Per i nostri antenati, la canicola era una stagione infausta. Un almanacco di secoli fa riferisce che il sole piccante fa “bollire il mare, inacidire il vino, impazzire i cani ed illanguidire tutte le altre creature; e provoca nell’uomo, tra altri morbi, febbri bollenti, delirî e frenesie”.
Mi sa che l’autore dell’almanacco era newyorchese o per lo meno uno che era sopravvissuto a una nostra estate afosa e rovente. Meglio quindi stare dentro alla santa aria condizionata, dove c’è un rischio ridotto di melanoma e anche una gamma favolosa di mostre, film e libri che permettono di adorare la luce in perfetto confort.
Un museo illuminato
Chi se la sente di sfidare zanzare e piattole più nefaste (ossia i nostri concittadini surriscaldati e brilli) può accamparsi sulla Undicesima o Dodicesima Strada la sera del 4 luglio per vedere i fuochi d’artificio. (Andate sul sito di Macy’s per ottenere informazioni complete.)
Chi invece preferisce un’esperienza più meditativa e allo stesso tempo strabiliante può recarsi al Guggenheim Museum per vedere un’installazione monumentale dell’artista di luce e spazio James Turrell. Nato a Los Angeles nel 1943 in una famiglia quacchera, Turrell nella sua arte adopera la luce non come mezzo ma come fine. Da piccolo frequentava le riunioni degli Amici con la nonna, che lo esortava “Va’ dentro di te per salutare la Luce”. Al vernissage della mostra, ha spiegato, “Con gli occhi chiusi, nei sogni, abbiamo una visione completa, più acuta e limpida. Col mio lavoro vorrei rammentare alla gente che possediamo pure quest’altra capacità di percezione”. Presso il sito Art21 troverete clip e immagini relative all’arte di Turrell.
Aten Reign è la nuova installazione creata da Turrell per la rotonda dell’edificio di Frank Lloyd Wright, fatta di luce diurna ed elettronica. (Aten è il nome di una divinità solare egiziana.) Di una forza ipnotica e sconcertante, va sperimentata e non descritta. Come più o meno tutta l’opera dell’artista, gioca sui rapporti labili tra dentro e fuori, davanti e dietro, fisicità e vuoto e scandaglia la materialità della luce. Ti senti vulnerabile nella presenza di una distesa di aria all’improvviso vischiosa e intrisa di colore, anche quando si scolorisce. Infatti, secondo l’artista, il crepuscolo è il momento ideale per visionare Aten Reign, in quanto la pupilla si dilata e l’occhio sembra acquistare un senso di tatto.
Iltar (1976), Ronin (1968) e altre installazioni nell’ala attigua del Guggenheim fanno crollare ogni nostra arroganza, mettendoci di fronte a realtà che permettono delle interpretazioni radicalmente contraddittorie. Un cubo o un angolo concavo di sala? Un’apertura o una proiezione di luce tenue? Dopo pochi istanti con le opere di James Turrell si allontanano le cianfrusaglie e puttanate dietro l’angolo sulla Madison e ci si trova immersi nelle sostanze del cosmo.
James Turrell è in programma al Guggenheim sino al 25 settembre. Il museo è aperto dal venerdì al mercoledì. Biglietti ed ulteriori informazioni: www.guggenheim.org o 212.423.3500.
Una Garbo incandescente
La parola “fotografia”, si sa, significa “scrittura con luce”, mentre il cinema (dal greco kinemata, “movimenti”) è la proiezione di scritture con luce. Fiat lux: fatalmente, forse, i fratelli Lumière furono tra i primi cineasti ed imprenditori cinematografici. (Per rigor di cronaca, divennero più tardi anche collaborazionisti di Vichy, da archiviare quindi sotto la voce “mai intenerirsi troppo”.)
La persona squisita e il viso incandescente di Greta Garbo illuminarono il cinema, quell’arte di ombre e luci, come pochi altri. E al Film Forum lunedì 1° luglio potrete bagnarvi nell’oceano di fulgore che è la Garbo nel film Camille (nella foto in alto una scena del film con Greta Garbo e Robert Taylor) di George Cukor (1936), tratto dal romanzo e dal dramma La Dame aux camélias d’Alexandre Dumas figlio. La proiezione prevede l’uso di una pellicola d’archivio da 35 millimetri e sarà introdotta da Julie Kavanagh, che ha appena pubblicato per la Knopf una splendida biografia di Marie Duplessis, la demimondaine per cui s’infiammò Dumas e che ispirò i suoi scritti, nonché (tramite essi) La traviata di Giuseppe Verdi e svariati altri film, balletti e spettacoli.
Con verve ed eleganza, Kavanagh in The Girl Who Loved Camellias racconta il fulmine che fu la vita della Duplessis, morta tisica a 23 anni nel 1847. Nata povera in provincia, presto venduta (e picchiata, e molto probabilmente anche violentata) dal padre, un ubriaco fannullone, la Duplessis da adolescente si rese conto che la sua beltà le permetteva di ambire a una sorte migliore. A Parigi si faceva proteggere, ben inteso, e anche istruire. Lettrice famelica, frequentatrice di artisti e letterati, la paesana quasi analfabeta ci mise poco a diventare celebre per il suo spirito e la sua raffinatezza. E se da una parte aveva l’amant de cœur (cioè quello che non pagava) e vagheggiava un titolo nobiliare, dall’altra amava senza scuse la vita, e il lusso, e il sesso e soprattutto l’indipendenza che si guadagnò con tutto l’acume dei grandi industriali dell’epoca.
Secondo Kavanagh, la Garbo nella Camille rimane l’interprete ideale della Duplessis proprio per la sua “intelligenza ironica” e perché, malattia a parte, non è una vittima ma invece una donna padrona dei suoi appetiti e del suo destino. Insieme a Camille e al libro della Kavanagh, ai lettori anglofoni consigliamo una novità della Penguin: l’ottima traduzione in inglese fatta da Liesl Schillinger del romanzo di Dumas.
Camille, presentata dalla scrittrice Julie Kavanagh, è in programma al Film Forum, 209 West Houston Street, Manhattan, lunedì 1° luglio alle 19,00: www.filmforum.org o 212.727.8110.
La luce dell’arte
Particolare de La ragazza dall’orecchino di perla di Johannes Vermeer. ©Mauritshuis, l’Aia
Nessun pittore ha reso i giochi di luce sulla pelle, sugli occhi e sulle stoffe con maggiore maestria di Johannes Vermeer. La sua Ragazza dall’orecchino di perla è in arrivo a New York insieme ad altri capolavori del museo Mauritshuis dell’Aia. Vermeer, Rembrandt, and Hals: Masterpieces of Dutch Painting from the Mauritshuis sarà in cartellone alla Frick Collection dal 22 ottobre sino al 19 gennaio 2014.
E perché ve lo segnaliamo ora? Perché i biglietti si potranno prenotare a partire da lunedì prossimo e andranno sicuramente a ruba. Destatevi allora dal languore canicolare e prendete appuntamento con una bellezza luminosa e senza età.
I biglietti ad orario per Vermeer, Rembrandt, and Hals saranno in vendita a partire dal 1° luglio alla Frick o presso Telecharge al 212.239.6200. Per ulteriori informazioni: www.frick.org o 212.288.0700.