Finalmente anche New York scopre Mario Schifano, uno dei più grandi artisti italiani della seconda metà del Novecento e una delle personalità più interessanti dell’arte europea degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. La galleria Luxembourg & Dayan organizza una bella personale dedicata all’artista italiano, la prima a New York e negli Stati Uniti.
E non è un caso che l’interesse di una galleria sempre attenta a scoprire e riscoprire artisti (molti dei quali europei) che sono stati per anni “meravigliosi segreti tenuti ben nascosti” si sia concentrato proprio su Mario Schifano, uno dei più grandi artisti e sicuramente dei più internazionali che l’Italia abbia mai avuto dal Dopoguerra ad oggi.
Schifano era figlio del suo tempo, in un’Italia che alla fine degli anni Cinquanta aveva ricominciato a vivere, produrre, creare. E Schifano più di altri artisti del suo tempo cominciava a utilizzare oltre alla pittura altre forme e materiali – collage, video, fotografia – per riflettere e interpretare una società finalmente moderna, una società che stava cambiando e un paese che era già cambiato. Esuberante, prolifico, politico, guardando all’Europa e all’America e al tempo stesso mantenendo radici e caratteri distintivi forti, Mario Schifano non appartenne mai pienamente a nessun gruppo o movimento artistico, pur etichettato più volte come pop artist italiano, vicino ad artisti come Angeli, Festa, Giosetta Fioroni, ma anche Kounellis, parte del gruppo noto come La scuola di piazza del Popolo – come ha ben spiegato la curatrice Claire Gilman nella sua introduzione alla mostra – Schifano ha fatto propria l’estetica pop che artisti come Warhol e Lichtenstein stavano diffondendo negli Stati Uniti. Ma nella sua opera ci sono anche tracce di movimenti italiani come il Futurismo e il Modernismo da cui Schifano ha attinto ricreando poi qualcosa di proprio e personale, estremamente moderno, anche per il proprio tempo.
La mostra proposta alla Luxembourg & Dayan raccoglie solo alcuni anni della vasta e multiforme produzione artistica di Schifano, in particolare quella degli anni che vanno dal 1960 al 1967: un allestimento organizzato sui tre livelli della galleria, che propongono le diverse forme e le diverse espressioni dell’opera di Schifano in quegli anni: monocromia accanto a policromia pop, pittura, stencil e plastica, visioni televisive, soggetti metropolitani, ma anche la disco music, la pubblicità, l’etica e l’estetica della brandizzazione e della serializzazione di quegli anni (primi fra tutto i marchi Esso e Coca Cola).
La mostra è accompagnata dalle note di un raro vinile de Le stelle di Mario Schifano (le stelle sono un motivo ricorrente della sua arte di quegli anni), un gruppo beat formatosi intorno a lui che ben riflette lo spirito non solo della sua arte ma di quello che era Roma negli anni Sessanta, forse l’ultimo grande momento nel nostro paese in cui la riflessione e la creazione artistica erano al centro dell’Europa, in cui dentro e intorno c’era il mondo, e che oggi anche l’America – finalmente – sembra (ri)scoprire.
La mostra Mario Schifano: The ‘60s rimane aperta alla Luxembourg & Dayan di New York, 64 East 77th Street, fino al 10 gennaio 2015.