Alexander Calder é lo scultore, pittore, illustratore, incisore, disegnatore e soprattutto ingegnere, maestro nel gestire linee che creano ombre danzanti. La sua opera è in mostra alla Venus Over Manhattan di New York fino al 21 dicembre con l'esposizione Calder Shadows.
É Calder che ha realizzato Teodelapio una scultura alta 18 metri che si trova nella stazione ferroviaria di Spoleto divenuta a tutti gli effetti uno dei simboli della città umbra. Il monumento venne realizzato e donato in occasione del Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1962. Fu la prima installazione monumentale di Alexander Calder e l'opera viene considerata la prima scultura monumentale stabile del mondo. Nonostante nel 1952 partecipó alla Biennale di Venezia, vincendo il Primo Premio per la scultura, resta l'unica "opera monumentale" dell'artista presente in Italia.
Questa la premessa per raccontarvi la mostra in corso in questi giorni a New York. Entrando nel bel loft che ospita l'evento, si resta colpiti da quanto attuali risultino le opere del grande artista americano. Sono esposti pezzi creati, pensati, a partire dal 1929, ma che, novant'anni dopo, conservano ancora una grande forza espressiva.
Calder conseguì la laurea presso lo Stevens Institute of Technology di Hoboken, New Jersey ma ebbe da sempre una forte propenzione artistica, peculiaritá presente in tutta la sua famiglia da generazioni. Dopo aver lavorato come ingegnere presso la New York Edison Company, nel 1926 si trasferì a Parigi dove entrò in contatto con molti artisti come Joan Miró, Jean Arp e Marchel Duchamp il quale in seguito battezzò le sculture di Calder "mobiles" che in un gioco di parole francese che significa sia "mobile" che "motivo". Nel 1930, a seguito dell'incontro con Piet Mondrian si convertì all'astrattismo. Dopo la visita fatta a Mondrian nacquero le sue prime vere sculture cinetiche, azionate per mezzo di manovelle e pulegge.
Nell'affascinante mostra in corso alla Venus Over Manhattan sono esposte opere scelte che hanno come caratteristica un design unico capace di esplorare e produrre propri moti di reazione. Questo il lavoro di ricerca che caratterizza l'artista nella dozzina di rari "mobiles" e "stabiles", ovvero strutture autoportanti create tra il 1929 e il 1974. Queste opere tutte, vengono presentate al buio per giocare con suggestive proiezioni d'ombre. Ogni scultura è illuminata in modo che la sua ombra diventa oggetto della mostra. Il filo diventerà disegno lineare mentre oscillanti forme in metallo piatto diverranno identitá indipendenti in grado di impossessarsi dello spazio attraverso danze di moti perpetui lungo pareti, pavimento e soffitto. Durante la mostra viene presentato anche un gruppo di piccole opere dette "maquette", ovvero lamiera verniciata, eseguite tra il 1966 e il 1974. Calder utilizza le ombre proiettate da questi piccoli corpi per esplorare lo studio e il campo delle scale. Questo il percorso che lo ha portato a generare le sue opere monumentali prima tra tutte, come già detto, il nostro Teodelapio. La mostra é organizzata in collaborazione con la Fondazione Calder.