotografico ha fatto la sua espressione privilegiata e più intima. Là dove le fotografie dei luoghi che incontra vengono da lui interpretate non solo dagli occhi ma anche dall'anima e dalla memoria, la stessa interpretazione viene suggerita anche al visitatore, che non può non soffermarsi a immaginare e ricordare al tempo stesso, scavando dentro di sé a cercare quell'emozione precisa e quel ricordo, diversi eppure così simili a quelli impressi dal fotografo in quell'immagine.

Foto: Marco Paoli
Quella di Marco Paoli è una fotografia lenta, poco contrastata, in cui infinite tonalità di grigio e dettagli che sembrano ricami raccontano le lagune dello Sri Lanka, i mercati e gli altopiani etiopi, i sontuosi palazzi del Rajastan.
La mostra si compone di 19 fotografie: per il maggior numero fanno parte della raccolta Silenzio, fotografie sospese nel tempo e nella luce che sono il risultato della “ricerca di un luogo, di uno spazio, che è prima di tutto un spazio dentro noi stessi”, racconta il fotografo. Il paesaggio, richiamato anche nel titolo della mostra, è un paesaggio che esiste in quanto vi siamo immersi, esiste in relazione a noi e alla nostra esperienza, al vissuto in quel momento e ai ricordi. Questo è il senso della fotografia paesaggistica per Paoli. Quanto al viaggio, il suo è un viaggio spirituale, fuori e dentro se stesso, e al tempo stesso è un'esplorazione della fotografia.
“La mia speranza – ci racconta Paoli – è che ogni fotografia evochi l'esperienza del silenzio”. Obiettivo pienamente raggiunto, per chiunque si soffermi davanti a queste fotografie.

Marco Paoli. Immagine tratta dal video sull’artista di Maurizio Montagni pubblicato sul sito web marcopaoli.com
Accanto a quelle della raccolta Silenzio, Paoli ha scelto di presentare 4 fotografie che compongono invece il suo prossimo, importante lavoro, Ethiopia. “Sono stati 6 anni di lavoro, frutto di numerosi viaggi in Etiopia, l'ultimo a settembre. Ho viaggiato molto in Africa, ma quando sono stato in Etiopia la prima volta, nel 2005 (chiamato da una Onlus che lavorava a un progetto con i bambini di strada) ho capito che per me era il paese più bello e più profondo… Nei molti viaggi che ho fatto in Etiopia, l'ho percorsa a piedi, in bicicletta, il mio è un modo di viaggiare lento, così come la mia fotografia. Come Silenzio, anche questa raccolta verrà pubblicata da Giunti, e uscirà nei prossimi mesi. Ci sono molti libri fotografici sull'Etiopia, ma nessuno che la racconti nella sua totalità, si concentrano di solito su una parte del paese piuttosto che un'altra. Questo è il primo libro fotografico che racconta tutta l'Etiopia, attraverso i miei occhi”.

Foto: Marco Paoli

Foto: Marco Paoli
Tornando a Landscape Photography as Spiritual Journey, prima di arrivare a New York la mostra era stata presentata a Washington l'anno scorso. “Questa mostra era stata allestita all'Ambasciata d'Italia a Washington, nella sala dell'Auditorium, che è uno spazio molto grande. Devo dire che inizialmente ero un po' preoccupato perché sapevo che qui gli spazi sarebbero stati più piccolini, ma devo dire che sono contentissimo dell'allestimento all'Istituto Italiano di Cultura qui a New York, la nuova sala è molto bella è si presta molto alle mostre fotografiche, è ben illuminata. Tant'è che sono riuscito ad accostare alle foto della mostra che veniva da Washington anche altre due foto che mi sono portato direttamente dall'Italia”.
Oltre ai soggetti rappresentati, la tecnica fotografica e il tipo di stampa contribuiscono a dare quella sensazione di sospensione e silenzio, che però racchiudono e svelano la vita delle persone, degli alberi, del mare. E sembra esserci un'attenzione particolare proprio per gli elementi naturali. “Sono molto interessato agli elementi naturali, in particolare agli alberi, anzi, penso che saranno il soggetto del mio prossimo lavoro, dopo Ethiopia… quanto alla tecnica fotografica e al tipo di stampa, senza entrare troppo nei tecnicismi, diciamo che io lavoro molto con i filtri (sulle lenti) e uso quasi sempre il cavalletto. Quanto alla carta, queste fotografie sono stampate su carta fotografica Museum, che ha molta trama e un grande spessore, 3 o 4 millimetri, e stampo con il plotter, ad aghi quindi, e il risultato è una fotografia poco contrastata, con tantissime tonalità di grigio, e dà una sensazione quasi di ricamo”.
Marco Paoli conosce bene New York, e la racconta come una città che è “la fotogenia per eccellenza, è infatti una delle città più fotografate al mondo”. Ma cos'è che gli interessa di più, quale dei tanti volti di New York ama fotografare in particolare? “Sicuramente l'Hudson River. Ho fatto tantissime foto dell'Hudson negli anni. Oltre agli alberi, come si vede anche nelle mie foto esposte qui, sono molto attratto dall'acqua, mi piace fotografare l'acqua, viaggiare sull'acqua, tra l'altro sono un velista… l'Hudson è meraviglioso, è bello da fotografare, io poi sono amante dei grandangoli spinti! E sul fiume Hudson mi esprimo al meglio.”
Landscape Photography as Spiritual Journey è stata inaugurata il 22 gennaio e rimarrà aperta fino all'11 marzo. Andrà poi a San Francisco, ed è possibile che continui il suo viaggio in altre città degli Stati Uniti.