È stato grazie a un gioco di squadra tra istituzioni pubbliche e private che alcuni dei disegni più preziosi di Leonardo da Vinci sono arrivati per la prima volta a New York. In questi giorni, e fino al 2 febbraio, alla Morgan Library è esposto un gruppo di opere di Leonardo e di alcuni dei suoi scolari. Tra i disegni in mostra lo Studio per l’Angelo della Vergine delle Rocce, per secoli considerato il più raffinato ritratto femminile di Leonardo (la Monnalisa divenne famosa solo in seguito al furto dal Louvre di Parigi). Nelle sale della Morgan Library and Museum è esposto anche il Codice sul Volo degli Uccelli, un quaderno di appunti (scritti da destra verso sinistra, come Leonardo era solito fare, per motivi che restano misteriosi) in cui il maestro osserva e cerca di comprendere i meccanismi che regolano il volo. Studi che furono decisivi per i suoi successivi lavori.
La mostra si inserisce in una serie di iniziative che la città di Torino ha organizzato per promuovere negli USA il proprio patrimonio culturale ed è parte del programma di eventi del 2013: anno della cultura italiana negli USA. Un’esposizione unica che risulta dall’impegno congiunto di una istituzione prestigiosa come la Morgan Library, la città di Torino e la Biblioteca Reale. Ma a muovere i primi passi perché questo evento diventasse realtà è stata la Fondazione NY, per interessamento personale di Riccardo Viale, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura e tra i fondatori della Fondazione NY, presieduta dall’architetto Massimo Vignelli.
Scopo della fondazione, nata nel 2012, è aiutare i giovani talenti italiani di tutti gli ambiti del sapere e delle arti a trovare spazio e riconoscimento negli USA, portando, allo stesso tempo, la creatività e l’innovazione della cultura italiana in America, con l’obiettivo di migliorare la conoscenza e comprensione del patrimonio culturale made in Italy. La fondazione organizza inoltre scambi culturali e offre a giovani artisti americani opportunità di studio in prestigiose istituzioni italiane. Obiettivi questi che la Fondazione NY persegue attraverso borse di studio, premi, progetti di traduzione, mostre ed eventi culturali negli Stati Uniti e in Italia.
Lunedì 4 novembre, con l’occasione della mostra di disegni di Leonardo, la Fondazione NY ha organizzato il gala annuale di beneficenza proprio alla Morgan Library. Durante il gala sono state presentate le iniziative svolte nel 2013 tra cui il Gotham Prize, il Top Young Industrial Designer Prize, la mostra Slow Design, lo Young Italian Filmmakers Prize e l’ISNAFF Award For The Humanities. “L’attenzione ai giovani è ciò che contraddistingue la nostra fondazione e la rende diversa dalle altre – ha detto Massimo Vignelli – Se cose di questo tipo non avvengono su iniziativa privata, a livello pubblico non avvengono affatto oppure incappano in un approccio più compromesso e più lento”.
Nel corso della serata, a cui ha fatto un’apparizione anche il sindaco uscente Michael Bloomberg che ha ricordato il contributo italiano allo sviluppo di New York (non ultimo quello di Renzo Piano al progetto di ampliamento della Morgan Library), la Fondazione NY ha assegnato un riconoscimento che annualmente premia eccellenze italiane e americane del mondo dell’imprenditoria e della cultura. Quest’anno a ricevere il premio sono stati, per l’Italia, John Elkann, presidente di Fiat, e, per l’America, l’architetto Richard Meier che ha firmato insieme a Piano il progetto della Morgan Library. Premiati anche Claudio Del Vecchio, CEO di Brooks Brothers Group e figlio del fondatore di Luxottica, e Alberto Cribiore, vice chairman di ICG Citigroup.
John Elkann ha voluto celebrare il premio e gli obiettivi realizzati dalla fondazione, invitando al suo tavolo non i soliti amici, come si fa generalmente in queste occasioni, ma 12 giovani talenti italiani che negli USA si sono distinti nel loro campo. Al tavolo erano rappresentati tanti saperi. C’erano: Cecilia Alemanni, curatrice d’arte per la Highline; Giorgia Lupi, information designer che di recente con la sua società ha aperto una sede a New York; Francesco Guerrera, capo redattore sezione Money e Investing del Wall Street Journal; Matteo Bergamini, executive chef del ristorante SD26; Luca Colnaghi, Phd in neuroscienze alla Columbia University; Christian Menegatti, capo della ricerca alla Roubini Global Economics; Viviana Bucarelli, storica e critica d’arte, docente all’Hunter College; Sebastiano Tomada, fotografo di guerra, embedded con i ribelli in Siria e vincitore del World Press Photo 2013; Michele Petracca, PHD alla Columbia in Computer sciences, esperto in progettazione sistemi elettronici per interazione uomo-macchina; Marco Pelle, ballerino e coreografo al New York Theatre Ballet; Annalisa Merelli, esperta di social media e di big data; Alessandra Mirra, ricercatrice di Italian Studies alla PEN University.
“Questi ragazzi – ha detto Elkann – hanno sviluppato il loro talento, ognuno nel loro campo, creando un legame tra Italia e USA. E sono la dimostrazione del fatto che se si hanno radici forti, come loro ne hanno nella cultura italiana, se si è orgogliosi delle proprie origini, non per questo ci si deve autolimitare o precludersi la possibilità di sviluppare le proprie capacità in giro per il mondo”.
Fiat, che con il suo accordo con Chrysler rappresenta l’incarnazione di quel proficuo ponte USA-Italia che può dare un impulso allo sviluppo economico e culturale di entrambi i paesi, ha fatto della sua presenza in territorio americano una missione per rompere alcuni miti culturali sull’Italia. È questo il senso, ha spiegato John Elkann, della originale campagna pubblicitaria con cui l’azienda sta promuovendo i suoi prodotti in America: “Gli stereotipi con cui americani e italiani guardano gli uni agli altri hanno anche qualcosa di vero. L’importante è non preoccuparsene, non assumerli come propri e magari giocarci sopra, in modo da rompere qualche mito”. E per quanto riguarda il coinvolgimento di un’azienda tutta italiana come la Fiat in mercati esteri, il discorso è simile: quello con l’America è uno scambio di cui entrambi i paesi possono beneficiare. “Non siamo preoccupati di perdere la nostra italianità. Anzi – ha concluso Elkann – La nostra attività in Italia ha tratto beneficio dalle nostre attività nel mondo. Il mercato italiano copre solo il 10 per cento delle vendite Fiat, ma se abbiamo potuto mantenere le attività produttive sul territorio italiano è perché ci siamo spostati anche fuori”.
Fiat e il suo giovane presidente sono insomma in linea con gli obiettivi della Fondazione NY che è impegnata a rafforzare i rapporti e la comprensione reciproca tra i due paesi. “L’obiettivo – ha spiegato Riccardo Viale – è soprattuto quello di invertire una tendenza mondiale di annichilimento della scienze umane che sono quelle che hanno poi più bisogno di supporto in Italia e non solo. Perché democracy needs humanity”.