In foto "Buste de Faune" di Pablo Picasso
Non c’è forse mai stato artista più poliedrico e curioso, più camaleontico e affascinante, rivoluzionario e sovvertitore, di Picasso. Nome dalla fama incontrastata della storia dell’arte, insieme a pochi altri come Caravaggio e Michelangelo condivide la vetta dell’Olimpo ed è stato il motore di una rivoluzione fondamentale per tutto il mondo artistico e per il Novecento.
La mostra che Palazzo Blu gli dedica, prosegue nel filone degli artisti (prima di lui le rassegne sono state dedicate a Chagall e Mirò) del XX secolo legati, per aspetti diversi, al Mediterraneo, alla sua cultura e alle sue radici. 270 opere tra dipinti, ceramiche, disegni e carte oltre a litografie, libri e tapisserie illustrano la furia creativa dell’artista catalano attraverso tre sezioni: dalla natura all’arte analizza il “nutrimento” che Picasso ha tratto dalla realtà, gli inizi del periodo blu, la scoperta e l’influenza determinante dell’art nègre da cui scaturirà uno dei più importanti e fondamentali dipinti del XX secolo, le Damoiselles d’Avignon, di cui in mostra è esposto un raro e bellissimo disegno preparatorio. Molto importante è l’analisi della famosa serie dei Toros, poiché raffigura palesemente tutto il percorso e il processo creativo che non si riesce a desumere dai dipinti in cui è la pittura stessa a cancellare o nascondere ripensamenti e correzioni. In questa serie si assiste alla semplificazione e stilizzazione dell’immagine a tal punto che, nelle ultime tavole, siamo quasi di fronte a forme animali che ricordano i graffiti di Altamura.
Lo stesso percorso si ha nella serie di ritratti dedicati alla sua seconda moglie, grande amore, in cui i contorni della figura sono inizialmente ben definiti per poi disfarsi creando un immagine deformata. A partire dagli anni Trenta, importante è il profondo impegno civile, dalle denuncie alla guerra di Spagna all’ingresso nel partito comunista; la rivoluzione, il bombardamento di Guernica e la seconda guerra mondiale, saranno un trauma determinante per l’uomo e l’artista Picasso. Intorno a Guernica è la sezione che analizzerà il tema della morte e del dolore di chi ad essa sopravvive, degli orrori della guerra; la vivacità dei colori lascerà il passo al bianco e il nero, al lutto. A questo momento appartengono meravigliose creazioni come le tavole –esposte integralmente – della Suite Vollard a cui Picasso si dedicherà per otto anni e che sono incentrate sulla Minotauromachia; il mostro, metà uomo metà animale, sarà la figura tramite cui l’artista esternerà le sue riflessioni sulla tragedia della guerra, mentre nelle tavole dello Chant des morts, che accompagnano le poesie dell’amico e poeta Reverdy, la calligrafia rosso sangue sarà il tratto distintivo delle raffigurazioni.
Picasso, pur essendo profondamente legato alla Spagna, vivrà la maggior parte della sua vita in Francia, prima a Parigi e poi, nell’ultimo periodo della sua vita, in Costa Azzurra; il legame con alcuni tratti distintivi della cultura mediterranea come i miti legati a Minotauro o alle metamorfosi sarà sempre forte e una caratteristica della sua produzione figurativa. Proprio a queste immagini è dedicata l’ultima sezione della mostra che affronterà, con bellissime opere come il Buste de faune proveniente da Antibes, gli archetipi della produzione picassiana.