A Roma si trova un’associazione culturale la quale si presenta con un nome parecchio suggestivo e perciò significativo: “Forche Caudine”. E’ un circolo molisano. E’ un’assemblea di signore e signori un po’ vecchia maniera, la qual cosa ci rallegra, ci allieta; anzi, ci entusiasma, tanta è la nostra insofferenza di fronte a una nazione senza guida, in un Paese in cui oramai è lecito compiere scempio sociale, scempio morale, scempio paesaggistico (esemplare, necessario il ‘pezzo’ di Valerio Bosco sulla mutazione delle periferie). Nessun’ altra nazione di nostra conoscenza ha oltraggiato, deturpato, sfigurato se stessa come l’Italia ha offeso e “violentato” se stessa. In nome di che cosa? Ma si capisce, “in nome” del progresso, in nome dei “diritti” dell’iniziativa privata, la quale crea lavoro, amplia l’occupazione; contribuisce in modo “decisivo” all’innalzamento del tenore di vita dei cittadini. Ma qui è successo il contrario…
In nessun’altro Paese (sempre di nostra conoscenza) è stato concesso lo spazio pressoché illimitato che amministrazioni comunali e altri organi pubblici hanno voluto regalare al settore terziario. Il settore terziario, a nostro modo di vedere, è il primo responsabile dello squallore, del pessimo gusto che da una ventina d’anni a questa parte stringono città e cittadine italiane in una morsa che s’accentua sempre di più, priva com’è di ostacoli.
Ma le “Forche Caudine” non legittimano affatto il vergognoso andazzo che involgarisce quasi tutto il Paese. Le “Forche Caudine” non sono “alla moda”. Ben si guardano dal seguire la “opinione corrente”. Non corteggiano uomini politici “di successo”, potenti, quindi. Influenti! Quelli che con un sol colpo di telefono possono spianarti la strada, a patto, però, che tu ricambi… Te devi ricambiare!
Quest’associazione trova la sua ragion d’essere nella valorizzazione dei beni artistici e paesaggistici del Molise, che sono innumerevoli, e che per la loro bellezza, la loro grazia, quasi ti commuovono. Per averne un’idea basta visitare Larino, Trivento, Agnone, Pietrabbondante, Casacalenda, Roccamandolfi. A Roccamandolfi, come in tantissimi altri borghi molisani, già un arco del Cinque o Seicento dirimpetto a un fabbricato della stessa epoca o di epoca più recente; stretto, non molto alto, in bella pietra dura e ingentilito da un balconcino in ferro e stracolmo di fiori, sono, sissignori, un’opera d’arte.
Le “Forche Caudine” sono ora impegnate nell’elaborazione d’un nuovo progetto di sensibilizzazione, in un nuovo tentativo teso ad attirare in Molise visitatori di provenienze diverse. Ma confermano il loro credo nella conservazione – detto da loro stesse – dell’”oasi-Molise”. E’ ancora una ”oasi”, sì, il Molise; un’oasi il Sannio molisano. Andarvi per credere. Si fa un grande favore al nostro proprio spirito. S’impara. Si ottiene un prezioso arricchimento interiore.