Vercelli ospita il Guggenheim con una splendida mostra che analizza tre giganti dell’avanguardia e tra i capisaldi delle innovazioni più rivoluzionarie del XX secolo, Mirò, Mondrian e Calder. Se Mirò rappresenta in mostra la parte surreale e giocosa dell’arte, Mondrian porta alla ribalta l’astrattismo e Calder, soprattutto con i suoi famosi “mobiles”, riassume surrealismo e astrattismo nel movimento.
Salomon e Peggy Guggenheim furono intimamente legati a tutti e tre e collezionarono le opere fondamentali del percorso artistico di ciascuno. È per questo che la mostra li lega idealmente a questi artisti in un percorso davvero eccezionale per l’altissima qualità delle opere esposte e per il “fil rouge” storico che le accomuna.
La mostra si apre con Piet Mondrian, padre dell’astrazione e del Neoplasticismo, con opere che coprono un arco temporale che va dal 1902 al 1938, passando dagli esordi vicini al naturalismo della pittura olandese alle suggestioni simboliste ed espressioniste. Viene poi affrontata la semplificazione cromatica e formale che segna il suo passaggio all’astrazione pura durante il periodo parigino fino alla matura visione di esso attraverso le famose composizioni geometriche campite dai colori primari. Nel 1938 conosce Peggy Guggenheim e si instaurerà un rapporto destinato a segnare la storia dell’arte; in America infatti, Mondrian -grazie alla diffusione della sua poetica ad opera della mecenate – diventerà un punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti.
La mostra prosegue con Joan Mirò, i cui massimi capolavori sono conservati proprio nelle collezioni Guggenheim a partire dal dipinto “Prades, il villaggio”, inizio della visione surrealista che caratterizzerà tutta la sua produzione. Anche in questo caso il sodalizio con la mecenate americana sarà fondamentale, come lo fu con Mondrian, per l’arte d’oltreaceano che ne verrà influenzata.
L’opera di Calder chiude il cerchio ponendosi come la summa dei capisaldi di Mondrian e Mirò, radunando nella sua opera il surrealismo giocoso e l’astrattismo puro di entrambi e rielaborandolo attraverso il movimento. I suoi famosi “mobiles”, “stabiles” o le “costellazioni” degli anni Quaranta sono il massimo esempio di come Calder avesse fatto suoi i linguaggi di entrambi gli artisti che aveva avuto modo di conoscere e da cui rimase letteralmente folgorato.
Anche lui ebbe un intenso rapporto soprattutto con Peggy Guggenheim, un sodalizio che lo portò a creare in esclusiva per lei molte opere; come ella stessa disse “non solo sono l’unica donna al mondo a dormire in un letto di Calder, ma anche l’unica donna a indossare i suoi enormi orecchini mobiles”.
Tutti e tre destinati a far parte dell’Olimpo dei grandi artisti, sono eccezionalmente radunati in questa mostra che è una rara occasione per vederli magicamente accostati in un percorso di scoperta ed analisi che il curatore, Luca Massimo Barbero, ha saputo magistralmente mettere in opera.
[I GIGANTI DELL’AVANGUARDIA. Mirò, Mondrian, Calder e le Collezioni Guggenheim, Vercelli, ARCA chiesa San Marco Info: http://www.guggenheimvercelli.it]